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notizia del 06/10/2012 messa in rete alle 17:34:51
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Il realismo di Giovanni Iudice alla mostra contemporanea Homo Faber di Milano
La sua opera rappresenta una realtà che va oltre se stessa, tanto che Vittorio Sgarbi ha coniato per lui il termine di meta-realtà. Si tratta dell’apprezzato artista gelese Giovanni Iudice che, dopo l’esperienza della partecipazione alla 54° Biennale di Venezia con Umanità, l’opera più rappresentativa del ciclo clandestini, sarà protagonista della mostra collettiva Homo Faber. Il ritorno del fare nell’arte contemporanea, promossa dal comune di Milano. La rassegna, che si svolgerà dall’8 novembre al 6 gennaio nelle sale della Rocchetta del Castello Sforzesco, coinvolge oltre trenta artisti contemporanei, noti a livello nazionale e internazionale, con opere appartenenti a linguaggi diversi che si contraddistinguono per l’estremo uso della manualità in tecniche e materiali. Una vetrina selettiva importante che, come ha commentato lo stesso Iudice, è paragonabile alla Biennale per la selezione e la qualità dei lavori nell’ambito della figurazione e che vede tra gli altri artisti del calibro di Herman Bass, Alfredo Rapetti Mogol, Beatriz Miller, Bertozzi e Casoni.
«Per l’occasione – ha dichiarato l’artista – ho realizzato un’opera che rappresenta la realtà dell’irreale o meglio del surreale. Essa verrà presentata il giorno dell’inaugurazione e spero che possa essere apprezzata, perché ad essa sono particolarmente legato».
Quella di Iudice è una pittura raffinata, ma dura, a cui l’artista non aggiunge nulla per renderla più dolce e più interessante agli occhi di chi osserva e in cui è evidente il desiderio di mostrare le cose non come vorremmo che fossero, ma come effettivamente sono. Le sue opere, come lui stesso afferma, sono finestre e squarci aperte sul reale. Il suo percorso artistico è principalmente da autodidatta, osservando l’arte classica e gli artisti della realtà come Guccione, Lopez Garcia e Pirandello. Il risultato è un’opera intrisa di sicilianità in cui l’ uso della matita e del pennello ci raccontano un fermo-immagine pittorico, piccole e grandi storie di varia umanità reale. Le sue prime opere rappresentano nudi di donna in interni rarefatti, in condizioni di noia o rassegnazione. Le opere più recenti interpretano una quotidianità diversa, un’altra Sicilia dove gli interni delle case offrono protezione e dove la solitudine è rifugio. Una Sicilia vera, dalle stradine selciate e le auto parcheggiate sul marciapiede, dalle case modeste con le pareti interne chiazzate d'umidità, illuminate da squallide lampadine che pendono dal filo e le stoviglie sporche in attesa di essere lavate.
«Mi definisco un’artista mediterraneo e non solo gelese – ha asserito Giovanni Iudice – nelle mie opere vi è la riscoperta della periferia, luoghi insignificanti, mortificati da architetture di cemento, o strade desolate di aree urbane degradate, ed è questo che suscita interesse».
La sua è un’arte che non elogia, che non ammette compromessi: è vera e reale. Come la cellulite ed i rotoli di grasso visibili nelle spiagge affollate di gente che si porta da casa sedioline ed ombrelloni.
Ultimamente il suo sguardo si è posato sui profughi, immigrati, clandestini, dai volti increduli, inespressivi perché hanno consumato tutto sotto la pioggia o sotto il sole.
«Credo che la figura del clandestino – ha confermato Iudice – sia una delle icone più rappresentative del contemporaneo. I clandestini sperano, immaginano la terra promessa con la morte nel cuore per la patria che hanno lasciato. Ma davanti ai loro occhi c’è solo il vuoto. I loro sguardi sono impauriti come animali braccati, rassegnati al ruolo di pericolosi intrusi, rari quelli speranzosi in un domani che restituisca loro la dignità di uomo. Anche i bagnanti dei miei dipinti precedenti sono smarriti in mondo sconosciuto o addirittura ostile».
Iudice rende i soggetti vivi, concreti, animati nonostante la loro intrinseca staticità, in qualunque contesto essi si trovino.
La sua carriera ha avuto un’impennata negli ultimi anni e il culmine è stato raggiunto nel 2011 con la partecipazione alla Biennale di Venezia entrando dalla porta principale, nel Padiglione Italia; senza compromessi ma solo per la grande qualità della sua arte. La sua presenza a Venezia è stata voluta da Vittorio Sgarbi che ne è diventato il suo mentore.
«La Biennale è un’ottima occasione per farsi conoscere – ha commentato l’artista – ma poi è il talento e l’arte di qualità che vengono premiati».
Giovanni Iudice è la rappresentazione a livello internazionale che la nostra Sicilia è terra di cultura e fucina inesauribili di talenti.
Autore : Filippa Antinoro
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