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notizia del 26/10/2003 messa in rete alle 17:22:27
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Gran consulto sulla legalità
Un Palazzo Ducale gremito all’inverosimile. Oltre alle autorità che erano state invitate ad animare il dibattito su un tema, quello della legalità, del racket, degli appalti, di cui si è parlato sempre in sordina, c’erano anche personalità del mondo economico, del-la finanza, semplici cittadini, commercianti, artigiani, piccoli industriali. Il sindaco Crocetta ha intrapreso una strada che – è lui ad affermarlo – punta a togliere alla nostra città il marchio di città mafiosa. Certamente una grande giornata quella di sabato dove Crocetta ha ribadito come si combatte il racket, come è fatta la sua battaglia per la legalità annunciando che su questa linea andrà fino in fondo.
Una linea per nulla accettabile dal parlamentare di Forza Italia on. Giacomo Ventura che nel prendere la parola è apparso molto critico e persino polemico, ma ne ha riconosciuto il coraggio. Il parlamentare forzista non ha condiviso quella che ha definito demonizzazione di intere categorie gettandole in pasto alla stampa. Così a suo dire, si fa più danno facendo apparire la città in mano del malaffare.
"Quando ci saranno battaglie – ha aggiunto Ventura – non improntate a manicheismo, ci saremo anche noi, ma devo dire che Crocetta ha intrapreso una strada che non è proprio quella del politico e del sindaco. Ora che ha intrapreso questa strada non può non mantenersi rispettoso di questa scelta, non può sbagliare, non può fare scelte di parte. Noi non possiamo che rispettare le sue scelte e augurargli come a tutti gli operatori la vittoria verso la mala pianta che certo tutti lottiamo".
L’on. Filippo Misuraca a più riprese ha provocato Crocetta invitandolo a recarsi in audizione all’Antimafia a fare nomi e cognomi di coloro che a suo dire sono in odore di mafia e sono sulla bocca di tutti.
"Indubbiamente noi torneremo qua – ha dichiarato l’on. Misuraca – il sindaco Crocetta spiegherà meglio alla Commissione antimafia le cose che ha da dirci. Lui stesso ha chiesto di essere sentito e lo ha affermato in tante occasioni. Ha creato molte aspettative nei cittadini. Anche la parte sana della città ha bisogno di capire ciò che lui vuol dire. O lo dica a tutti o se non se la sente lo venga a dire in Commissione antimafia, o lo dica ai giudici. Scelga lui".
Se Gela è una città che vuole riscattarsi e riappropriarsi della sua identità perduta, è anche vero che dall’omicidio Giordano non c’è stato verso di debellare il fenomeno racket delle estorsioni. Una piaga dura a morire anche perché non esiste alcun contrasto nonostante il lavoro meritorio delle forse di polizia.
Le associazioni antiracket, due o tre da quell’omicidio, sono morte sul nascere. Profonda la delusione di Tano Grasso al punto che era tentato di non accettare l’invito di Crocetta a partecipare ai lavori della tavola rotonda magistralmente coordinata dal Presidente del Tribunale di Gela Raimondo Genco.
"Un omicidio ha un effetto intimidatorio che non si esaurisce in un mese – ci ha dichiarato il presidente dell’associazione nazionale antiracket – quell’esperienza terribile di undici anni fa ha segnato molto gli operatori economici. E’ passato tanto tempo e penso che si possa riprovare, sapendo che purtroppo a volte non c’è solo la paura che ostacola l’opposizione degli imprenditori, ma c’è un livello di convenienza soprattutto quando parliamo del mondo dell’edilizia e di opere pubbliche".
Ma a conclusione dell’animato dibattito, pur nelle differenziazioni delle posizioni, è emerso che entrambi gli schieramenti potrebbero trovare un’intesa nella lotta per la legalità e per fronteggiare l’emergenza malaffare.
Il dibattito si è protratto oltre le previsioni, al punto che la fiaccolata è partita da Piazza Calvario mentre ancora era in corso il dibattito.
