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notizia del 17/11/2013 messa in rete alle 14:44:54
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Vita di quartiere: Cantina sociale, la periferia dimenticata dall’impero
Rappresenta l’espansione verso nord est della città e si può considerare la prosecuzione di Settefarine, simbolo dell’abusivismo. Si tratta del quartiere Cantina Sociale che, nato agli inizi degli anni ’80, ha preso il nome dalla storica cooperativa vinicola che era sita nella parallela via Venezia. Due campetti di calcio, quello di San Rocco, più curato, e quello di San Paolo, una scuola elementare e una succursale della scuola media Enrico Mattei, oltre che l’Istituto alberghiero, rappresentano i servizi di tale rione. Per il resto l’ampia zona manifesta gli stessi disagi che appartengono ad altri quartieri periferici: scarsa manutenzione del verde pubblico, pulizia delle strade insufficiente, mancanza di toponomastica e assenza di pulitura degli scarichi fognari, quest’ultimo aspetto rappresenta il problema più grosso che i residenti si trovano ad affrontare durante i violenti acquazzoni, che fortunatamente dalle nostre parti sono rari. In queste zone cosiddette fragili, si nota una diffusa sensazione di abbandono e marginalità avvertita dalla gente che vi abita.
«Adesso che è passata la bella stagione – ha detto la signora Concetta, residente in via Bramante – viviamo nell’incubo di possibili allagamenti, causati dalle piogge. Le caditoie sono piene, ostruite da detriti e fogliame che nessuno viene a rimuovere, nonostante le varie segnalazioni inviate all’amministrazione».
L’acqua piovana, che si riversa dalla parte alta della città difficilmente raggiunge le condutture fognare, in quanto manca un programma di pulizia serio e ordinato delle caditoie, e il rischio di allagamenti di ampia portata è veramente alto: case al pianterreno invase dalle acque e intere famiglie immobilizzate.
«È ovvio – ha commentato Salvatore, titolare di un’attività in piazza Masaccio – che si tratta di un sistema di fognatura costruito da noi privati e che probabilmente non avrà una canalizzazione adeguata, ma manca in ogni caso un piano sistematico di pulizia delle infrastrutture di scolo, e nell’ultimo episodio di pioggia anche tutto lo spazio circostante la frequentatissima chiesa di San Rocco era invaso dalle acque, rendendo inaccessibile il luogo di culto a tutti i cittadini».
Il quartiere ha subito nell’ultimo decennio un’espansione, con la creazione di una vasta zona residenziale caratterizzata da strade larghe e villette a schiera con giardino, ma lo stato di degrado non sembra abbandonare tale zona: ovunque cumuli di immondizia e erba alta che favoriscono la presenza di animali e la proliferazione di zanzare. Per non parlare dell’insieme di macerie in cui è stato ridotto il terminal dei pullman completato nel 2000 e mai utilizzato.
«Più volte noi residenti – ci ha raccontato Salvatore – abbiamo protestato per la situazione di degrado pesante, soprattutto per chi abita nei pressi dell’edificio, oggetto di atti vandalici, con devastazione di vetri e muri sgretolati. Ma le forze dell’ordine disertano tale zona».
Inaugurata da pochi anni, la piazza Masaccio, che ospita la struttura, oggi si presenta come una terra di nessuno e mostra i segni del degrado e dell’abbandono: panchine divelte diventate raccolta di frasi, faretti per l’illuminazione rotti, rifiuti disseminati nelle aiuole, e assenza di fiori. Gli atti vandalici sono una conseguenza del disagio sociale che mostrano i giovani del quartiere abbandonati a se stessi in un luogo che non offre strutture ricreative e culturali. Del resto l’aggettivo periferico nella nostra città significa trascurabile e non essenziale nel sistema di cui fa parte. E si avverte un forte senso di abbandono da parte dei residenti a causa della latitanza da parte delle istituzioni.
«L’amministrazione – ha affermato son Angelo Romano, parroco della chiesa di San Rocco – dovrebbe dialogare con il territorio e con i bisogni e le necessità emergenti, questo è stato chiesto da me più volte. Questo è un quartiere con un alto tasso di disoccupazione e intere famiglie sono affamate. I residenti di Cantina Sociale sono giovani e appartengono ad una classe operaia, e la maggior parte ha subito gli effetti della crisi».
Il parroco ha sottolineato come l’amministrazione sia completamente assente, e il decurtamento delle . risorse economiche diventa la scusa per non intervenire. Come quando per due mesi tutto lo spazio circondante la chiesa è rimasto in uno stato di semi buio, per l’uso di lampadine a risparmio energetico che illuminavano appena e che non venivano sostituite nonostante le tantissime segnalazioni da parte del prete. La Chiesa di San Rocco, che vanta una vasta comunità di fedeli, ha avviato da alcuni mesi l’oratorio che, con attività musicali, danza e sport, è diventato l’unico luogo di aggregazione dei ragazzini del quartiere, inoltre anche quest’anno è stato riproposto il doposcuola tenuto da volontari. Un sostegno scolastico ad alunni che mostrano non solo un deficit culturale ma anche sociale.
«Si tratta – ha commentato padre Romano – di ragazzi che a scuola non riescono a colmare tali lacune e sono grado ai tanti volontari che permettono questo servizio».
Se ci sono stati delle politiche volte al miglioramento di tale zona, la gente intervistata non le conosce. Ciò che emerge è un difficile rapporto tra abitanti e istituzioni, perché a prevalere è la sensazione che nel proprio quartiere non si faccia molto.
Autore : Filippa Antinoro
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