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Corriere di Gela | L’arte di educare tra agio e disagio
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notizia del 23/02/2013 messa in rete alle 15:02:37

L’arte di educare tra agio e disagio

Quanto badiamo alla nostra pelle? E quanto al nostro vestito? La nostra pelle ci appartiene, è quello che siamo. Il nostro vestito è ciò che siamo diventati in seguito ad una laurea, è il mestiere che abbiamo scelto di fare, l’abito che indossiamo ogni giorno per coprire la pelle. E’ facile criticare ciò che indossiamo, molto più invece la pelle. La nostra essenza, la nostra vera natura è frutto dell’educazione e dell’amore che abbiamo ricevuto.

Della differenza tra pelle e vestito, cioè tra la coscienza e la quotidianità, ne ha parlato il dott. Carmelo Impera, psicologo, pedagogista e giudice onorario presso il tribunale di Catania, durante la sua conferenza “Crescere nell’amore. L’arte di educare tra agio e disagio”, nell’aula magna del Liceo Classico Eschilo. Ad organizzare l’evento è stato il docente di storia e filosofia Giuseppe Felici. La storia raccontata agli alunni del triennio è quella di un giovane esuberante, di un dj delle discoteche più in vista di Catania che ha conosciuto e vissuto in linea diretta il disagio della droga, dell’alcool. Un giovane che è stato il tormento di sua madre e di suo padre, esempi di vita, di vera educazione, di amore.

La morte di entrambi, lo schiaffo del padre davanti la radio e la sua supplica in lacrime mentre chiedeva al figlio di salvarsi perché ancora in tempo, hanno cambiato la vita del dott. Impera. Una vita spesa per i giovani con la realizzazione di una casa di accoglienza per i ragazzi che gli vengono affidati dal tribunale e una spiritualità profonda che non lo ha mai abbandonato nemmeno nei momenti più difficili. Se non avesse incontrato la fermezza di suo padre probabilmente non sarebbe diventato quel che è adesso, perché tutte le carte vanno giocate nel periodo dell’adolescenza, quando si è in grado di capire e pensare al proprio futuro.

Oggi c’è un grande bisogno di amore e di educazione per i giovani. Per occuparsi di loro non basta una laurea, ma una scelta di vita. Impera ha imparato a spese sue che non esiste soltanto la grammatica italiana, ma anche una grammatica del cuore, del corpo, dei sentimenti che va appresa in questo lasso di tempo perché poi subentra l’ansia del lavoro, della laurea e non c’è spazio per realizzare ciò che desideriamo. Agli insegnanti, ai genitori va il monito del dott. Impera nell’insegnare ai giovani ad avere due occhi: uno della ragione e uno del cuore. Che i giovani imparino ad imparare interrogandosi sempre sul vero senso della vita e che gli educatori imparino ad insegnare ponendo continuamente grandi interrogativi ai loro interlocutori, perché «l’uomo fin quando è inquieto puo’ stare tranquillo».


Autore : Greta Smecca

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