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notizia del 11/04/2009 messa in rete alle 15:20:35
Manfria e altri quartieri a rischio randagismo
I recenti gravi casi di randagismo accaduti nel ragusano che hanno causato a Modica la morte del piccolo Giuseppe Brafa e il ferimento di diverse persone, fra le quali una turista tedesca che ha rischiato seriamente la vita e che ora, rientrata in Germania, porterà perr sempre con sè i segni dell'aggressione subita, hanno riaperto in maniera virulenta il dibattito su un fenomeno che non può più essere trascurato. Né se ne può parlare solo quando accadono le tragedie, peraltro nella maggior parte dei casi evitabili se solo ci fosse una maggiore responsabilità dei comuni, delle associazioni e delle organizzazioni preposte alla tutela dei cani incustoditi. Non bisogna però dimenticare che anche i cittadini alimentano con atteggiamenti e comportamenti poco ortodossi il fenomeno randagismo. Infatti, se molta gente non abbandonasse per strada questi animali che pure per un certo tempo hanno allevato e accudito in casa, molti di questi animali abbandonati al loro destino non diverrebbero poi delle bestie assassine, costrette ad uccidere per la sopravvivenza.
Ora, elencare qui statistiche sulle tante tragedie che il randagismo produce quotiodianaente non è il caso, visto che i quotidiani in questi giorni hanno detto di tutto e di più, negli accenti più disparati e assumendo posizioni diverse sul come risolvere il problema. Sarebbe invece il caso di fare il punto della situazione a casa nostra, cioè a Gela, che come altri centri della Sicilia e del nisseno – dove si dice ci siano non meno di 5.000 cani randagi – non è immune da una massiccia presenza di cani abbandonati, affamati e per questo pericolosi. Li vediamo in branco aggirarsi fra i cassonetti della spazzatura nelle zone perifeche della città, in specie a Manfria, dove ormai è divenuto davvero pericoloso uscire la sera ,a piedi o in bicicletta, ma anche durante le ore del giorno è meglio stare prudenti e caminare sempre in compagnia per evitare brutte sorprese. Il pericolo maggiore è per i ragazzi che vanno o ritornano dalla scuola. Loro possono essere le prede più facili per i randagi, e se fin’ora non è ancora accaduto nulla di grave, non bisogna certo attendere che succeda uno spiacevole incidente per intervenire e ripulire la zona dal branco che infesta la zona. D’altronde, tentativi di aggressione ci sono già stati e non c’è giorno che non possa accadere l’irreparabile, anche perché “ignoti" continuano a portare cani a Manfria e Roccazelli; cosa che accade ormai da anni. D'altronde non c'è neppure da sorprendersi. Manfria è ritenuta una discarica a cielo aperto, è territorio degradato e mal servito, quindi un ...deserto, o un a giungla, dove si possono portare gli animali che ormai in casa non servono più o hanno avuto la sfortuna di ammalarsi. E così, tanto per rimanere nell'attuale, solo da pochi giorni a Manfria si è aggiunto al già numeroso branco di randagi un grosso mastino nero, che non è affatto rassicurante incontrare, appartenendo a una di quelle razze tradizionalmente ritenute aggressive e pericolose.
Quindi, è l’ora di fare appello all’amministrazione comunale perché Manfria, ma anche altri quartieri ove sono presenti cani randagi (pare anche che al quartiere cantina sociale ci sia stata un'attentata aggressione) siano ripuliti e monitorati per la salvaguardia dei cittadini e dei più piccoli. Bisogna prevenire fatti spiacevoli, ma al contempo ricordare che il cane, ritenuto tradizionalmente (e giustamente) il più fedele amico dell'uomo non è un giocattolo o un prodotto usa e getta. Chi decide di accudire un quattro zampe deve poi assumersi la responsabilità di curarlo in ogni sua esigenza. Se poi subentrano fattori che rendono incompatibile la vivibilità del cane in casa con le persone, allora queste debbono affidare l'animale alle strutture preposte. E se queste non ci fossero? Beh, bisogna crearle. E qui ritorna la responsabilità degli amministratori, che certo anche a Gela sapranno adottare gli strumenti necessari per salvaguardare la sicurezza dei cittadini e al contempo garantire assistenza ai cani che non hanno un padrone e che, nei casi estremi, abbiamo visto, possono diventare pericolosi predatori.
Autore : Gianni Virgadaula
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