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notizia del 30/06/2013 messa in rete alle 14:09:03
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Quel mercato a Settefarine che scontenta tutti
Poche bancarelle, pochi acquirenti, troppo disordine e tanti disservizi. E c’è persino chi fa la pipì dentro sacchetti di plastica che poi butta per terra. Ne abbiamo scorti e fotografati parecchi. Abbiamo indagati ed abbiamo scoperto che “i colpevoli” sono gli stessi commercianti. Ci hanno detto che i gabbiotti igienici non funzionano e che da qualche parte devono pur fare i loro bisogni, visto che pagano la postazione assegnata. Insomma, questo mercato a Settefarine lascia tutti scontenti. Tutti se ne lamentano, per primi i commercianti, che hanno visto dimezzati i loro affari e ridotto il personale coadiuvante. E se dentro l’area circoscritta (di buono c’è solo che è asfaltata) i diservizi rendono impraticabile il mercato, fuori regna il caos, per carenza e inadeguatezza dei parcheggi e per il traffico che si crea in quel budello di strada.
Il mercato settimanale è una delle tradizioni che accomuna tutte le città e i piccoli paesi d’Ita-lia. Non ci si riferisce ai mercati permanenti come Porta Portese a Roma e San Lorenzo a Firenze, o, per andare più vicino geograficamente, quello da Fera ‘o Luni di piazza Carlo Alberto a Catania, o della Vucciria di Palermo, tutti collocati al centro storico della città, ma alle bancherelle itineranti, che una volta alla settimana, animano le piazze o le vie di una città, diventando luogo di scambio dove circolano, non solo merci, ma anche persone e idee. E Gela, fino a quando nel 2011 il trasferimento del Tribunale nella nuova sede ha obbligato l’amministrazione comunale a cercare un nuovo sito per la fiera del martedì, poteva vantarsi di avere il mercato settimanale più vasto dell’Italia del sud, con le sue oltre mille bancarelle. Una realtà che era diventata simbolo del folklore e della vitalità della città e che attirava gente proveniente dai paesi vicini. Chi non ricorda quella folla oceanica di persone che si ricorrevano per accaparrarsi una “buona occasione”, o quelle figure mitiche dei venditori ambulanti con i quali si stabiliva un rapporto diretto.
Oggi non esiste nulla di tutto ciò. Dopo mesi di continuo peregrinare, da via Madonna del Rosario, alla zona industriale, e poi alla via dell’Acropoli, periodo in cui l’ammistrazione non è stata in grado di trovare una zona della città idonea per l’alloca-zione delle bancarelle, il mercato settimanale nel giugno dell’anno scorso ha dovuto fare i bagagli per abbandonare l’area pubblica e stabilirsi in un’area privata, di via Settefarine. Una zona decentrata, priva di servizi, a 7 km dal centro, irraggiungibile per le persone anziane. Una rivoluzione mandata giù a bocconi amari, nella convinzione da parte dell’amministrazione di aver trovato una soluzione per non soffocare le abitudini dei nostri concittadini. Decisione motivata dalla situazione che la città viveva ogni martedì, bloccata da bancarelle abusive e dal parcheggio selvaggio dei fruitori.
Pur se collocato fuori città, il problema dell’incolonnamento delle auto, del parcheggio fuori da ogni controllo e la disorganizzazione continua, una situazione che ha gravemente danneggiato gli operatori mercatali, oltre che privato la nostra città di una attrazione turistica, trasformata in un mercatino rionale, con qualche centinaia di bancarelle.
«È il peggior mercato che abbia mai visto – ha detto Salvatore, venditore di stoffe proveniente da Piazza Armerina – in nessuna città della Sicilia il mercato è così periferico, ho perso il novanta percento dei miei vecchi clienti».
Basta farsi un giro tra le bancarelle per rendersi conto di quanta poca gente ormai si incontra e di quanta tristezza vi regna. Il mercato deve essere una boutique a cielo aperto dove è possibile acquistare abbigliamento, accessori e prodotti alimentari a prezzi convenienti, ma anche luogo di aggregazione e per arrivare a questi risultati bisogna salvaguardare il benessere fisico e l’incolumità degli utenti, non garantita dal parcheggio sterrato e pieno di insidie come ghiaia e pozzanghere, e dalla mancanza di servizi igienici (nella foto piccola, sacchetti di urina gettati per terra). Sono lontani i tempi in cui era possibile trovare refrigerio di estate con una bevanda o dell’acqua fresca, o il caldo d’inverno con un caffè, vista l’inesistenza di bar o locali di ristoro nelle vicinanze
«È una situazione indecente – ha commentato Filippo, venditore di scarpe comisano – la gente si è stancata di venire qui, il mercato è molto distante dalla città, inoltre non ci sono bar e servizi igienici, troviamo sacchetti pieni di urina dietro i nostri camion parcheggiati. Per non parlare della situazione che si viene a creare quando piove, non essendoci scarichi fognari e piovani».
Sono tantissimi i posti lasciati vuoti dagli ambulanti che hanno rinunciato di collocare le loro bancarelle in quell’area privata che ha trasformato il grande mercato in un giocattolino, con un’affluenza bassissima di gente.
«Non venivo alla fiera da mesi – ha raccontato Giovanna – non guido, e il trasporto pubblico non è così efficiente, oggi sono qui perché mi ha accompagnato mio marito. Quando il mercato era all’interno della città andavo a piedi, per me era un giorno di svago, e luogo in cui una parte dei sogni poteva ancora avverarsi»
Il declino del pullulare di anime e desideri, ha ceduto il passo ad un anonimo, e privato della sua identità storica, mercato, dove è possibile confondere prodotti alimentari con altra mercanzia. E dove i commercianti hanno tutto il tempo di fare quattro chiacchiere tra di loro, visto le lunghe pause, nell’attesa che qualche cliente acquisti da loro.
«Quando il mercato era in via Recanati – ha sottolineato Diego venditore di cosmetici di Canicattì – avevo cinque lavoranti, ma ora ci siamo ridotti a due unità, perché i clienti sono diminuiti tantissimo»
Guardare dalla via Tevere il mercato, vuol dire vedere una carcassa di animale del deserto che si consuma lentamente.
«Una situazione deprimente – ha commentato Ciccio in vacanza a Gela da Stoccarda – vedere la nostra città di anno in anno peggiorata. Ricordo con nostalgia il mercato del martedì nel centro della città, credo sia un sentimento comune tra coloro che hanno vissuto l’adolescenza qui, saltare la scuola per farsi un giro tra i banchi alla ricerca di qualche famosa bancarella che vendeva jeans originali»
Quella del mercato è una soluzione tipica gelese. È stato più volte annunciato che il problema fosse stato risolto, per poi constatare che il problema è sempre lo stesso, più irrisolto che mai. Sicuramente molti problemi li ha risolti il proprietario dell’area privata, in cui il mercato è stato collocato, visto l’alto costo di affitto che il comune paga.
Autore : Filippa Antinoro
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