Il Prefetto Vincenzo Santoro è stato molto eloquente quando ha affermato che sarà ben lieto “di aderire per dar luogo a nuovi rapporti di collaborazione attiva e concorde tra tutti gli organi istituzionali del territorio al preciso fine di determinare una svolta positiva e decisiva per questa città e la sua popolazione”.
HANNO DETTO
Salvatore Morinello, deputato regionale Pdci
"Rosario Crocetta non è solo in questa battaglia. Io dissento fortemente sulle cose dette dall’on. Giacomo Ventura nell’ultima parte. Non abbiamo un sindaco folle, solitario, missionario, che ha preso a cuore la battaglia per la legalità. Rosario Crocetta incarna i doveri di un buon amministratore, di un buon politico che ha il dovere di dare speranza e fiducia a questa città martoriata. Qui ci sono imprese sane, una società civile che vuole avere punti di riferimento certi".
Mons. Grazio Alabiso è intervenuto a nome del vescovo mons. Michele Pennisi assente per i festeggiamenti a Roma del 25° del pontificato del Papa.
"Sentendomi con il vescovo, mi ha detto di potere portare il ringraziamento per questa iniziativa al sindaco e a tutti coloro che si sono prodigati perché sia alta la tensione a Gela per la vita e per l’uomo. Mentre celebriamo il venticinquesimo del pontificato del Papa voglio ricordare il giorno in cui mise piede in terra di Sicilia ad Agrigento. Era il grido di Dio. Dopo la caduta delle ideologie che non classificano né il bene né il male ma che accomunano tutti per servire la società dell’uomo e costruire la società, il Papa in modo molto chiaro ha detto: questa Sicilia ama la vita e tutti sono nella responsabilità di accompagnarla a farla vivere. Coloro che ritardano il senso della vita nella legalità più completa, gli dico che c’è Dio e dovranno rendergli conto".
Vincenzo Santoro, prefetto di Caltanissetta
"Occorre scardinare ogni fattore che pone la collettività in posizione di svantaggio e di emarginazione, cercando di creare i presupposti per un’aspettativa di vita più soddisfacente con il desiderio espresso di vivere e di non sopravvivere. Dobbiamo concorrere ad alzare il livello di vita di questo territorio attraverso l’adozione di strumenti ben precisi, realizzabili con la partecipazione costante di tutte le forze sociali. I principali punti fermi di riferimento restano il concreto recupero sociale e lo stimolo allo sviluppo delle capacità latenti per promuovere lo spirito di innovazione. Ben vengano delle proposte concrete con cui, come prefetto della provincia di Caltanissetta, sarò ben lieto di aderire per dar vita a nuovi rapporti di collaborazione attiva e concorde tra tutti gli organi istituzionali del territorio al precipuo fine di determinare una svolta decisiva per questa città e per la sua popolazione".
Lirio Conti, giudice per le indagini preliminari tribunale di Gela.
"Io sono nato qui e vivo qui. Non posso dimenticare un paio di anni fa quando presi servizio a Gela, rimasi colpito da una cosa. Nel corso del dibattimento, al-cuni testi invitati a leggere la dichiarazione d’impegno mi dicevano di non saper leggere ed il presidente leggeva al posto loro. E poi, la scorsa settimana in carcere mi è capitato di sentirmi dire durante un interrogatorio da un ragazzo di appena vent’anni, che aveva la quinta elementare. Gli chiesi come mai, e mi rispose che si era messo a lavorare e non aveva più studiato. E’ vero che proprio in queste situazioni di incultura alcuni soggetti entrano in giri di malaffare assoldati dalla mafia perché non hanno altre opportunità. Laddove c’è la mafia non c’è sviluppo economico e se c’è non esiste sviluppo morale che consenta di lottare la mafia".
Filippo Piritore, questore di Caltanissetta.
