|
notizia del 08/05/2005 messa in rete alle 16:09:11
|
Droga al mercato, otto gli arresti
'Di pomeriggio devo andare a scaricare un po’ di merce a Cefalù, ti viene bene a vederci quanto ti faccio vedere un paio di calzette di quelle pazzesche?” Questa, una delle telefonate al cellulare intercettate dalla Guardia di finanza di Gela con cui un pusher facente parte di una gang di spacciatori di hashish che operava in vari centri della Sicilia, si metteva in contatto con alcuni venditori ambulanti i quali assieme alle loro mercanzie piazzavano la roba. Nelle telefonate i termini usati dagli interlocutori erano sintomatici di un linguaggio criptico volto a dissimulare il vero scopo dell’incontro nonché la reale natura della merce. Sicchè le “calzette” o le “traverse di spugna” servivano a rappresentare la sostanza stupefacente che poi veniva spacciata nei mercatini settimanali in numerosi centri della Sicilia assieme a tutta la mercanzia. Un meccanismo che ha dato ottimi risultati e forti guadagni agli spacciatori se si pensa che al momento dell’arresto sono state sequestrate banconote per 18 mila euro, probabilmente frutto di scambio di una sola giornata. Il gioco però adesso si è interrotto grazie ad un lavoro certosino di intelligence investigativa, appostamenti, intercettazioni della Guardia finanza di Gela al comando del Cap. Jonathan Pace in collaborazione con il comando provinciale di Caltanissetta diretto dal Col. Vito Straziota e la Compagnia di Enna sotto la direzione del Cap. Mario Invincibile. L’operazione delle Fiamme Gialle è stata denominata “Operazione pillow” ossia “cuscino”, uno dei termini convenzionali che gli spacciatori usavano nelle loro conversazioni telefoniche per trovare l’approccio e rifornire le quantità ossia i “cuscini” o “guanciali” richiesti. Il centro logistico da cui si partiva la droga era Palermo e questa raggiungeva vari centri della provincia di Caltanissetta, tra cui Gela e Niscemi, la provincia di Enna toccando Barrafranca e Piazza Ermerina ed infine Catania. Otto le persone raggiunte da provvedimenti giudiziari di cui sei sono finite in manette perché colte in flagranza di reato. Altre quattro sono state denunciate a piede libero. Ad emettere le ordinanze di custodia cautelare il Gip presso il Tribunale di Gela Lirio Conti. Si tratta di Paolo Rizzo, 42 anni di Palermo, la mente della gang; il figlio Feliciano Rizzo, 20 anni; Donato Privitelli, 35 anni di Mazzarino; David Satariano, 28 anni di Piazza Armerina; Giovanni Barone 37 anni, di Valguarnera Caropepe. Raggiunti dal provvedimento in carcere Gaspare Carella, 42 anni; Agostino Rizzo, 22 anni; Antonino Viviano, 41 anni; tutti di Palermo. L’accusa per tutti è di associazione a delinquere finalizzata allo spaccio di droga. I pusher si avvalevano dell’attività di copertura di commercianti ambulanti ma nel contempo gestivano un lucroso traffico di sostanze stupefacenti presso i mercatini settimanali in numerosi centri della Sicilia. Le indagini hanno richiesto vari medi di lavoro da parte delle Fiamme gialle ed hanno preso le mosse dall’arresto del 25 gennaio scorso di Antonino Viviano e Agostino Rizzo al mercatino settimanale di Gela. Da quel momento si sono susseguiti appostamenti, intercettazioni telefoniche ed un capillare lavoro di intelligence, che hanno portato direttamente ai fornitori della droga. Le indagini sono state coordinate dai sostituti procuratori della Repubblica di Gela Giovanna Cavalleri e Antonella Serio.
“Arrivava un corriere – spiega il comandante la compagnia di Gela Jonathan Pace – che prima dell’apertura del mercato consegnava il carico ordinato e ripartiva per Palermo. I soggetti che ritiravano il carico provvedevano a smerciarlo al minuto. Riteniamo che a Gela ci sia qualche soggetto coinvolto nello spaccio e su questo stiamo svolgendo le nostre indagini”.
Anche ad Enna le modalità erano le stesse. “Nei comuni di Barrafranca, Piazza Armerina ed Agira – afferma il comandante della compagnia di Enna, Mario Invincibile – la droga veniva commercializzata all’interno dei mercatini settimanali costantemente visitati dalla famiglia Rizzo che maggiormente si adoperava a piazzare la sostanza stupefacente. I contatti avvenivano con telefonate di pochissime parole”.
Autore : Nello Lombardo
» Altri articoli di Nello Lombardo
|
|
|
In Edicola |
|
Cerca |
Cerca le notizie nel nostro archivio. |
|
|
|
|