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notizia del 26/02/2012 messa in rete alle 15:37:53
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Anoressia e bulimia
Argomento di grande attualità nella società del benessere e dell’abbondanza quello della assunzione di cibo, sia nella polarità bulimia (mangiare smodatamente) sia nella polarità anoressica(mangiare pochissimo).
La bulimia si caratterizza per le ricorrenti abbuffate intendendo per abbuffata l’assunzione in circa 2 ore di una gran quantità di cibo di gran lunga superiore a quello che mangerebbe la maggior parte della gente, e per le ricorrenti condotte compensative alla smodata assunzione di cibo, quali il vomito autoindotto, l’abuso di lassativi e di diuretici, enteroclismi, altri farmaci, digiuno o altre pratiche.
La Anoressia nervosa è caratterizzata dal rifiuto di mantenere il peso corporeo al di sopra o al peso minimo normale per l’età, a cui si accompagna una intensa paura di acquistare peso, e di diventare grassi, anche quando si è visibilmente in sottopeso. Nelle ragazze dopo il menarca si verifica amenorrea, cioè viene a mancare il ciclo per diversi mesi, a scopo cautelativo per l’organismo. I due disturbi si possono presentare da soli come bulimia o anoressia, ma a volte si presentano nella stessa persona, per lo più una donna, e sono le due facce di una stessa medaglia. In entrambi le situazioni si riscontra una bassa autostima, in termini tecnici siamo in presenza di uno scarto notevole fra sé percepito e sé ideale, per capirci meglio possiamo dire che si riscontra una notevole differenza fra quello che si è e quello che si vorrebbe essere, la ragazza si auto percepisce come brutta ed incapace mentre insegue un modello interiore di donna bellissima e di successo.
Il lavoro psicoterapeutico consiste nel ridurre ad un livello accettabile questa discrepanza migliorando la percezione del proprio Se ed abbassando un ideale del Se che in questi casi è troppo elevato , spesso impossibile da raggiungere. Questa differenza provoca un senso di frustrazione, di paralisi, di impotenza,che apre le porte all’ansia ed alla depressione , per sfuggire alle quali la ragazza si rifugia nel cibo, cercando amore e protezione. Ma il cibo è solo un surrogato dell’amore materno, un ricordo di quando la madre allattava e in quell’atto di nutrizione forniva alla piccola cibo e affetto, calore e protezione che da grandi costituiranno la base sicura per consentire una vita serena.
Introducendo cibo la ragazza cercherà amore, ma continuerà a trovare solo e sempre cibo che la porterà a diventare obesa senza mai trovare l’amore. Rifiutando il cibo (evitando di mangiare o vomitando) la ragazza rifiuterà il modo come la madre l’ha allattata da piccola, rifiuterà il rapporto ambivalente d’amore e di odio che le è stato trasmesso. Incastrata in questa tragica trappola la ragazza si dibatterà ferocemente,rischiando di attraversare la vita da malata.
Autore : Francesco Lauria - medico chirurgo,specialista in Psichiatria
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