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Corriere di Gela | La politica managerialista dei valori aziendali
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notizia del 27/11/2010 messa in rete alle 14:40:44
La politica managerialista dei valori aziendali

Parlare oggi dei valori aziendali come managerialità, responsabilità, leadership non è più un esercizio circoscritto al mondo dell’industria. Da quando in politica è sceso in campo l’imprenditore italiano per eccellenza ed il suo partito azienda, l’Italia, dal 1994 e per certi versi ancor prima, ha subito una contaminazione di valori che dalle aziende sono passati alla politica di oggi, investendo il quadro politico ed ogni livello di amministrazione pubblica. Leaderismo, managerialità, produttività, efficienza sono termini che si sentono spesso in politica pur essendo stati confinati per decenni nel mondo dell’industria.

Parlare di ciò significa parlare anche delle forze politiche di opposizione che devono fare i conti con il leaderismo competitivo di Vendola che contrasta quello dell’attuale segretario Bersani e significa anche parlare della politica locale di Gela e della sua classe dirigente. Pertanto qualche riflessione su questi nuovi valori apre spunti politici su varie direzioni: nazionali e locali insieme. Scorriamo i ruoli aziendali cercando di comprenderli per poi capire come questi stanno condizionando la politica del nostro paese. Responsabile, manager e leader sono i punti di riferimento dei comportamenti in azienda, ma per capire la portata del leaderismo, che incombe, in tutte le sue forme, sulla politica italiana, occorre distinguere i tre ruoli. Capire il leaderismo significa spiegare buona parte degli insoluti problemi che ormai condizionano la vita dei partiti di ogni tendenza.

Cominciamo col dire che il responsabile è colui che sostanzialmente persegue e fa perseguire obiettivi aziendali replicando metodi di lavoro noti e trasmessi formalmente o informalmente. Per metodi di lavoro deve intendersi non solo ciò che attiene all’area tecnologica ma anche all’area relazionale e gestionale.

Da questo assunto un manager si distingue dal responsabile proprio per una questione inerente il metodo: manager è colui che non replica il metodo degli altri, è cioè colui che persegue gli obiettivi aziendali adottando metodi elaborati in funzione della controparte e del valore dell’obiettivo. Con un esempio se il manager riceve dal suo superiore l’input di conseguire un esito industriale, non opera replicando l’input verso i suoi collaboratori, ma mettendo in campo metodi orientati al risultato. In sintesi innova nel metodo di orientamento dei propri collaboratori. La prima genesi paradigmatica del modo di operare di un manager la troviamo proprio nel ruolo di chi, in un maneggio, cura i cavalli. Il termine maneggio ha un’assonanza non casuale. Chi cura cavalli, ossia cura un maneggio, si relaziona con i cavalli tramite un rapporto che varia su un ventaglio ampio di metodi che hanno per oggetto la cura ed il benessere del cavallo, al quale si chiede di adempiere agli scopi sportivi o di lavoro cui gli equini sono destinati. L’operatore del maneggio stabilisce una relazione con il cavallo, usa il frustino per dettare le azioni, lo zolletta di zucchero per gratificare il cavallo, ne cura la pulizia strigliandolo ogni mattina, ne verifica lo stato di salute e di alimentazione, tutto all’interno di un rapporto di conoscenza ed interazione che crea le premesse per il conseguimento degli obiettivi cui il cavallo è destinato. Estrapolando, il manager è pertanto chi opera sui metodi con cui si trasmettono gli obiettivi.

Cosa ben diversa un leader. Il leader non opera sui metodi, questi hanno ricadute nel predisporsi al meglio per conseguire un obiettivo. Il leader opera nel dominio del senso, inteso come significato, attribuisce cioè significati agli obiettivi, è un trasformatore di senso, opera nel campo della relazione scomodando e trasformando l’obiettivo in significato, quello più accattivante e più coinvolgente ed opera per mantenere alta, nel tempo, la tensione sul senso dell’obiettivo. Ecco perché il leader trascina e non spinge, il senso dell’obiettivo fa sprigionare le energie degli altri verso il significato che il leader sa dare all’obiettivo. Siamo pertanto nel campo della relazione che trasforma i significati da attribuire.

In questo senso la leadership è fortemente condizionata dal contesto perché è il contesto che da l’opportunità di far sprigionare nuovi significati che possono essere comunicati e associati ad un obiettivo. Ne consegue che è più corretto parlare di leadership piuttosto che parlare di leader: se fossimo ai tempi della rivoluzione francese è palese che il contesto offrirebbe più opportunità di esternare nuovi significati che coinvolgerebbero ampie controparti.

Una visione personale del leaderismo, come emanazione di una capacità individuale, sempre e comunque, è pertanto inconsistente, anzi, si può dire che il tempo erode il leaderismo perché tenere alta l’attenzione su nuovi emergenti significati è impresa difficile e progressivamente sempre più impegnativa.

Alla luce di ciò si ci può chiedere: come la politica nazionale e locale interpreta questi valori della modernità usciti dai cancelli delle fabbriche e delle industrie?

Forse nel modo peggiore, ossia messianizzando la leadership, pensando che sia una prerogativa esclusivamente individuale, quando invece, pur facendo capo ad individui capaci di esprimerla, scaturisce dagli scenari che inducono trasformazioni di significato ossia rivoluzioni culturali. Essere consapevoli di questa relatività è già qualcosa, ci aiuterebbe a vedere la politica come l’arte di innescare energie di molti al servizio di significati nascenti, forti, coinvolgenti e sfidanti a cui una classe dirigente poi può fornire metodi e strumenti di realizzazione. Questo la politica dovrebbe recepire, evitando atteggiamenti messianici che oggi sono orientati a ricercare, come qualcuno afferma, un “Papa nero”, ossia un risolutore individuale che non esiste. Anche Gela dovrebbe relativizzare il leaderismo ricercando invece i nuovi significati da dare alla nostra idea di sviluppo, di benessere, di legalità, di sostenibilità cittadina per le quali dovranno poi trovarsi metodi di azione all’altezza dei nuovi significati.


Autore : Sebastiano Abbenante

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