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notizia del 23/02/2013 messa in rete alle 14:58:23
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PERSONAGGI DIMENTICATI/ «Sono il ragioniere Longo profugo d’Africa e di Libia»
Spesse volte ci chiediamo se a fare la storia di un popolo siano solo i grandi personaggi, i sindaci, i grossi capitalisti, gli uomini del potere. La risposta unanime è no. Perché anche personaggi di poco conto o marginali aiutano a capire la sensibilità di una collettività.
Nessuno si è mai sognato di scrivere la storia di personaggi insignificanti, di scemi del paese, di piccoli barboni che incontriamo ogni giorno per la strada, magari offrendogli venti centesimi. Chissà se qualche editore un bel giorno non decidesse di farlo per aiutarci a capire quanto sia grande l’acco-glienza e la sensibilità dei nostri concittadini. Gela vanta sicuramente il primato della solidarietà, della tolleranza e di un buonismo senza pari nei riguardi di questi personaggi della strada che, a detta de nostri nonni, ci sono sempre stati a far data dai primi del secolo.
Spesso vengono ricordati solo con qualche nomignolo. Chi non rammenta Cola u ‘mbriacu e Nino Impopa, Luigi Fileccia, Bobò, tanto per citarne alcuni? Due personaggi riprodotti in numerose tele dai nostri artisti pittori Occhipinti e Insulla. C’è una terza figura di cui mi accingo a parlare, anch’essa passata a miglior vita in circostanze tragiche, molto nota a Gela. Sornione, credulone, pieno di autostima, con il sorriso sempre tra le labbra.
Mai un’imprecazione verso qualcuno, mai una parola di troppo. Potevi leggere nei suoi occhi, quasi sempre semichiusi come abbagliati dal sole, una serenità interiore da fare invidia a chiunque. Nonostante la sua vita peregrina, non si lamentava mai del suo stato. Si accontentava di quel che gli passava il convento, come suol dirsi. In genere viveva grazie alla solidarietà della gente. Piccoli lavori, qualche commissione, e il più delle volte si offriva in lavori di pulizia delle scale in qualche condominio. Si accontentava di poco: un bel piatto di pasta asciutta e qualche mela o una moneta da cinque cento lire. Non disdegnava qualche bicchiere di vino.
Dopo avere racimolato cento lire – mi racconta Luigi Paci che lo conosceva benissimo –andava spesso a spenderle per un quartino di vino rosso in una vecchia bettola di una viuzza che costeggia la chiesa sconsacrata di San Giovanni nel centro storico di Gela. Nel corso della settimana soleva indossare un vestito spezzato con al di sotto una camicia sbottonata, ma di domenica e nei giorni festivi si cambiava rigorosamente d’abito utilizzando quello regalatogli dall’ultimo benefattore di turno. E calzava persino scarpe ben lucidate regalategli da un negoziante del corso Vittorio Emanuele. Tutti lo conoscevamo col nome di Ragioniere Longo. Se gli chiedevi come si chiamasse. Non si limitava a rispondere: «Sono il Ragioniere Longo Giuseppe, profugo d’Africa e di Libia. Venuto a Gela per fare il servizio di leva».
Come un ciclone aggiungeva tutta la sua storia, le sue vicissitudini della guerra e se non lo fermavi aggiungeva episodi su episodi che alla fine erano solo pura invenzione. Se volevi tastare la sua cultura, bastava che gli facessi delle domande e lui era lì pronto a rispondere per dimostrare che era profondo conoscitore di tutto. Diceva di conoscere l’arabo, il tedesco, l’inglese, lo spagnolo e per rendersi credibile buttava giù vocaboli e frasi in tutte le lingue. Se gli dicevi che era bravo, se ne rallegrava e ti ringraziava inchinandosi più volte e ridendo dalla gioia. Non lasciava mai trasparire tristezza o malumore. Forse per incoscienza era felice del suo stato. Non gli mancava nulla.
«L’ho conosciuto ancor prima che venisse a fare la pulizia delle scale nella sede di Radio Gela, sopra l’oculista Contarino, dove conducevo trasmissioni musicali – ricorda Luigi Paci –. So che dormì gratuitamente per molto tempo in Via senatore Dammaggio all’hotel gestito dalla famiglia Di Mauro. Era profugo d’Africa e per guadagnarsi qualche cinquecento o mille lire, puliva le vetrine o trasportava qualche soprammobile o puliva le scale di qualche condominio. Sembrava dire degli strafalcioni, ma non erano tali in quanto nascondevano delle verità. A modo suo era una persona preparatissima.
