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notizia del 31/10/2010 messa in rete alle 15:48:46
Il Pd e la questione idrica. Acqua pubblica o no?
Quando si parla di acqua a Gela ci si trova innanzi ad un vero e proprio paradigma degli effetti generati dai processi di privatizzazione di quest'essenziale risorsa: estesi, oramai, sull'intero territorio nazionale. Il Partito Democratico, attualmente alla guida del Comune di Gela, deve necessariamente confrontarsi con il tema.
Già a livello nazionale, il segretario Pierluigi Bersani si è fatto motore di una proposta di legge che, almeno sul piano formale, dovrebbe restituire la gestione dell'acqua alla sfera pubblica sottraendola alle bizze del mercato.
L'iniziativa, però, non sembra chiudere definitivamente le porte alle società private e di conseguenza al meccanismo del profitto aldilà di tutto.
Nel documento diffuso dagli organi del partito, infatti, si legge che “l'acqua è un bene comune dell'umanità” ma al contempo si fa riferimento alla “rilevanza economica dell'acqua”.
Non si trascurano, ancora, le rassicurazioni circa “una corretta remunerazione del capitale investito e dell'attività industriale”: tutti fattori che non fanno di certo pensare ad un abbandono totale del mercato in favore della sfera pubblica.
Anche il Pd gelese si trova a fronteggiare le indicazioni che provengono da Roma, ancor più difficili da gestire se si considera l'impronta posta all'ultima campagna elettorale dalla coalizione che ha fatto capo al sindaco Angelo Fasulo: fuori Caltaqua sostituita da una riappropriazione pubblica del servizio di gestione idrico. Ne abbiamo parlato con lo stesso Fasulo, con i due deputati regionali del Pd, Speziale e Donegani, con l’esponente del Partito Democratico Luciana Carfì e con l’assessore comunale dell’Idv Orazio Rinelli.
“Le difficoltà nel rispettare le indicazioni fornite in campagna elettorale – ammette Angelo Fasulo – non mancano, però ribadisco che la nostra scelta è quella che si fonda sull'acqua pubblica”.
Il sistema degli Ato, stando al primo cittadino, si sarebbe rivelato del tutto fallimentare e quindi non avrebbe senso procedere ancora in questa direzione.
“Anche la regione Sicilia – aggiunge Fasulo – ha da poco approvato una normativa in materia, purtroppo il Commissario dello Stato ha impugnato l'articolo 1 della disciplina e di conseguenza la stessa, al momento, è bloccata”.
Un parere analogo emerge anche dalle dichiarazioni rilasciate dall'attuale assessore, con deleghe per la protezione civile, i trasporti e la polizia municipale, Orazio Rinelli, già tra i promotori, insieme ad altri aderenti ad Italia dei Valori, di una raccolta firme per l'indizione di un referendum sul tema acqua.
“In campagna elettorale – dichiara Rinelli – la coalizione della quale ho fatto parte, pur non facendo riferimento al Partito Democratico, ha indubbiamente espresso una posizione chiara legata alla possibilità di rescindere il contratto che lega il comune alla gestione di Caltaqua, ribadisco che si tratta di un'opzione ancora in campo”.
Secondo l'esponente della giunta Fasulo, gli attuali servizi garantiti dalla società Caltaqua non soddisfanno in alcun modo i minimi standard di qualità, “i dirigenti dell'azienda non possono costantemente rispondere ai nostri solleciti facendo riferimento a pregressi problemi ereditati dal gruppo”.
La scarsa capacità di risposta all'emergenza idrica dimostrata dalla società controllata in maggioranza dalla spagnola Aqualia, quindi, stando alle affermazioni dell'assessore Rinelli, potrebbe anche giustificare un'eventuale rescissione.
“Bisogna considerare un altro fattore – continua il rappresentante in giunta di Idv – la nuova disciplina regionale che elimina gli Ato potrebbe incidere sulle sorti di Caltaqua, quindi per il momento abbiamo deciso di aspettare piuttosto che avviare lunghe e rischiose controversie giudiziarie”.
Una linea più conforme alle indicazioni nazionali viene tracciata dal deputato regionale Lillo Speziale, convinto che “la proposta messa in piedi dal partito a livello nazionale nasce proprio dagli sforzi compiuti in Sicilia per invertire i parametri del sistema di gestione del servizio idrico”.
“Non bisogna confondere i termini della questione – afferma l'attuale presidente della Antimafia regionale – la proposta di legge del Pd fa leva solo sulla gestione del servizio idrico, l'acqua, invece, già adesso è un bene nella piena disponibilità di tutti, non vedo nulla di scandaloso se il Partito Democratico suggerisce una gestione che elimini i vecchi carrozzoni pubblici favorendo entità diverse: nessuno, neanche un ente pubblico, può operare in perdita”.
Rispetto allo stato dell'arte a Gela, lo stesso Speziale precisa che “sono stati altri ad indicare nel programma elettorale la cacciata di Caltaqua, non certo io”.
L’altro deputato regionale del Partito Democratico, Miguel Donegani, tra i fautori della piattaforma elettorale della coalizione che ha sostenuto il sindaco Fasulo, pone notevole fiducia nella legge regionale approvata dall’Ars proprio su spinta del Pd.
“Qualora le obiezioni poste dal Commissario di Stato venissero meno – afferma Donegani – gli stessi comuni potrebbe decidere autonomamente di passare da una gestione privata a una pubblica, ovviamente anche questa normativa necessita di miglioramenti soprattutto quando fa riferimento ai soli Ato rifiuti e non anche a quelli idrici”.
Secondo il deputato gelese, “tutte le istituzioni competenti devono assumersi le responsabilità del caso, è sempre più urgente una conferenza di servizi allargata alla Regione e alla Provincia, tra i temi da affrontare, infatti, vi è quello dello stato della gestione idrica rispetto all’entrata a regime della riforma voluta dal governo Lombardo, che ha usufruito della nostra collaborazione”.
Ma il Partito Democratico, a detta dello stesso Donegani, non transigerà mai su un punto: il restante 50% delle bollette idriche non verrà mai caricato sulle spalle dei cittadini gelesi, dovranno essere Siciliacque e Caltaqua a dover far fronte a mancati pagamenti dovuti proprio ai loro disservizi.
Luciana Carfì, componente della direzione regionale del Partito Democratico, a sua volta, si dice certa che “il passaggio alla gestione pubblica del servizio idrico in città richiederà tempo, è molto importante comunque che vi sia stata la proposta di strutturare un modello nuovo e diverso da quello della privatizzazione, è anche vero, però, che in questo modo si accede ad un'area fatta di interessi particolari, gli stessi Ato si sono dimostrati molto più attenti a distribuire poltrone lottizzate dai partiti piuttosto che ad assicurare virtuosi servizi in favore dei cittadini”.
“Anche Angelo Fasulo – aggiunge la Carfì – è consapevole che la risoluzione del problema idrico non è dietro l'angolo, ma questo non deve di certo scoraggiare, nonostante la posizione di altri membri del partito che fino ad oggi hanno più che altro tutelato posizioni acquisite piuttosto che gettarsi nella mischia delle soluzioni alternative”.
Insomma, se per il Pd nazionale non sembra plausibile prescindere da una scelta di mercato anche rispetto all'esigenza di tutelare le richieste del consumatore finale, per quello gelese il sentiero che conduce in direzione dell'acqua pubblica appare sempre più ripido.
Autore : Rosario Cauchi
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