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notizia del 05/09/2009 messa in rete alle 14:29:21
La sfida criminale non conosce limiti
Dispacci di agenzia e comunicati delle forze dell'ordine si sono freneticamente susseguiti durante una turbolenta estate, difficilmente paragonabile ad altre della medesima specie, nonostante ci si riferisca ad una città, Gela, da oltre un ventennio imbrigliata dalle volontà espresse dal crimine organizzato.
Attentati incendiari quasi quotidiani, intimidazioni perpetrate anche attraverso l'uso di armi da fuoco: inequivocabili avvertimenti, pensati ed attuati, forse, da un unico grande “direttorio”, in grado di assimilare forze solo in passato nemiche.
Una nuova fase, dunque, si prospetta, non solo a Gela, ma anche, come testimoniato dalle molteplici azioni messe in atto, a Niscemi, Licata, ed in talune località della provincia di Ragusa.
Il centro più densamente popolato dell'intera provincia di Caltanissetta si candida, oramai, ad assumere tutti i connotati di vero “laboratorio sperimentale”: essenziale per le sorti dei nuovi organigrammi mafiosi.
Seppur seriamente svilite da una violenta decrescita globale, ancor più drastica in territori tradizionalmente arretrati, le attività economiche forgiate nel tessuto urbano gelese garantiscono profitti decisamente elevati per gruppi in fase di riassestamento.
Un indizio tangibile di siffatti intenti può ricavarsi dall' “esportazione”, registratasi proprio nelle ultime settimane, degli attacchi incendiari verso una vitale arteria, viaria ed economica, quale quella rappresentata dalla strada statale 117, esclusivo nodo di raccordo con la provincia di Catania e con le strutture commerciali e di collegamento in essa ubicate.
Lo sconfinamento, dalle vie cittadine ai gangli circostanti, come un incontrollabile ciclone, non ha mancato di colpire, quasi in sequenza, la ditta “Eurotrivellazioni”, il magazzino sussistente all'interno dell'impianto “Esso” per la distribuzione di carburante, di proprietà di Giovanni Lorefice, l'esercizio commerciale “Non Solo Moto”, appartenente ai fratelli Sauna, la rivendita di carburante, con annesso bar-tabacchi, gestito da Calogero Palmeri.
Requisito comune, registratosi non solo per tali episodi, bensì per tutti quelli verificatisi durante il periodo estivo, si individua nell'assoluta incapacità da parte delle vittime di fornire una plausibile spiegazione all'affronto subito: nessuno fra gli esercenti interessati, infatti, sarebbe stato destinatario di richieste estorsive.
Coincidenza che, lungi dalla falsa retorica della dilagante omertà, può contribuire ad una più vasta riflessione, avente quale prioritaria componente d'analisi: il progetto, già completamente avviato oppure solo abbozzato dalle organizzazioni criminali locali, di consolidare definitivamente la propria autorità, ponendo in essere una vera “campagna di informazione” nei confronti di imprenditori, commercianti, professionisti, fino ad oggi non inclusi nel “tour delle riscossioni”.
L'opzione di eclatanti atti intimidatori concentrati entro un limitato spazio viario, quello della strada statale 117, immune, perlomeno nel recente passato, da tali “attenzioni”, si cala, allegoricamente, dentro un più vasto meccanismo, volto alla costante sorveglianza del territorio: da nord a sud, da est ad ovest, senza trascurare le aree marittime, a loro volta teatro, nel corso di questa lunga estate, di alcuni attacchi intimidatori.
Le aggressioni portate avanti nei pressi della fondamentale striscia di asfalto, quindi, ribadiscono, qualora fosse stato necessario, un intento mai sopitosi veramente: ricondurre le entità malavitose gelesi all'apice della fitta tela mafiosa regionale.
Risultato perseguibile mediante una strategia di ampio rifinanziamento e fattiva collaborazione esterna; quest'ultima mossa, assai significativa allo stato attuale, non può prescindere dal ricongiungimento con i gruppi operativi di Niscemi, di recente indebolitisi a causa delle significative defezioni, cagionate da interventi delle forze dell'ordine, di Giuseppe Amedeo Arcerito e Antonino Pitrolo, rappresentanti locali del clan Madonia, e con quelli attivi nel circondario di Vittoria, ove gli eredi del famigerato clan Carbonaro-Dominante, sempre in bilico tra cosa nostra e stidda, intendono proseguire nell'opera già avviata dai predecessori, molti dei quali, inclusi i tre fratelli Carbonaro, costretti a patire rilevanti condanne detentive.
La pretesa verrà condotta a compimento oppure si riuscirà a controbatterla?
Autore : Rosario Cauchi
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