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Corriere di Gela | Una lezione da Scanzano
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notizia del 29/11/2003 messa in rete alle 15:19:30
Una lezione da Scanzano

I più sinceri complimenti alle popolazioni della Basilicata, da Scanzano a Melfi, che con l’aiuto di calabresi, pugliesi e altre comunità “barbare” del meridione, hanno attuato una mobilitazione senza precedenti per evitare che la loro regione diventi la pattumiera d’Italia, liberando dai problemi i siti “eccellenti” del Nord Italia.
Credo che tutti avremmo da imparare dai Lucani cosa significa credere in un’idea e lottare con determinazione per la difesa del territorio, senza distinzioni tra destra e sinistra, tra partitoni e partitini, tra notabili e popolani.
A Gela si è lottato, di recente, per scongiurare la chiusura dello stabilimento petrolchimico: ci ricordiamo i blocchi stradali, le manifestazioni, la solidarietà di tutte le categorie nei confronti dei lavoratori del diretto e dell’indotto. Il problema, poi risolto a livello romano, era la caratteristica del pet-coke: rifiuto o combustibile?
Grave problema quello dei rifiuti, specialmente se tossici. E pochi giorni fa la notizia che mi scombussola e apre notevoli dubbi nel mio cervello in cerca di certezze: a Priolo, durante scavi per il rifacimento di linee elettriche, si scopre un deposito di rifiuti tossici sotterrati in prossimità degli uffici della Syndial (ex Enichem). Il dubbio è legittimo e pressante: non sarà che anche a Gela ci sia qualche deposito di rifiuti tossici interrati? Non sarà che gli archeologi del 3.800 d.C., anziché vestigia della vita comune dei gelesi, troveranno fusti fetenti di materiale tossico? Non sarebbe bene fare una verifica anche al petrolchimico gelese, magari controllando la corrispondenza tra rifiuti tossici prodotti e rifiuti tossici smaltiti?
Mi scuseranno gli addetti ai lavori, ma per il ridimensionamento o addirittura la chiusura del petrolchimico non mi strapperei i residui capelli: i lavori di bonifica assorbirebbero i lavoratori per almeno dieci anni e nel frattempo si potrebbe lavorare seriamente per la riconversione economica della città verso le piccole aziende, il turismo, l’agricoltura (che già c’è ed è all’avanguardia). Non dimentichiamoci che già oggi il settore trainante dell’economia gelese non è l’industria, ma l’agricoltura, sia per numero di occupati che per valore aggiunto.
E a proposito di agricoltura, il settore che il 26 mattina è stato messo in ginocchio da una tromba d’aria di pochi minuti, occorre intervenire subito per permettere agli agricoltori di riparare i danni che stavolta, a differenza che nel passato, sono strutturali. Occorre dotare il settore di fondi che permettano la ricostruzione delle serre andate distrutte. Pare che tutti, Comune, Provincia, deputazione locale, si stiano muovendo per cercare soluzioni adeguate, e questo è certamente positivo. Ma attenzione all’incognita banche: è inutile che vengano date sovvenzioni agli agricoltori sotto forma di prestiti decennali con intervento sugli interessi, se poi le Banche andranno a chiedere garanzie come per qualunque operazione di fido.
Occorre una convenzione con gli istituti bancari o la garanzia fidejussoria da parte della Regione per quegli agricoltori che non dispongono di adeguate garanzie. Altrimenti avremo fatto un buco nell’acqua e messo la parola fine sul fiorente settore agricolo gelese.


Autore : Giulio Cordaro

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I Vostri commenti
Beh caro Giulio, io i capelli residui me li strapperei di certo alla notizia della chiusura dello stabilimento. Io e qualche migliaio di tecnici che, direttamente ed indirettamente, lavorano attorno alle raffinerie. La prospettiva di ritrovarmi con un cannello in mano a tagliare acciaio non mi alletta per niente.... Ritrovarmi poi in una serra a raccogliere pomodori.. faccia Lei. Battute a parte, penso, anzi sono convinto che

Autore: Salvatore 
data: 03/12/2003
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