"Strutture autonome altamente specializzate in materia economica potrebbero tenere sotto costante e penetrante monitoraggio il settore degli appalti evidenziando anomalie o situazioni poco chiare dalle quali partire per approfondire indagini. In materia di appalti, la normativa attribuisce alcuni penetranti poteri ai prefetti. Sul piano dell’attuazione pratica l’esercizio di tali poteri non è stato omogeneo sul territorio nazionale. Trattandosi di utili strumenti di contrasto andrebbe previsto un richiamo al loro utilizzo e la predisposizione di adeguati supporti informatici per rilevare eventuali comportamenti anomali. Voglio riferirmi a monitoraggi capillari per seguire approfonditamente i percorsi delle imprese appaltatrici e quelle che li riforniscono nelle quali spesso si annida il condizionamento della mafia".
Don Luigi Petralia, Associazione Libera.
"Si dovrebbe giungere attraverso tante iniziative a fare di tutti gli abitanti di Gela un esercito di legalità capace di opporsi con forza ad ogni attacco della criminalità. Sarà pure un’utopia, ma certamente l’ossatura del singolo cittadino che non si piega alle esigenze del crimine è un obiettivo costante da perseguire. La prima e fondamentale vittoria del cittadino è vincere la paura che si cela nel suo cuore di fronte alle dure mi-nacce degli estortori".
Tano Grasso, Presidente Associazione nazionale antiracket.
"In questi anni sono stato molto diffidente nell’accettare inviti per partecipare ad iniziative a Gela. Ho frequentato molto la vostra città fin dal novembre del ’92 fino all’inizio dell’estate del ’94. Da poco eletto deputato ebbi la notizia al telefonino che un commerciante era stato ucciso a Gela. Quella sera presi subito l’aereo e mi precipitai a Gela. Ho voluto ricordare quell’episodio del collega Gaetano Giordano ucciso dalla mafia, perché nelle settimane successive si provò ad organizzare un istituto di rottura dentro la società civile. Alcuni commercianti si esposero. Ci furono l’operazione Bronx 1 e Bronx 2. Ci fu una possibilità di costruire un associazionismo antiracket, di mettere insieme un gruppo di operatori economici. Un’altra volta che venni a Gela fu quando un altro commerciante, Nino Miceli, testimoniò nell’aula del tribunale. La cosa che mi colpì quel giorno fu che c’eravamo una ventina di associazioni antiracket provenienti dalla Sicilia, ma nessuna presenza di un commerciante gelese. L’esito fu un’altra sconfitta. Quel commerciante che testimoniò ed un altro successivamente non vivono più a Gela. Per quanto riguarda gli appalti io una idea per isolare le imprese mafiose ce l’ho e passa sotto il nome di clausola “Sirena”. Invito i consulenti del Comune a prendere nota ed a riflettere. E’ una cosa che ho sperimentato in una società a partecipazione comunale del Comune di Napoli. Questa clausola stabilisce che l’ente appaltante nel momento in cui sa che quell’impresa è stata acquiescente nei confronti delle organizzazioni mafiose in tutte le forme, può perdere anche l’appalto. Faccio un esempio. Se io vedo una dichiarazione del procuratore della Repubblica che mi dice che quell’impresa è stata acquiescente (badate non è un reato) nei confronti dell’organizzazione mafiosa e che non ha offerto alcun livello di collaborazione, io la metto fuori dal mercato perché quella impresa distrugge il mercato, ossia impedisce che ci siano imprenditori liberi. Questa è la battaglia che io faccio e che tutti dobbiamo fare senza ricorrere al codice penale. Passiamo ora al commercio. Io spero di potere ritornare a fare degli incontri con gruppi di commercianti ai quali voglio dire che la soluzione del problema del pizzo non è solo di natura giudiziaria. Il pizzo va combattuto attraverso la lotta degli imprenditori. Non è impossibile, non è difficile. Ci vuole un poco di coraggio che porta ognuno ad assumersi una piccola parte di responsabilità. Lo si deve fare in dieci, in venti. Più lo fanno meno rischio si corre".
Autore : Nello Lombardo
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