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notizia del 14/05/2011 messa in rete alle 15:17:31
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Acqua, il Consiglio comunale vuole la mobilitazione generale
Una seduta consiliare monotematica di ottimo livello, quella di giovedì 12 maggio scorso. Costruttivi tutti gli interventi, a partire da quello di Rocco Giudice, primo firmatario della richiesta di convocazione di un consiglio con all’ordine del giorno l’ennesima discussione sulla crisi idrica. Interessanti, ferme e incisive le proposte che sono scaturite. Persino quasi tutte concordi sulla necessità di una mobilitazione generale delle coscienze e puntare su un confronto con la Regione perché Gela abbia riconosciuto il suo diritto all’acqua potabile e ventiquattro ore su ventiquattro. Sono solo dei palliativi continuare a dare contro “Caltaqua” che ha pure i suoi guai e le sue colpe, ma è stato sottolineato a gran voce che il problema acqua è politico e va affrontato politicamente. Ma il punto è – come hanno rimarcato consiglieri di maggioranza e di opposizione – che per cambiare le cose, va cambiata la n orma che autorizza Siciliacque ad essere la padrona in assoluto. Ma per cambiare la norma necessita soprattutto la mobilitazione della nostra deputazione. Solo che i nostri deputati sono spesso latitanti e più protesi a coltivare il loro orticello in periodo di campagna elettorale, che a lavorare insieme per il bene della città. Non lo affermiamo noi, ma si tratta di denunce trite e ritrite venute fuori sia da dichiarazioni politiche riportate nei quotidiani e nelle redazioni delle Tv locali da parte di consiglieri comunali di tutti i colori politici. E la stessa denuncia l’abbiamo ascoltata durante i lavori consiliari. Purtroppo un pizzico di populismo e demagogia sono gli ingredienti che in ogni consiglio comunale non mancano. Meno male che alcuni consiglieri lo riconoscono e lo denunciano apertamente con lo sconcerto o la meraviglia di altri.
Dicevamo della bontà degli interventi che poi alla fine, dopo cinque ore di dibattito, hanno creato solo un flop. Si è votato su un dispositivo che molti non hanno compreso, forse per la stringata dicitura con cui si è espresso o forse per giungere a qualunque costo ad una votazione.
Per la verità il “buon” Peppe Arancio, capo gruppo consiliare del Pd, si era incaricato di elaborare un documento da sottoporre alla fine ad approvazione unanime, raccogliendo il contributo di diversi consiglieri di maggioranza e di opposizione. Aveva proposto l’istituzione di un gruppo di lavoro con compiti specifici. Un buon lavoro che purtroppo alla fine è stato vanificato per l’impossibilità di trovare un punto d’incontro tra maggioranza ed opposizione. Di Dio e Gallo, che Arancio giura di averli cercati per ottenere un loro contributo per integrare il documento da lui elaborato assieme ad altri, erano del parere che la seduta andasse sospesa per concordare assieme l’elaborazione di un documento con tutte le cose da fare. Su questa eventualità si è perso solo del tempo che poi alla fine ha portato ad approvare solo uno striminzito dispositivo con l’astensione dal voto di Di Dio, Trainito, Gallo e Di Dio. In sostanza, il consiglio comunale ha deliberato l’istituzione di un gruppo di lavoro che dovrà concludere i suoi lavori entro trenta giorni, con il mandato di elaborare una piattaforma rivendicativa nei confronti della regione tracciando un percorso delle cose da fare”. Quindi nessuna decisione. Sarà questo gruppo di lavoro che elaborerà un programma sulla scorta di quanto è emerso nel dibattito consiliare. Non ci sarà neppure la necessità di una nuova seduta consiliare per la ratifica delle conclusioni cui il gruppo di lavoro sarà giunto.
A prendere per primo la parola è stato Rocco Giudice (Pd) che si è subito espresso per l’istituzione dell’acqua pubblica. Ha auspicato la riapertura e la rimessa in marcia del dissalatore non solo per garantire maggiori risorse idriche ma anche per dare risposte a quei venti lavoratori dell’impianto che stanno per essere mandati a casa.
