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Corriere di Gela | Incompatibilità tra i periti al processo Calcestruzzi
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notizia del 30/11/2009 messa in rete alle 13:10:32
Incompatibilità tra i periti al processo Calcestruzzi

Che il procedimento penale istruito innanzi alla Corte d'Assise di Caltanissetta ai danni di tre importanti responsabili della Calcestruzzi s.p.a., società attiva nel comparto degli inerti e dei materiali da costruzione, controllata al 100% dalla multinazionale Italcementi s.p.a. (di proprietà della famiglia Pesenti per il tramite della finanziaria olandese Efiparind B.V.), sarebbe stato risolto da fattori strettamente tecnici era più che prevedibile, vertendo intorno a presunte irregolarità nelle forniture di essenziali materie prime per la realizzazione di opere pubbliche di primario rilievo, tra le quali il nuovo Tribunale di Gela: ma il “fuori copione” si è ben presto concretizzato. Le opere sequestrate dall'autorità giudiziaria al momento della fulminea partenza dell'inchiesta non presenterebbero rischi strutturali: giudizio mutuato dalle dettagliate perizie depositate dai due tecnici nominati dal Gip, Giovanbattista Tona.
Il calcestruzzo depotenziato non sarebbe, dunque, tale; in tal modo anche l'accusa, rivolta agli imputati, di aver creato fondi neri destinati ad oliare gli ingranaggi dell'avviata macchina della mafia locale rischierebbe un decisivo ridimensionamento.
La fase dell'incidente probatorio, però, potrebbe, inoltre, estendere sull'intero procedimento un alone, spesso ed ingombrante, di dubbio e sospetto.
Venerdì 20 novembre, a seguito dell'ennesima udienza necessaria al fine del buon esito dell'incidente probatorio, il sostituto procuratore della Direzione Distrettuale Antimafia di Caltanissetta, Nicolò Marino, in aula a sostegno dell'accusa, imponendo una nota certamente inusuale all'ordinario spartito composto dalle parti processuali, ha richiesto la sollevazione dall'incarico, conferitogli quale perito d'ufficio dallo stesso gip Tona, del professore Giuseppe Mancini, autore, insieme al collega Nunzio Scibilia dell’Università di Palermo, delle perizie contenenti conclusioni difformi rispetto a quelle alla base dell'originaria inchiesta. L'istanza formulata dal pubblico ministero, non accolta dal gip per ragioni legate ai termini della sua proposizione, si fonda su un'unica motivazione: l'incompatibilità dell'illustre esperto. L'attività professionale, suddivisa tra docenza universitaria e presenza nel mercato della progettazione edile, condotta da Giuseppe Mancini sarebbe, infatti, paradossalmente intrecciata a quella del gruppo Italcementi, gestito dalla famiglia Pesenti, proprietario a sua volta della società, Calcestruzzi s.p.a., alle cui dipendenze agivano i tre principali imputati del giudizio penale in corso nel capoluogo nisseno.
Il professore Mancini, ordinario di Tecnica delle Costruzioni presso la prima Facoltà di Ingegneria del Politecnico di Torino e direttore, sempre al suo interno, del Corso di Master in “Progetto delle Infrastrutture”, oltre a vantare esperienze in ulteriori contesti formativi, organizzati dalle Università di Bologna e Roma 3, è membro, confermato anche per l'edizione 2009/2010, della Commissione del Corso di Master di secondo livello in “Progettazione Sismica delle Strutture Sostenibili in Calcestruzzo”, organizzato presso le Facoltà di Ingegneria Civile, Ambientale e Territoriale e di Ingegneria Edile-Architettura del Politecnico di Milano: reso possibile, però, dai finanziamenti garantiti da Italcementi, tra i principali partner, come confermato da una gestione amministrativa di tutte le attività a questo connesse scandita dalle strutture della Scuola Master Fratelli Pesenti. Il perito d'ufficio, Giuseppe Mancini, si troverebbe, secondo l'interpretazione del sostituto procuratore, Nicolò Marino, perlomeno in difficoltà nel maturare conclusioni tecniche del tutto indipendenti di fronte agli interessi di un'entità economica “amica”: poiché finanziatrice di progetti didattici che lo vedono coinvolto.
Ma lo stesso non limita la personale attività ai soli confini universitari, spingendola, al contrario, anche in direzione dell'attività economica, grazie ai successi mietuti in questi anni dalla società, Sintecna, con sede in Corso D’Azeglio a Torino, da lui fondata, nel 1979, insieme al professore, Paolo Napoli, e all’ingegnere, Consuelo Orza: all’interno del cui organigramma occupa le mansioni di direttore tecnico del settore “Infrastrutture e Opere d’Arte Stradali”.
La costante attività svolta sul territorio nazionale ha permesso alla società in questione di acquisire commesse anche in Sicilia, tra le quali quella per la definizione del progetto costruttivo del viadotto Tusa dell’autostrada Messina-Palermo (per un complessivo importo a base d’asta di 30.980.269,00 euro), il cui committente, nel periodo 2001-2002, fu l’azienda Technital s.p.a. di Verona, e quella inerente il Viadotto Vallone di Marzo appaltato dal Consorzio Autostradale Messina-Palermo (per un importo totale di 1.032.913,80 euro), risalente al 1992.
Molti dei progetti generati dal lavoro professionale svolto dal professore Giuseppe Mancini possono essere consultati tra le pagine della rivista, “Industria italiana del cemento”, pubblicazione dell’Associazione Italiana Tecnico Economica Cemento, alla quale aderisce anche la Italcementi, proprietaria della Calcestruzzi s.p.a.
Un perito, dunque, che stando alla richiesta formulata dal pm, Nicolò Marino, potrebbe rivelarsi non conforme alle condizioni fissate dalla legge, e indicate dall’articolo 36 del codice di procedura penale, per ricoprire l’incarico attribuitogli.
Intanto il processo continua nel suo ordinario percorso.


Autore : Rosario Cauchi

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