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| notizia del 30/06/2013 messa in rete alle 14:24:43 Nel suo Il volo dei calabroni, un inno alle piccole e medie imprese Alessandro Giudice ha pubblicato l’anno scorso per l’editore Franco Angeli il libro Il volo dei calabroni, che ha per sottotitolo Come le piccole medie imprese italiane vincono la legge di gravità. Il libro è già stato presentato l’anno scorso nell’ambito della XI settimana della cultura d’impresa, organizzata dalla Confindustria di Firenze. Dobbiamo allora intendere il titolo del libro di Giudice come metafora per pervenire, mediante un articolato processo di ricerca, alla identificazione della validità e delle varianti del sistema delle piccole e medie imprese, in questo infelice momento di recessione economica che attraversa il nostro Paese. Nell’introduzione si legge che «secondo la scienza il calabrone non potrebbe volare. Però lui non lo sa. E vola da sempre». E continuando: «Poi nel 2005, studi accurati hanno finalmente spiegato perché in realtà il calabrone vola benissimo, nonostante l’apparente scetticismo degli scienziati». Perché, come dimostra Alessandro Giudice, «oggi la media impresa italiana somiglia a un calabrone al quale la ‘scienza’ (in questo caso i regulatores, i policymakers e, di riflesso, le banche) cerca di proibire di volare». Di contro, per l’autore, la Pmi senbra ribellarsi a determinate prescrizioni di natura conservatrice; perché non è più così, perché il processo evolutivo conduce a nuove filosofie di natura industriale ed economiche. «Pochi paesi al mondo – si legge nel libro – possono contare come l’Italia su un sistema di piccole e medie imprese distribuito in maniera davvero capillare… perché al centro della straordinaria parabola della piccola impresa italiana ci sono tratti culturali, sociali, umani, dell’imprenditore nostrano… che è identificato da un talento creativo e tecnico e presiede, a tutto tondo, le attività d’impresa». Per Giudice, un esempio fra gli altri è rappresentato da Luigi Greca, ex dipendente dell’Anic di Gela (gruppo Eni), che da gestore del personale di manutenzione interno dell’indotto dello stabilimento gelese è passato in proprio e la sua Ascot Internazionale srl produce gruppi elettrogeni, diesel power plants e sistemi di energia elettrica, ed esporta in 38 paesi nel mondo. Spigolare fra le 170 pagine di questo libro, oltre a rappresentare una esaustiva panoramica della vita della piccola e media impresa offre squarci di speranza, senza i quali i processi di nuove formazioni tecniche ed umanistiche non avrebbero alcuna possibilità di insediamento nel tessuto connettivo del Paese. Dal nord “evoluto” al sud “sottosviluppato”, secondo determinate enunciazioni di comodo per non affrontare coraggiosamente e modernamente il sempre valido “voulair et pouvoir”, rappresenta anche uno dei motivi conduttori del volume, per superare particolari momenti esistenziali dell’uomo e del suo universo diversificato nelle azioni e nelle opere. Ne Il volo dei calabroni Giudice affonda il suo bisturi nel tessuto economico apparentemente “minore”, ma che inevitabilmente si connette con quello della grande industria, e slarga da un contesto nazionale verso quello della cosiddetta globalizzazione. Un processo di ricerca inevitabile per il manager gelese “esportato”; una filosofia di cui nella sua carrellata tiene conto del presente e dei progressi futuri della nostra economia industriale, la più diversificata possibile. Ne individua così le luci e le ombre, senza compromessi utilitaristici, ma facendo proprie letterature specifiche e testimonianze dirette, come quelle del già citato Luigi Greca, che continuano a rappresentare la forte componente vitale e dinamica del settore preso in esame. Viene anche esaltata nella pubblicazione di Giudice la funzione capillare delle piccole e medie imprese che, mediante l’associazionismo svolgono una sorta di operazione di libertà imprenditoriale. “Piccole” industrie che, con tutte le loro forze, non si sono lasciate irretire da una certa nostrana burocrazia strisciante, né da metodi ricattatori di vario genere. Metodi che, purtroppo, ancora ai nostri giorni riescono a trovare compiacenze di comodo e che nel tempo sviliscono ed umiliano una categoria che ha portato, e porta, il prestigio nazionale ai più alti livelli, per espandersi oltre i confini ormai senza frontiere. Fra i tanti aspetti di importanza critica, per Giudice c’è la «necessità di attuare politiche di gestione delle risorse umane, efficaci e consapevoli, che possano privilegiare «la forma rispetto alla sostanza in qualsiasi procedura che si interfacci con la pubblica amministrazione». Il libro contiene anche tutta una serie di grafici esaustivi, oltre alle lusinghiere dichiarazioni di intenti che l’autore mette in evidenza con dati certi e non ipotetici. Anche se, fortunatamente, Alessandro Giudice è consapevole che «se c’è un lavoro creativo e nel contempo romantico, è di certo quello dell’imprenditore…». Anche questa rappresenta un’illuminante concezione che fornisce originalità di pensiero in questo suo fresco volume. La struttura è stata concepita attraverso la consultazione di ben 78 apporti bibliografici, a dimostrazione della sua appassionata ricerca fra i meandri del mondo che gli è particolarmente congeniale. Lo scrittore Michele Serra recentemente sul Venerdì di Repubblica ha scritto che «con il mondo che ci cambia sotto i piedi quasi ogni giorno e la sensazione quasi naturale (biologica) più che ideologica, ci fa appartenere ad un cambiamento, e di produrlo noi stessi». Così si è verificato con questo figlio di Gela. Autore : Federico Hoefer » Altri articoli di Federico Hoefer |
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