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notizia del 29/04/2012 messa in rete alle 17:28:31
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Il capitale umano nell’economia globalizzata
Il processo di globalizzazione, incontrollabile da parte dei singoli governi, ha causato dei fenomeni sociali ed economici di tale entità, da mettere in crisi conquiste e traguardi che fino a pochi anni fa venivano considerati immodificabili. Le possibili soluzioni a tali stravolgimenti, che hanno investito in questi giorni anche la nostra città, sono state al centro del dibattito che ha animato la serata di venerdì 20 aprile al Tropico Med, organizzata dall’associazione daterreinmezzoalmare e inserita all’interno del ciclo di appuntamenti della rassegna Cunta 2012. Il manager internazionale maltese Tonio Portughese, ospite d’eccezione, ha dichiarato che «si è dovuto constatare che la politica monetaria, applicata a quella che sembrava solo una crisi finanziaria non è bastata da sola ad evitare la recessione dell’economia reale». Il relatore ha spiegato che «pensare che il mercato globale che si stava allargando a dismisura avesse in sè gli anticorpi necessari alla sua regolazione e buona salute, senza necessità di istituzioni sovranazionali atte ad un costante controllo, ha procurato perdite ingenti e costi sociali enormi, caratterizzati soprattutto da milioni di nuovi disoccupati incolpevoli».
La globalizzazione ha pressoché cancellato la possibilità delle politiche nazionali di governare gli eccessi dei mercati. Nessuno stato ha saputo, o voluto, difendere il lavoro dalla concorrenza sleale di quelle imprese che sistematicamente hanno massimizzato i profitti sfruttando le divergenze tra le legislazioni, le iniquità economiche e sociali, e la possibilità di trasferire facilmente le proprie attività da un paese all'altro.
«Un’Europa a forte contenuto burocratico – ha affermato Portughese – e a scarsissimo contenuto politico non è assolutamente in grado di far fronte ai problemi posti dalla crisi economica globalizzata. L'imprenditorialità e la capacità del singolo non deve essere penalizzata dalla burocrazia».
In attesa di leggi da parte della governance mondiale, Portughese, riprendendo le teorie dei tre esperti delle strategie industriali Truker, Masaki e Pistorio , afferma che «il trauma del fallimento potrà essere evitato solo mettendo al centro delle processo produttivo le risorse umane e lo sviluppo delle competenze del capitale umano, inoltre l’Europa dovrà riprendersi la leadership nella innovazione e nella ricerca se vorrà sconfiggere l’economia dei paesi emergenti, caratterizzata da un basso costo del lavoro».
Tale affermazione è stata pienamente condivisa dal manager gelese, ing. Francesco Liardo, che ha dichiarato come «l’individuo debba essere considerato al centro del processo economico, più del fattore capitale e del fattore natura, se l’impresa non vuole avvolgersi in un processo di declino. Le persone, le loro competenze e i loro talenti sono una fonte di vantaggio competitivo per le imprese, in grado di fare la differenza anche e soprattutto nei momenti difficili».
Il manager maltese ha evidenziato l’importanza delle applicazione delle teorie economiche keynesiane in quanto «nei momenti di crisi lo stato deve intervenire, oltre che con finanziamenti alle imprese, anche con investimenti pubblici, per stimolare la crescita della domanda, ma la golden rule messa in atto in Europa per pareggiare il bilancio ha limitato interventi verso tale direzione. È fondamentale destinare fondi alla costruzione diretta delle infrastrutture necessarie ad accrescere la produttività nazionale e alla fornitura dei beni pubblici che migliorano le condizioni di vita della popolazione. Inoltre vanno sostenuti i redditi bassi sia per rilanciare i consumi, sia per realizzare una maggiore equità distributiva».
La Cina di fronte alla diminuzione delle esportazione nei paesi avanzati, ha reagito aumentando molto la spesa pubblica negli investimenti e nei servizi sociali. In tal modo ha riconvertito il proprio processo di sviluppo, che è ora diventato auto-sostenuto.
Il presidente dell’Ordine dei Commercialisti di Gela, dott. Giuseppe Nicoletti, riferendosi alla grave situazione economica che la nostra città sta vivendo in questi ultime settimane ha sottolineato come «Malta sia una realtà geograficamente vicina, ma di fatto lontana per il suo sviluppo economico esponenziale. Il piccolo stato è un cuore produttivo che attrae industria, turismo e finanza, grazie non solo ai vantaggi fiscali, ma anche ad un sistema politico stabile e soprattutto alle risorse umane produttive».
Tante società rivolgono la loro attenzione verso questa piccola isola come primaria destinazione per il loro investimento all’estero, fino a quando la politica di omogeneizzazione fiscale voluta dalla Merkel non verrà attuata.
Portughese ha quindi fatto un riferimento alla situazione gelese, a proposito dei provvedimenti di fermata di due linee produttive della Raffineria dell’Eni.«La diversificazione delle attività economiche e delle competenze – ha commentato l’ospite maltese – avrebbe evitato la grave crisi economica e sociale che rischia di investire anche la città di Gela. Economia flessibile, industria altamente tecnologica, e sviluppo di competenze diventano strategie fondamentali in questa terza guerra mondiale non più militare, ma economica.
In Italia il problema del debito pubblico ha causato tagli delle spese dedicate alla ricerca, alle attività culturali, all’istruzione, alle spese previdenziali e alla fornitura di “beni pubblici”; ha provocato la stagnazione delle spese dedicate all’ampliamento e all’ammodernamento delle infrastrutture e nel prossimo futuro potrebbe intaccare la stabilità del rapporto di lavoro. Soldi che potrebbero essere recuperati riconducendo, da un lato, l’evasione e l’elusione fiscale a livelli europei e riducendo, dall’altro, le spese della politica e dei trasferimenti alle imprese. Spesso si utilizza la paura del debito pubblico per non cambiare nulla. Va colta invece la necessità, di modificare la struttura del bilancio pubblico, indirizzandolo al sostegno dello sviluppo economico e della piena occupazione e non più soltanto alla conservazione dello status quo nella distribuzione del reddito.
Nelle foto di Rosy Antinoro
in alto, Tonio Portughese
Autore : Filippa Antinoro
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