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Corriere di Gela | Lo stato ansioso
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notizia del 01/07/2012 messa in rete alle 15:00:10

Lo stato ansioso

La preoccupazione ed il nervosismo che prende il soggetto nel momento in cui si sente in pericolo, si manifesta con una grande quantità di sintomi sia fisici che psicologici. Il sintomo psicologico più grave è la paura di qualcosa, una paura tutta interna, un malessere indefinito ed indefinibile, senza “oggetto”, l’individuo non sa infatti riferire di cosa ha paura. Si sente inquieto, non riesce a concentrarsi sulle sue cose, si muove di continuo. Spesso il sonno tarda ad arrivare, e le notti passano in bianco, ed in angoscia.

L’insonnia da ansia è motivata dalla presenza di un pericolo a cui l’individuo dovrebbe fare fronte, una emergenza, per cui il sistema tiene svegli al fine di trovare una soluzione.

Se la soluzione viene trovata, nel giro di qualche giorno il sonno si normalizza, ma quando la soluzione non viene trovata, l’insonnia può diventare invalidante, e quindi è opportuno usare degli ansiolitici e dei sonniferi, a piccole dosi. Se l’ansia si riduce con i farmaci ed il sonno arriva con i sonniferi, i problemi non sono risolti, anzi possono diventare molto più grandi e l’individuo sempre meno in grado di risolverli, e quindi continuerà a proteggersi usando sempre più farmaci e cronicizzando. Un circolo vizioso.

Capire cosa sta succedendo è molto importante al fine di evitare un peggioramento e di prevenire una dipendenza. Di fronte al malessere dell’ansia l’uomo ha quattro possibilità di reagire. La prima è l’ aggressività contro la causa. Se si ha consapevolezza della causa, che può essere una persona, o un gruppo, o una ambiente etc., reagire aggredendo contro ed eliminando il problema riduce l’ansia, e piano piano si va verso la normalizzazione. Non conoscere la causa, o non potere aggredire, perché l’avversario è troppo forte e non è possibile vincere su di lui, o non potere aggredire per altri motivi, mette l’individuo nelle condizioni di aumento dell’ansia, a cui può sottrarsi mediante un secondo meccanismo di difesa: l’evitamento o la fuga. L’evitamento è un allontanamento psicologico e fisico, geografico, dall’origine della paura, allontanasi fisicamente da quel posto o dalla quella persona, mettere distanza fisica al fine di non essere raggiungibili e quindi potersi sentire di nuovo al sicuro.

Ancora, l’individuo può usare un terzo meccanismo di difesa dal pericolo e dalla sua ansia che è la mimetizzazione, cioè lo scomparire, rendersi poco o nulla visibili, nell’abbigliamento, nel portamento, nella voce, esserci, ma anche non esserci, insomma non farsi notare, per non suscitare interesse, non sovraesporsi, essere defilati, senza sentirsi al centro del mondo, il mondo ha altre cose a cui pensare, e l’individuo è salvo. Quando anche la mimetizzazione è insufficiente, l’individuo va incontro ad un ingorgo tutto interno psicologico e mentale, una forte tensione che si ritorce contro la sua stessa persona, invadendo la mente ed corpo, e provocando malattie fisiche e mentali.


Autore : Francesco Lauria - medico chirurgo,specialista in Psichiatria

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