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Corriere di Gela | Pizzo, regalia o… balla
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notizia del 15/02/2009 messa in rete alle 14:32:16

Pizzo, regalia o… balla

Alcune settimane addietro, a seguito di diverse note di stampa, nazionali e regionali, venne annunciata l’imminente pubblicazione di un libro dal titolo eloquente, “No al pizzo” (edito dalla Thor Editrice), opera della scrittrice e attrice potentina, Gabriella De Fina: obiettivo primario dell’autrice è stato quello di raccogliere testimonianze personali di imprenditori e commercianti coraggiosi, giunti alla ribalta per aver deciso di denunciare tutti i loro estortori.
Fin qui nulla di eclatante, considerato che la letteratura in materia si presenta, fortunatamente, assai ampia; ma alcune pagine dell’opera, dedicate al racconto dell’esperienza del commerciante gelese e attuale presidente dell’associazione antiracket cittadina “Gaetano Giordano”, Renzo Caponnetti (nella foto) hanno suscitato grande clamore.
Nel capitolo dedicato al commerciante gelese, oltre alla elencazione delle molteplici traversie affrontate, si cita un particolare episodio, risalente alla fine del 2003: due agenti della Polizia Municipale di Gela, in un’unica occasione, si presentarono presso la sede dell’azienda di vendita all’ingrosso dello stesso Caponnetti, imponendogli un pagamento in denaro, pena l’emissione di salate multe.
Dalla descrizione resa emerge esplicitamente un episodio estorsivo, aggravato dall’essere stato realizzato da pubblici ufficiali.

Un caso inquietante e grave, segno di protervia criminale, insita anche all’interno delle stesse forze dell’ordine; come naturale il contenuto del libro della De Fina ha cagionato reazioni eterogenee, provenienti da svariati settori: quello che però più stupisce dell’intera vicenda non è tanto il vespaio di polemiche suscitate dalle frasi di Renzo Caponnetti, quanto piuttosto il repentino ridimensionamento dell’intera vicenda da parte del suo stesso protagonista.Il presidente dell’antiracket gelese, all’indomani della pubblicazione dell’opera, e conseguentemente delle frasi in essa riportate, ha voluto precisare che la richiesta proveniente dai due agenti non concerneva l’imposizione del pizzo, trattandosi, al contrario, di un invito ad elargire amichevolmente una “piccola” regalia: una cesta dei prodotti della sua azienda, rientrante nel contesto di una strana e discutibile consuetudine.
Come se tutto ciò non fosse sufficiente, al cortocircuito mediatico va ad aggiungersi la questione della presentazione di una denuncia a danno degli autori dell’estorsione: Caponnetti, sostenuto dal sindaco di Gela, Rosario Crocetta, all’epoca dei fatti prontamente avvisato dalla vittima della presunta condotta illecita, ha sostenuto, in un primo momento, di aver sporto regolare denuncia presso il locale commissariato di polizia, per poi ritrattare, sostenendo di non aver adempiuto, su consiglio degli stessi agenti, al regolare iter necessario, limitandosi ad informarli dei fatti verificatisi, ottenendo l’impegno allo svolgimento di ulteriori indagini, necessarie in mancanza di prove inconfutabili a carico dei due pubblici ufficiali.

Caponetti e Crocetta hanno, inoltre, parlato di un provvedimento di sospensione emesso nei confronti dei responsabili delle vessazioni, che potrebbe anche definirsi fantasma, poiché, a seguito di controlli effettuati presso la sede della Polizia Municipale, non risulta alcuna sospensione nel periodo incriminato, come confermato pubblicamente dal maggiore Salvatore Alé, attuale capitano del comando.
I punti poco chiari in tutta questa vicenda sono evidenti, e non aiutano in alcun modo l’individuazione del classico “bandolo della matassa”, anche a causa di una notevole superficialità dimostrata da tutti i suoi protagonisti.
Se è vero che la denuncia venne sporta all’epoca dei fatti, come mai il primo cittadino invita la vittima dell’estorsione a presentarla adesso?
Se i due vigili urbani vennero veramente sospesi, come mai non c’è traccia alcuna del provvedimento?
Come mai lo stesso Caponetti, da elogiare per la scelta della creazione di un’associazione antiracket tra le più prolifiche d’Italia, ha sentito l’esigenza di smentire le affermazioni presenti nell’opera della De Fina, criticando la stessa autrice per l’eccessiva enfasi attribuita a quelle specifiche frasi? I dubbi sono scontati: nella speranza che questi possano essere sciolti completamente dagli interessati, già attraverso il colloquio programmato tra Caponetti ed il maggiore Alé, presso gli uffici della Procura di Gela, necessario per poter scoprire tutte le carte in tavola.

Intanto anche la politica si muove, spinta dal clamore di tutta la vicenda, che rischia di relegare ancor più all’angolo il sindaco Crocetta, già biasimato da molti a seguito delle vicende Agroverde ed EdilPonti; il gruppo di Democrazia e Socialismo, appoggiato dal consigliere del Pdci, Giovanna Cassarà, ha presentato un accurato documento incentrato proprio sul caso Caponetti-Vigili Urbani, contenente la formale richiesta, rivolta al presidente del consesso cittadino, Giuseppe Di Dio, di fissazione di una seduta straordinaria vertente esclusivamente sulla diatriba summenzionata.
DeS, per bocca del suo capogruppo, Paolo Cafà, si è da subito dimostrata attenta all’evolversi dei fatti: indicando evidenti colpe del sindaco Crocetta, qualora tutte le accuse formulate nel libro da Renzo Caponetti si rivelassero fondate, per non aver proceduto con solerzia alla immediata rimozione dei due agenti; individuando, viceversa, notevole irresponsabilità da parte del primo cittadino e dello stesso Caponetti (per il quale verrebbero richieste le dimissioni dalla presidenza dell’associazione antiracket), nell’eventualità di una smentita della loro ricostruzione, per aver esposto l’intero corpo di Polizia Municipale a seri rischi di completa delegittimazione, in una realtà già fortemente minata da tensioni e pericoli non indifferenti.
A questa si aggiunge la proposta del centro-destra, formulata dal capogruppo PdL Gaetano Trainito, dell’istituzione di una commissione prefettizia, volta allo svolgimento di un’approfondita inchiesta, che possa eliminare ogni dubbio, individuando tutti i responsabili.
L’unico punto fermo generato da tale bagarre è facilmente riassumibile: si tratta della sconfitta, causata dall’eventuale conferma del grave episodio, di tutti quei cittadini che credono realmente nello sviluppo della legalità e a tal fine si affidano alle forze dell’ordine (compreso il corpo di Polizia Municipale) per affermarla; se quest’ultima evenienza non si concretizzasse, invece, a perdere sarebbero figure, impegnate in una lotta spesso impari contro forze degeneri, ma che peccando di eccessiva superficialità rischierebbero di far sfumare molta della credibilità acquisita in questi ultimi anni.


Autore : Rosario Cauchi

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