Conosceva diverse lingue. Parlava benissimo l’inglese e l’arabo e lo scriveva. Se parlavo con lui di storia, di arte o di scienze, non si tirava indietro e dimostrava di essere documentato. Mi lasciava a bocca aperta. In alcune trasmissioni gli ponevo delle domande e dopo avergli affidato il microfono, rispondeva con cognizione di causa in diretta radiofonica lasciando di stucco tutti coloro che erano assieme a me in studio. Con me aveva un rapporto bellissimo. Me lo portavo spesso al bar per un caffè o per una colazione al bar Tripoli da zio Nunzio. E lui era felicissimo.
Io sono stato sempre vicino a questi personaggi che mi hanno fatto sempre tenerezza. Come lui a Gela ce ne sono stati o ce ne sono tanti. Ricordo Ciuzzo de’ rini che come il ragioniere Longo non ha una locazione. Alla buon’anima di Pippo Vitale e Tano Paladino, allora sindaci di Gela gli chiesi di far qualcosa per il ragioniere Longo per fornirgli un tetto. Per un certo tempo ricordo che fu accolto alla casa di riposo Antonietta Aldisio. Non poche volte lo abbiamo fatto dormire a Radio Gela. E’ un personaggio che per certi versi ha fatto parte della mia vita e devo dire la verità: mi manca».
Dalle cronache dei giornali apprendemmo che morì tragicamente in un rogo che lo colse durante il sonno in un casotto abbandonato sotto gli scavi archeologici di Parco delle Rimembranze.
Anche io ho un bel ricordo del ragioniere Longo. Impersonava il tuttofare. Dotato di una grande fantasia al punto di inventarsi fatti e circostanze di cui si diceva esser stato protagonista e ricorreva ad ogni espediente perchè l'interlocutore se ne convincesse.
Chi lo ascoltava, gli sorrideva e plaudiva bonariamente, lasciandogli credere che lui doveva considerarsi un personaggio importante. Si faceva chiamare ragioniere Longo, ma non so se effettivamente avesse quel titolo. Di certo aveva una sua cultura ed ogni occasione era buona per vantarsene. Molti gelesi lo ricordano ancora.
Ogni qualvolta mi incontrava, mi chiedeva con garbo quando avrei potuto intervistarlo. Per me era imbarazzante rispondergli che non era possibile.
Però in un giorno a ridosso al carnevale nel lontano 1978 presso lo studio di architettura e ingegneria “Collettivo Alfa”, assieme all’architetto Totino Cascone e Pino Valenti improvvisammo una finta sala di registrazione lasciandogli credere che si trattava di un collegamento radiofonico con radio Gela. Io nel ruolo di presentatore avrei dovuto intervistarlo sui temi che conosceva a menadito. Felicissimo, si dichiarò subito pronto all’intervista definendosi esperto negli stili architettonici. E giù ad elencare i vari stili jonico, gotico, corinzio, aggiungendo lo stile “copernico” di sua sola conoscenza.
Si parlò anche di fisica nucleare, di storia del cristianesimo e di religione maomettana. Ne venne fuori una vera trasmissione con tanto di sottofondo musicale, con un ragioniere Longo protagonista assoluto, quasi un concorrente di “Lascia o raddoppia?”, sempre pronto a rispondere a tutte le domande con grande disinvoltura.
Leggevo nei suoi occhi tutta la gioia per avere avuto soddisfatto un suo desiderio. Quello di essere intervistato per dimostrare a se stesso e a tutti i presunti radioascoltatori, la sua grande preparazione. Quella volta ebbi la fortuna di registrare su nastro, tutta l’intervista con tanto di applausi finali. Per lungo tempo mi chiese quando sarebbe andata in onda quella registrazione. Gli dissi che il nastro era andato accidentalmente distrutto. Rispose con un “peccato!”, ma era comunque felice per essere stato grande protagonista per un solo giorno. Quella registrazione, ancora a distanza di oltre trent’anni la conservo ancora, ma lui, il ragioniere Longo non potrà mai più ascoltarla.
Una figura tutto sommato tenera e innocua e quando qualcuno gli scherzava pesante, quegli scherzi, anche se cattivi, li accettava di buon grado. Anzi ti ringraziava persino. Non era uno stupido.Ostentava sempre cultura e se ti capitava di discutere di storia dell’arte, di politica o di medicina, lui si inseriva nel discorso inventandosi magari di avere insegnato nella tal scuola o di avere fatto il sottufficiale durante la guerra d’Africa o addirittura di essersi specializzato in meccanica o in elettronica. Era autentico e buono, sicuramente un personaggio di grande umanità.
Autore : Nello Lombardo
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