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notizia del 24/11/2013 messa in rete alle 15:34:42
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Silvana Grasso, una carriera in continua eruzione
Silvana Grasso è uno di quegli scrittori – pochi invero – quasi una specie estinta che, per talento, tempra e personalità, percorre con successo ogni tipo di scrittura, dal teatro, alla narrativa, alla scrittura critica, saggistica, alle traduzioni dal greco, senza perdere mai in originalità, in eccellenza.
La bibliografia che la riguarda è immensa e in continua crescita in tutto il mondo; abbiamo dovuto consultare internet e le ultime tesi di laurea (oltre 150 ne sono state già discusse, in Italia e all’estero) per documentarci e prepararci a questa intervista.
Salta all’occhio quanto questa scrittrice, dalla personalità vigorosa, singolare, sia indifferente rispetto all’incredibile crescita di studi sulla sua opera. In quasi tutti i continenti, dall’Africa, all’America, alla vecchia Europa, se ne possono seguire, attraverso motori di ricerca, studi attenti di professori universitari, linguisti italianisti, che hanno al “microscopio” vagliato letteraria di narrativa e teatro. Eppure lei sembra ed è autenticamente “distratta”, tant’è che spesso siamo noi, mass-media – ci dice – a documentarle le ultime novità!
Questo sicuramente, in un mondo in cui si accende il faro sulle montagne che partoriscono topolini, è motivo di fascino, di attrazione, di grande rispetto e apprezzamento, al di là delle indiscusse qualità della sua scrittura.
E questa è la breve e amichevole chiacchierata che ci siamo fatti qualche giorno fa, a distanza.
– Silvana Grasso, lei segue i ritmi del Vulcano, che l’ha vista nascere. In silenzio anche per anni, poi l’eruzione, potente-imponente su più fronti, contemporaneamente. Un prodigio, una strategia?
«No, nessuna strategia, semplicemente seguo bioritmi di natura e d’intelligenza. Il “letargo”, solo apparente, solo rispetto alla scena ufficiale, è sempre l’anticamera d’una “eruzione” letteraria. Il silenzio dalle chiacchiere del mondo mi è indispensabile, perché io possa ascoltare con religiosa devozione, quasi siamesità emotiva, le voci dei personaggi della storia, che sto per scrivere, le loro richieste, i loro risentimenti, la loro passione, la loro inadeguatezza. In quella fase io medesima sono personaggio tra i miei personaggi, cui mi abbandono con riverenza e serietà, con quella serietà che ho sempre, costituzionalmente, al di là di qualsiasi atteggiamento, su cui a volte si abbatte la scure d’untori maldicenti, indegni della mia considerazione, ma degni del mio perdono. Purtroppo non pochi, stupidi o ingenui, pensano alla serietà come a un indumento da indossare! Quando sono in apparente letargo vivo, invece, in incessante ebollizione di magma intellettivo, creativo, giusto per restare nella similitudine da lei proposta con mio padre putativo, il Vulcano».
– Abbiamo letto che il dipartimento di Scienze umanistiche dell’Università di Catania le ha offerto un prestigioso incarico per il primo semestre dell’anno accademico in corso; un laboratorio di scrittura, di cui lei ha curato un interessante progetto, che si può leggere sul sito della facoltà di Lettere “Dedalo, officina di scritture e linguaggi”.
«Tornare come scrittore-docente là dove, poco più che adolescente, mi laureai, è assai più che un onore, è proprio un’emozione. Avrò studenti già laureati in triennale, incrocerò le nostre “scritture”, molte, diverse, ma tutte – spero – figlie di un talento. La scrittura è proprio l’officina dove monto e smonto sillabe, alla ricerca di suoni, metriche, evocazioni. A me è andata molto bene, perché nonostante non alimenti quella trasandatezza, quella sciatteria, che oggi sono ingrendienti di successo in libreria, ho avuto ed ho prestigiosi editori in tutto il mondo, i miei romanzi sono letti anche in greco, spagnolo, tedesco, fiammingo, francese, etc etc. Mi leggono lettori con anima, non ho interesse per i lettori-vegetali-minerali, la cui anima s’è esaurita come la bombola del gas, quando si cucinava a gas».
– Negli ultimi due anni lei ha lavorato al suo nuovo romanzo. Noi ne abbiamo seguito l’iter attraverso la sua pagina facebook. Ed è qui che lei ha voluto coinvolgere nella scelta del titolo il popolo del social network più frequentato al mondo, che con grande coinvolgimento ha risposto.
«E’ stata un’esperienza esaltante, altro che sciogliere l’enigma del titolo con annoiati editors, pur di grande livello, o agenti letterari, che hanno più vocazione al commercio che alla letteratura! E’ stata una scelta unanime, un plebiscito in fb: Il titolo sarà di pizzo rosa, per favore. Titolo che, senza la lettura del romanzo, potrebbe rimandare ad uno scenario erotico, di bassa qualità. Invece la storia è ben oltre l’eros, storia con cui ho duellato per quasi quattro anni, senza riuscire a strutturare l’idea in “ingegneria”, come mi piace definire il progetto creativo. La storia mi ha disarcionata più volte, ma non mi sono rotta l’osso del collo. Mi sono rimessa in sella, ho passato il guado di questa nuova avventura letteraria, assai più che un romanzo, una vera metamorfosi. Penso che tutti i miei romanzi precedenti siano stati quasi una lunghissima gestazione in attesa di questa svolta che, come romanzo e come scrittura, è un magnifico gorgo-ingorgo psicologico per la Gorgone-Grasso».
Autore : Rocco Cerro
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