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notizia del 24/11/2013 messa in rete alle 15:38:13
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Carmelo Asaro, il giudice romanziere torna all’Eschilo
Sabato 23 alle 17,00, presso il Liceo classico Eschilo si presenta Terra riemersa, l’ultima (seconda) fatica letteraria di Carmelo Asaro. Siciliano di origine, Asaro vive e lavora a Roma dove svolge l’attività di giudice della Corte d Appello, dopo aver operato come pubblico ministero a Caltagirone e a Lucca, e come giudice del Tribunale del Riesame nella città capitolina.
Prima di entrare in magistratura è stato professore di greco e latino nei licei, anche all’ Eschilo. Asaro è un esperto di sistemi informatici applicati al Diritto, attività per la quale ha ricevuto importanti riconoscimenti in Italia e all’estero. I risultati di queste ricerche sono stati raccolti nel suo saggio Ingegneria della conoscenza giuridica applicata al Diritto penale, uscito nel 2012.
Terra riemersa, sua seconda esperienza letteraria dopo il romanzo di esordio Taglio Orizzontale (2009), si incentra sulla figura di Vittorio, maturo docente universitario di origine siciliana, che trasferitosi a Roma, dopo la sua laurea, non è voluto più ritornare nella sua natia Cardillo, di cui tenta invano di nascondere a se stesso luoghi e personaggi sconosciuti. Ma il passato è sempre pronto a riaffiorare, come delle radici che nessuno riesce ad estirpare. Si sovrappongono nella mente di Vittorio squarci di un’immagine sconosciuta di donna, che rivede in ogni figura femminile differente per età, aspetto, condizione sociale, incontrata occasionalmente sul tram o per strada, un’inquietudine che porta il protagonista al ritorno alle sue origini. L’immer-sione nella terra natale, scatenano in Vittorio un turbinio di emozioni e ricordi, un’esplosione mentale di volti, parole e memorie e stati animo. La vicenda, narrata con un ritmo avvincente e uno stile sobrio, conduce il lettore in un’emozionante ricerca interiore.
I protagonisti dei due romanzi di Carmelo Asaro, sono entrambi di origine siciliana, un rimestare continuo nella loro terra di origine che li accomuna, e che coinvolge molti narratori della nostra isola. Ne abbiamo parlato con lo scrittore.
– Lei è alla sua seconda fatica letteraria, a quale dei due romanzi si sente più legato sentimentalmente e quale sente più autobiografico?
«Sono molto legato ad entrambi ai miei romanzi. Per il primo, Taglio orizzontale, ho sentito un forte bisogno di scrivere. Per il secondo, Terra riemersa ho provato proprio il piacere di scrivere. Fondamentalmente mi riconosco più nel primo, dal punto di vista emozionale riflette più me stesso. Si tratta di una storia più articolata, dalla impalcatura complessa. Il protagonista è un magistrato che a 50 anni sente il bisogno di avviare un’indagine interiore e un’indagine giudiziaria. Nel mio ultimo romanzo il protagonista è in una perenne crisi interiore, un conflitto di odio e amore con la sua terra natia, un turbamento per una donna che immagina e vede in figure femminili diverse, ma in lui non vi è mai una vera e propria indagine».
– Il protagonista di Terra riemersa è un professore di origine siciliana che dopo la laurea si trasferisce a Roma, un percorso di vita simile al suo, quanto delle emozioni e dei ricordi di Vittorio appartengono allo scrittore? Quali immagini conserva dei suoi anni trascorsi a Gela?
«Sia Vittorio che Lorenzo, protagonista di Taglio orizzontale, rappresentano due momenti diversi della mia ricerca interiore. Sebbene i personaggi, le luci, le immagini siano inventati, dietro c’è sempre il mio mondo, la mia infanzia, i miei luoghi. Della mia esperienza a Gela conservo un buon ricordo, una città che mi ha dato tante emozioni, la mia famiglia, i miei figli, i miei amici che ancora ho. Conservo ancora vive le immagini e i momenti con i miei alunni. Immagino Gela come una città ricca di risorse, ma piena di contraddizioni. Tante intelligenze sprecate e una storia a cui non viene data molto risalto, in quanto rimasta culturalmente e economicamente emarginata, a causa di politiche sbagliate».
– Vittorio ha paura di ritornare in Sicilia, e lei?
«A me piace tanto ritornare, ma allo stesso tempo sono contento di andare via, la fonte linguistica e emozionale nasce dal mio paese. Una ricchezza di suggestioni che una volta che saturo mi porta ad andare via, e che si trasforma lontano in debolezza».
– I suoi romanzi hanno personaggi e scenari diversi, ma veri e attuali. Da cosa trae spunto?
«Ripeto sempre che nei miei romanzi le emozioni sono autobiografiche, ma i personaggi no, anche se i loro atteggiamenti, i modi di parlare, di essere sono mossi dal quartiere in cui ho vissuto, fanno parte del mio mondo e delle mie esperienze e di persone con cui mi sono rapportato. Sicuramente mia nonna è una fonte di idee, con le sue regole e i suoi affetti ha influenzato molto le storie dei mie protagonisti».
– Lei ad un certo punto della sua vita, ha dato un taglio al passato per dedicarsi alla carriera giuridica, per poi diventare uno scrittore. Oggi si sente più un giudice rubato alla letteratura o un letterato rubato alla magistratura?
«Spesso si dice di me che sia un magistrato prestato alla narrativa, ma ci tengo a sottolineare che sono un letterato prestato alla magistratura. Considero la letteratura il mio mondo, la lettura di un libro a volte per me dura molto, mi soffermo parecchio su quelle pagine che suscitano in me emozioni e idee».
– Legge normalmente libri dei suoi colleghi giudici-romanzieri, come Carofiglio o De Cataldo?
«Sono degli scrittori e delle persone che stimo tantissimo, e sono un loro lettore, nell’ultimo romanzo di Carofiglio, Il bordo vertiginoso delle cose, vi sono molti elementi in comune con il mio ultimo romanzo, come il personaggio che ritorna al suo passato.
– E il libro che non ha mai finito di leggere?
«Considero i libri una tempesta emozionale notevole, difficilmente mi capita di non portare a termine la lettura di un libro, nonostante i miei impegni, a meno che non lo trovi interessante fin dall’inizio».
Autore : Filippa Antinoro
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