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notizia del 22/11/2009 messa in rete alle 13:56:55
Il pontile sbarcatolo monumento da salvare
Salviamo il pontile di Gela! è il grido d’allarme lanciato su Facebook. Nel volgere di 48 ore sono giunte oltre 250 adesioni e il numero continua a crescere. Mentre scrivo sono già diventate oltre 320. Il fatto è straordinario sia perché conferma nei nostri concittadini un grande desiderio di partecipazione civica, sia perché giungono adesioni anche dalle città vicine. Si tratta di una massa partecipativa che non riguarda solo il pontile, ma si allarga a molti altri temi: Gilisi Semmu, Gruppo Giovani Chiesa Madre, Vogliamo un vero raduno musicale, Gela Provincia, Provincia di Calta-Gela, Sosteniamo l’Istituto musicale di Gela, e tantissimi altri Gruppi. Ciò che emerge dalla “rete” è una grande voglia di dire la propria, è un ottimo presagio per il futuro. Gela ha a disposizione una grande risorsa civile che non può deludere, deve fare in modo che diventi una forza attiva e concreta in direzione del riscatto e dello sviluppo.
IEssa è fatta di molte componenti, la maggioranza sono giovani e giovanissimi, ma un numero consistente sono meno giovani, non solo, sono di ogni orientamento politico, alcuni non ne hanno affatto, ma tutti, senza eccezioni, sono animati dal desiderio di trasformare in meglio la propria città.
Non è semplice, ma sarebbe utile, tanto per cominciare, demolire gli steccati ideologici, instaurare il dialogo come metodo, evitare demonizzazioni gratuite, premiare le capacità, praticare la tolleranza riconoscendo la comune appartenenza. In fin dei conti siamo equipaggio della stessa barca.
Chi aderisce a queste iniziative vuole concretezza, non tollera le parole, ma i più sono disillusi, lanciano accuse contro le chiacchiere, contro chi si trincera dietro il baro destino e che la colpa e sempre degli altri. La colpa invece è sempre di noi stessi soprattutto quando non abbiamo fatto ciò che era in nostro potere e capacità di fare. Vogliono i fatti i giovani e i meno giovani e lo gridano ai quattro venti, da destra, da sinistra, dal centro e dal disimpegno.
Il Gruppo di cui tratto è incentrato sul recupero del pontile sbarcatoio, ma tutti desiderano salvare anche altro per conservare la propria memoria depositata nei monumenti, nei libri, nei documenti, nelle opere d’arte, nei reperti archeologici.
Il pontile quindi come inizio di un’azione di recupero non solo dei monumenti, ma delle coscienze. Un’opera che nel corso degli anni ha subito ogni violenza sino alla parziale demolizione. Poi un nuovo tratto proteso inutilmente verso l’antico. Il nuovo tratto era avanzato verso il vecchio pontile distruggendolo via via che proseguiva, ma il nuovo era privo di stile, era irrispettoso della sensibilità del vecchio signore del nostro mare e non riuscì a congiungersi con lui, non vi riuscì forse perché il Vecchio si era ben guardato dal tendere la mano all’arroganza e all’inconcludenza.
Ora queste due opere, l’una violentata, l’altra incompiuta, sono il simbolo delle nostre difficoltà a vivere in armonia con il passato, ma l’armonia è figlia del rispetto che è dovuto a ciò che siamo stati e alla nostra comune identità di cittadini.
Recuperare il pontile sbarcatoio sarebbe, perciò, opera dai mille significati, significherebbe riallacciare la città ai propri ricordi e alla propria storia, sarebbe un bel di più riuscire a rivitalizzare una festa cittadina tra le più belle e totalizzanti della nostra tradizione, la festa del Santo dei marinai. San Francesco di Paola era portato su quel molo, con una “vara”, immerso tra la folla in attesa della benedizione. Un molo indaffarato dove giungevano carretti carichi di ogni cosa. I velieri terranovesi salpavano da li per trasportarli, tra mille insidie, in terre lontane. Su quel molo finiva un processo lavorativo volto a costruire da millenni la nostra ricchezza, forse modesta, ma dignitosa.
Il lavoro svolto dai marinai e dai contadini insieme generava senso d'appartenenza. Quel piccolo molo era un bene comune goduto da tutta la cittadinanza per la passeggiata serale e per ammirare un punto di vista unico e totale sulla città.
Quella prospettiva è nella memoria dei vecchi, lo è dei giovani soltanto dalle vecchie cartoline.
Ora quest’opera da decadente archeologia industriale, prima opera in cemento armato realizzata in città è divenuta un monumento da salvare.
Svegliamole dal sonno quelle pietre, togliamole dall’ozio in cui sono costrette a vivere da troppo tempo.
Ho avuto un colloquio/intervista con l’Assessore provinciale alle Politiche del Mare, arch. Insalaco, mi ha riferito che nel Piano provinciale delle Opere Pubbliche 2009/2011 ci sono due capitoli, il 108 e il 111, con la previsione di un importo di spesa di oltre due milioni di euro finalizzati alla riqualificazione dei siti marittimi provinciali. Se così è chiediamo che una quota consistente di quello stanziamento sia destinata al recupero del pontile sbarcatoio. La richiesta in città è forte e supportata anche dalle risposte ad un questionario distribuito nel corso del recente Festival del Mare. Il questionario, predisposto dallo stesso Assessore Vincenzo Insalaco e dal Cappellano del Porto di Gela Don Giovanni Tandurella, poneva 10 domande sui temi della fascia costiera. In duecento hanno risposto, ma una riguardava proprio il Pontile: “cosa pensate si debba fare del pontile sbarcatoio”? ebbene, in centonovantadue hanno risposto per il suo recupero, in sei per la demolizione e in due per continuare il nuovo tratto. Credo che i numeri siano piuttosto eloquenti sui desiderata dei nostri concittadini.
Autore : Francesco Salinitro
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