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notizia del 07/10/2007 messa in rete alle 15:57:17
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Il Teatro comunale, una storia infinita...
Mi diceva tempo fa l’ing. Ugo Lo Piano: “Non c’è paese piccolo o grande, in Italia, che non abbia il proprio teatro, il teatro comunale”. Ebbene, Gela, grosso centro di quasi ottantamila abitanti, non ha il teatro comunale, o meglio lo aveva fino al 1975.
Venne costruito nel 1832 (in piazza S. Agostino) e venne inaugurato con la denominazione “Teatro Maria Teresa”, in omaggio all’imperatrice d’Austria… Dopo la formazione del Regno d’Italia (1860), l’edificio venne ampliato e ribattezzato “Teatro Comunale Garabildi”. Agli inizi del Ventesimo Secolo, con l’avvento della cinematografia. Nel 1930, e cioè dopo un secolo di vita, lo storico edificio venne abbattuto e ancora ampliato (sempre nello stesso posto), cambiando per la terza volta denominazione “Cine teatro Eschilo”. Nel 1975, l’amministrazione comunale volle ristrutturarlo nel suo interno, trasformandolo in teatro ottocentesco e cioè a forma di ferro di cavallo. Idea infelice, perché oggi i moderni teatri hanno la forma rettangolare. Ebbene, è dall’estate del 1975 che ebbe inizio il calvario del nostro teatro, che è stato testimone del tempo passato e ha fatto rivivere con la sua attività la vita associativa della nostra città e come è mutata la cornice della vita degli uomini e del mondo. Non vogliamo ricordare le varie compagnie artistiche ospitate nel nostro teatro nel campo della prosa, della lirica, dell’operetta, i grandi personaggi dell’arte che si sono esibiti sul palcoscenico, i bei films americani proiettati nel dopoguerra e cioè nell’epoca d’oro di Hollywood, i vari spettacoli organizzati dagli universitari locali, o dagli studenti delle nostre scuole, di rappresentazioni di danze classiche ed altro. Niente di tutto questo, perché metterebbe tanta nostalgia… Vogliamo solo deplorare lo stato degli interminabili lavori di ristrutturazione che sono stati interrotti bruscamente (tra l’altro murando i vari ingressi del teatro) e lasciando con un palmo di naso un centro che vanta un grosso numero di laureati, diplomati, di tanti professionisti, di amanti della bella musica e di spettacoli. E’ assurdo e pietoso che un amministrazione comunale, che spende tanto denaro per feste varie, per Carnevale, per festival, per spettacoli all’aperto (in Piazza Roma, in Piazza San Francesco, in Piazza Umberto I°, a Caposoprano e non riesca con un intervento eccezionale a fare ultimare i lavori del “Teatro Comunale Eschilo”, che è proprietà del Comune stesso e dunque della città. Ed è un comportamento scandaloso e angosciante non saper chiudere questo interminabile capitolo di storia del nostro teatro, che è aperto da 32 anni.
Autore : Gino Alabiso
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