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notizia del 24/10/2010 messa in rete alle 15:47:37
La bella favola dei minatori cileni
Il ritorno alla luce e alla vita dei 33 minatori cileni, rimasti sepolti a 700 metri di profondità il 5 agosto nella miniera di San Josè, nella regione di Copiapò, è senza alcun dubbio una delle più belle notizie di questi ultimi decenni. A fronte delle distruttive cronache di omicidi, stragi, rapine, stupri che quotidianamente occupano ampi spazi di stampa e tv, il lieto fine (che non era per nulla scontato) dei 33 "eroi cileni" commuove, incoraggia, soprattutto dà speranza. Infatti questa storia, questa favola romantica che "profuma di antico" ci dice e ci insegna che sino a quando ci saranno uomini pronti a combattere e ad adoperarsi per la vita di altri uomini, il mondo potrà ancora sperare in un futuro di pace e di solidarietà. Per questo la vicenda dei minatori di San Josè ha il sapore di una storia universale, che ci riguarda tutti. Certo, è stata ammirevole la gara di vicinanza e supporto morale, il calore che hanno circondato i minatori così come emozionanti le fasi che hanno consentito il loro recupero. Se questi uomini si fossero sentiti soli, abbandonati, non avrebbero potuto resistere tanto tempo laggiù, sarebbero impazziti. I più deboli avrebbero ceduto.
Ma questi uomini hanno sentito intorno la solidarietà e l'amore di un intero popolo. Il piccolo e poverissimo Cile ha così dato una lezione al mondo di efficienza e di capacità tecnico-organizzative. E il bello di questa favola moderrna è che nessuna vita è andata perduta.
Tutti, proprio tutti, sono tornati alle loro famiglie. L'ultimo a risalire dal fondo è stato il capo squadra Luis Urzua, 54 anni, che ha saputo dare coraggio ai suoi uomini sin dal primo giorno in cui sono rimasti sepolti. Ma al recupero dei minatori ha dato un contributo essenziale anche l'esperto Manuel Gonzales, detto "Manolo" che in 24 ore, grazie all'aiuto della magica "capsula fenix" ha riportato tutti in superficie.
Ad attendere i minatori, a parte le famiglie, il presidente Sebastian Pinera, a dimostrazione di come questo evento fosse divenuto un caso nazionale, capace di coinvolgere emotivamente un intero popolo. Si dice adesso che su questa storia si girerà un film, mentre alcuni polemizzano sul fatto che i 33 eroi, ora diverranno ricchi grazie a interviste, scoop, contratti pubblicitari. Beh, in questa cosa non ci vedo nulla di male. Al mondo c'è molta gente ricca o che si arricchisce non facendo proprio nulla, e spesso fregando il prossimo. Ci sono poi categorie privilegiate (manager, politici, calciatori, etc.) i cui entroiti sono davvero un affronto a chi non possiede nulla e non mangia mai. Quindi, sarebbe davvero bello se 33 uomini che per tutta l'esistenza hanno gettato lacrime e sangue in un lavoro durissimo e infame come quello del minatore, divenissero ora ricchi. Come dire, facendo il verso al bel film di Elio Petri, una volta tanto anche "la classe operaia va in Paradiso".
Autore : Gianni Virgadaula
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