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notizia del 29/01/2012 messa in rete alle 14:41:36
Politica e forconi
La protesta che nei giorni scorsi ha paralizzato la nostra regione riducendo in barbarie la popolazione siciliana, pur essendo in qualche modo la replica di ciò che è successo nel 2000 e del 2007, mostra dei connotati più preoccupanti rispetto al passato. Non è neppure il caso di ricordare il particolare momento di crisi che stiamo vivendo, basta guardare tutti i giorni i telegiornali e sentire i quotidiani bollettini di “guerra” che arrivano dal fronte economico e finanziario. È, invece, opportuno sottolineare come la classe politica non avendo più “risorse da distribuire” sia costretta a rifugiarsi nel “potere del non fare”; come acutamente fa notare Sebastiano Abbenante (vedi Corriere di Gela del 21 gennaio scorso).
Quest’ultimo aspetto, in mancanza di una nuova politica regionale in grado di gestire i cambiamenti storici in atto, rischia di elevare il malcontento al punto di mettere a rischio perfino la stessa convivenza sociale. In questa occasione di protesta, l’impotenza della politica e dell’amministrazione regionale è mostruosamente dimostrata dalla posizione del Governatore siciliano, il quale alle rivendicazioni poste dai contestatori, peraltro alquanto raffazzonate, non ha dato nessuna risposta se non quella di rimandare la questione al Governo nazionale.
Nel 2008 Raffaele Lombardo con chiaro realismo politico aveva appoggiato la valanga elettorale berlusconiana che si apprestava a vincere l’elezioni nazionali; ottenendo, inoltre, da un forte cartello elettorale composto da Pdl, Mpa e Udc, un grosso sostegno per la sua elezione alla presidenza della Regione.
La vittoria del centro-destra in Sicilia si sarebbe poi completata, alcune settimane dopo, con la schiacciante affermazione, al primo turno, in tutte le Provincie regionali. I siciliani avevano scelto: volevano essere governati dal centro-destra, da Berlusconi e dai suoi alleati; il centro-sinistra veniva sconfitto sonoramente. La storia politica di questi tre anni e mezzo è nota: qualche mese fa Berlusconi ha dovuto lasciare il posto a Monti e al suo governo tecnico; in Sicilia Lombardo presiede un esecutivo di tecnici con l’appoggio decisivo del partito democratico. È facile comprende che con un quadro politico così instabile la protesta può innescare una pericolosa guerra tra poveri. Anche se manifestare è comunque una sana espressione di democrazia, tuttavia alcuni aspetti di questa protesta fanno sorgere alcuni dubbi.
Dalla Sicilia è sempre arrivato un forte consenso elettorale per Berlusconi e il centro-destra, il cavaliere ha governato per diversi anni, accanto a lui sono diventati potenti alcuni politici siciliani: Alfano, Miccichè (novello indipendentista) e Schifani, su tutti. Eppure, nonostante la nostra isola non abbia mai avuto concreti benefici dai governi presieduti da Berlusconi, durante gli anni in cui ha comandato il cavaliere il movimentismo siciliano è andato in letargo.
Oggi, invece, i manifestanti inveiscono contro i politici incapaci e parassiti, gridano che gli stessi politici devono andare tutti a casa, sostengono che non si può fermare il mutamento culturale che è in atto in Sicilia. Il guaio è che a rappresentare questi pensieri, tutto sommato condivisibili, siano aspiranti capipopolo il cui valore politico appare quanto meno dubbio.
Basta sentire gli interventi dei cosiddetti leader dei manifestanti (forconi e forza d’urto) per rendersi conto che una giusta causa gestita in modo scriteriato può vanificare la volontà di cambiamento, molto presente nel popolo siciliano. Da sempre in Sicilia la proverbiale immutabilità degli eventi ha convissuto con l’aspirazione movimentistica del popolo siciliano, con risultati quasi sempre disastrosi se non tragici. Spero per questo che la nostra coscienza civica sappia ribellarsi democraticamente al disagio di essere governati da una classe politica che genericamente definiamo mediocre.
Tra alcuni mesi ci saranno l’elezioni, sarà quella l’occasione in cui il popolo siciliano dovrà dimostrare di essere veramente sovrano. Credo nelle manifestazioni di piazza, nei cortei coloriti e rumorosi, nelle manifestazioni del dissenso condotto civilmente; ritengo, invece, deprecabile l’invettiva e l’offesa. Vedere in giro per Gela dei piccoli manifesti con le foto dell’eurodeputato Crocetta e dei tre deputati gelesi all’Ars e con frasi ingiuriose verso i nostri rappresentanti lì raffigurati, non è manifestazione del dissenso, è semplicemente cafonaggine.
I politici gelesi, come la maggior parte dei politici, hanno delle colpe incommensurabili: quasi sempre costruiscono il consenso su favori e promesse individuali, piuttosto che su programmi di crescita dell’intera comunità. Si tratta in ogni caso di persone che hanno ottenuto una valanga di voti.
A Gela, come in tutta la Sicilia, c’è bisogno veramente di un cambiamento culturale, ma affinché questo possa succedere ci vogliono idee no forconi.
Autore : Emanuele Antonuzzo
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