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notizia del 11/10/2009 messa in rete alle 15:13:44
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Gaetano Lorefice, compositore e le sue esperienze sanremesi
Sono trascorsi ben 59 anni, ma poco o nulla è cambiato dal primo Festival. Il 1951 è l’anno che segna la prima grande rivoluzione nel mondo della musica. Il prestigioso palco di San Remo, proclama la vincitrice della prima edizione del Festival della canzone. Nilla Pizzi vince con il brano "Grazie dei fiori". Su quello stesso palco, cantanti dagli stili così diversi, interpreteranno nel corso degli anni le più belle canzoni di tutti i tempi. É la musica degli anni 60-70, quella che ha fatto sognare l’Italia intera. Canzoni senza tempo potremmo definirle, espressione di sentimenti e stati d’animo sempre attuali. Musica vuol dire sognare ad occhi aperti, poter idealizzare un mondo personale, farsi travolgere dalle emozioni. questo il variegato mondo nella quale si è immerso Gaetano Lorefice (nella foto), compositore gelese dall’originale talento. Muovendo i primi passi nel mondo dei Festival locali, è giunto alle composizioni di livello nazionale. Negli anni 80 è Pippo Baudo il direttore artistico, nonché l’organizzatore del Festival della canzone siciliana, per la quale Lorefice compone. Esperienza entusiasmante la sua, durata due anni. Il sodalizio con Enzo Miceli è ben riuscito. I due gelesi si immergono nella composizione a livelli nazionali. Il primo brano dal titolo “Ma chi gatto me l’ha fatta fare?” è stato interpretato dal giovane Teodosio Losito. A causa della censura da parte di Pippo Baudo, il brano ha assunto il titolo “Ma che bella storia”. I due successivi brani interpretati dalla cantante Irene Fargo saranno “La donna di Ibsen nel 1991 e “Come una Turandot” a Sanremo ‘92. Esperienza unica per i due compositori che trovano la loro realizzazione scrivendo testi da portare in scena al più prestigioso Festival Italiano. Importanti successi, diverse partecipazioni a programmi televisivi quali “Ok il prezzo è giusto” condotto da Iva Zanicchi, mettono ancor più in luce i meritati successi. Una passione accantonata per far spazio ai doveri familiari, ma mai realmente abbandonata. Il Festival del Golfo, da a Lorefice la possibilità di un nuovo full-immersion nella musica. In qualità di direttore artistico, punta sui tanti talenti inespressi. Nata proprio dal suo desiderio di dare voce ai giovani, questa manifestazione li rende protagonisti indiscussi. Uomini e donne provenienti da tutto il comprensorio, si danno appuntamento ogni anno per partecipare alla più sentita gara canora della Sicilia. La partecipazione di quest’anno ha interessato più di 200 candidati. L’idea della musica quale professione primaria si sa, nel nostro contesto è difficilmente comprensibile. Dare spazio ai giovani però può essere il primo passo. Ogni anno tanti giovani si candidano per la partecipazione al Festival. Ed ogni anno diventa sempre più difficile decretare un solo vincitore.
– Come nasce la sua attività di compositore?
“Per caso. Ascoltando musica è nata la voglia di comporre. Il passo successivo è stato quello di collaborare con altri musicisti per ottenere risultati ancor più avvincenti. Il testo che viene applicato alla melodia nasce dall’ispirazione del momento, in modo casuale. Ricordo che il brano presentato al terzo Festival di Sanremo subì tantissime modifiche, perché non sapevamo dove trovare lo spunto. Casualmente, ero in un negozio di dischi sul Lago di Iseo e tenevano fra le mani la Turandot di Puccini. Così è nata l’idea”.
– Cosa pensa dei giovani che si cimentano ai Festival di Provincia?
“Ci sono giovani di grande talento. Il problema è che Gela non offre le possibilità. Sono stato contattato dall’organizzazione dei Festival Italiani che racchiude un Festival per ogni regione. Tutti i vincitori si danno appuntamento a Riva del Garda, è una bella esperienza. Purtroppo quest’anno non ho avuto modo di decretare il vincitore, perché la data di quel concorso coincideva con i preparativi del Festival del Golfo”.
– Com’è stata la collaborazione con Miceli?
“Piuttosto positiva. Lui è un grande professionista, attualmente è il produttore del noto cantante Daniele Silvestri. Ha deciso di rimanere a Milano, per continuare la sua carriera di compositore a tempo pieno. La grande città offre di certo sbocchi e possibilità che in Sicilia non esistono”.
– Pensa che il mondo della musica presenti delle oggettive difficoltà?
“Non credo. Il fatto è che a livello nazionale c’è molta concorrenza. Riuscire ad emergere non è semplice. Si può avere molto talento ma spesso la registrazione di un giovane che sogna di entrare nell’ambiente musicale viene cestinata fra le altre. La fortuna gioca un ruolo importante”.
– Nel periodo più prolifero di compositore come le sono sembrate le interpretazioni di Irene Fargo?
“ Mi aspettavo di più. Questi brani ovviamente sono stati adattati alla voce della cantante. Il risultato è stato un po’ più melodico di quello che doveva essere. La donna di Ibsen che considero il brano migliore, si classificò al Festival del ‘91, al secondo posto. Credo che senza il taglio della strofa il brano si sarebbe aggiudicato il primo posto”.
– C’è un motivo particolare per la quale è legato al brano “La donna di Ibsen”?
Si. La donna di Ibsen nasce in un periodo in cui non riuscivamo a trovare l’ispirazione. Ritornando da Milano mi è capitato di leggere un libro dal titolo “La donna e il mare” di Ibsen, quel libro è stato la fonte delle successive idee”.
– Cosa è cambiato nel mondo della musica da quando lei componeva ad oggi?
“E’ cambiato il modo di fare musica. Prima la melodia nasceva in modo spontaneo attraverso l’utilizzo degli strumenti. Oggi tutto avviene meccanicamente, è il computer che svolge il lavoro. Le canzoni degli anni 60 sono ancora vive nella memoria perché raccontano di emozioni vere”.
– I brani “La donna di Ibsen” e “Come una Turandot” hanno qualche legame?
“No. Gli unici elementi che accomunano le due canzoni sono gli interpreti e gli autori. Tutte e due si ispirano a due importanti opere. La donna di Ibsen era un testo letterario e la Turandot richiama l’opera di Puccini”.
– Cosa pensa della mancanza di strutture adatte, di scuole di musica a Gela?
“Credo ci sia un problema di fondo. Nella nostra amministrazione comunale mancano figure politiche che conoscono a fondo la questione. Non si rendono conto di quanta partecipazione ci sia a Festival di questo tipo. Il settore artistico si sta allargando sempre più. Mancano le strutture, i centri adeguati dove questi giovani possano aggregarsi”.
– Cosa ha provato ascoltando le sue composizioni al Festival della canzone Italiana?
“Il primo Festival è stato quello più emozionante. La canzone venne interpretata da Teodosio Losito, un giovane che non vinse. Nonostante non abbia avuto successo nel mondo della musica, è riuscito a trovare la sua strada. Oggi è una figura importante nel mondo delle fiction. Le sue creazioni sono diventate famose fiction di Canale 5”.
Autore : Martina La Gristina
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