Forti le denunce di Piero Lo Nigro. E’ arrivato ad affermare che Siciliacque ha perpetrato una vera e propria truffa nei confronti dei cittadini gelesi. Ha aggiunto anche che è mafiosa nei metodi di gestione, ma che tutto si riconduce ad una norma che le consente di spadroneggiare e di circondarsi di alcune società che le stanno attorno per fare business Rivolto al presidente del Consiglio Fava, ha denunciato la mancanza di risposta ad una sua richiesta di tavolo tecnico. Ha quindi chiesto conto a Caltaqua dei suoi mancati investimenti.
“La smettano alla Regione – ha concluso Lo Nigro – di dire che il nostro territorio ha l’acqua garantita. Non è così. E’ urgente un tavolo con tutti gli attori perché vengano date risposte concrete sul dissalatore, sulle dighe e sulla questione delle tariffe”.
Il presidente Fava ha sentito il dovere di intervenire per rispondere a Lo Nigro che l’incontro da lui richiesto c’è stato il 4 marzo scorso, dove ha partecipato anche la raffineria dichiaratasi disponibile a fare la sua parte. Solo che è mancato l’interlocutore principale: la Regione.
Molto critico, soprattutto nei riguardi dell’amministrazione, il consigliere Salvatore Gallo. Ha sbugiardato tutti coloro che durante la campagna elettorale avevano promesso che le tariffe dell’acqua sarebbe state ridotte, che sarebbe arrivate nelle case ogni giorno ventiquattrore su ventiquattro e che le dighe sarebbero state manutenzionate. Alla fine ha chiesto che salti fuori il nome di chi ha fatto queste promesse mancate. “Dove sono quelle promesse – ha continuato Gallo – che l’Ato aveva fatto quando ha affermato che il servizio sarebbe migliorato assieme al recupero delle perdite idriche e fognarie. Caltaqua deve andare via. L’Amministrazione non deve stare in silenzio. A Gela vogliamo una municipalizzata”.
Giacomo Gulizzi(Pd) si è assunto l’onere di spiegare tecnicamente il bilancio di Caltaqua. Ha sottolineato le incongruenze e le forti penalità oltre che i maggiori costi che deve sopportare da Aquaria a differenza di altre società analoghe (Ente idrico di Agrigento) che invece intervengono favorendo le consociate senza far pagare consulenze salate. Si è chiesto infine, come mai ad oggi Caltaqua ha speso soltanto una ventina di milioni di quei centoventi milioni di finanziamento avuti dalla Regione. “L’Ato idrico – ha continuato Gulizzi – dovrebbe controllare se Caltaqua ha presentato i progetti perché quei cento venti milioni sono già inclusi nelle tariffe che i cittadini pagano senza però che gli investimenti ci siano. Infine, a seguito dell’acqua non potabile, Caltaqua per il danno d’immagine sofferta, ha ottenuto da Siciliacque un indennizzo di un milione e trecentocinquantamila mila euro. Perché quest’indennizzo lo ottiene il comune di Gela che è il vero ente che ha subito assieme ai cittadini il danno d’immagine. Sarebbe opportuno tramite dei legali accertare questa opportunità”. Ugo Costa ha proposto una commissione d’indagine. Scopo fondamentale: fare il punto della situazione sulla gestione operativa dell’Ato e di Caltaqua. Infine stilare un documento chiedendo con l’apporto della deputazione regionale per risolvere il problema. Quindi un lavoro sinergico senza colore politico.
Si sono registrati altri interventi molto interessanti, quali quelli di Trainito, Vella, Arancio, Cravana, Di Dio, Pingo, Fava, Gradito, Di Stefano, Costa, Maganuco, Ventura, Collorà, D’Assenza. Per l’amministrazione è intervenuto l’assessore Orazio Rinelli che ha ringraziato tutti per la pacatezza e serenità del dibattito. Ha annunciato che l’amministrazione ha aderito al movimento per l’acqua pubblica per la quale sono state già raccolte 38 mila firme.
“Credo sia necessario una mobilitazione generale per ottenere di rendere pubblica l’acqua. Devo dire infine che l’amministrazione non se n’è stata con le mani in mano ed ha chiesto conto a Caltaqua delle sue inadempienze. Il 50% delle bollette fino al 2010 non si sa chi le pagherà, ma sicuramente non saranno i cittadini. Addirittura per quel periodo, chi ha pagato il 100 % ha diritto al rimborso della metà”.
Autore : Nello Lombardo
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