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Corriere di Gela | Patton e l’astrattu. l’«Operazione Husky»
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notizia del 24/07/2007 messa in rete alle 01:26:08
Patton e l’astrattu. l’«Operazione Husky»

Noi siciliani, quando non emigriamo, apparteniamo da secoli alla categoria di coloro che vivono nei terminal degli arrivi. Siamo il “personale di terra” della storia: scarichiamo i bagagli, ordiniamo i carrelli, puliamo le sale e ogni tanto ci dobbiamo mettere un cartello al collo con il nome di qualcuno a cui dare il benvenuto.
Sara per questo che vari testi pubblicati da autori siciliani sullo sbarco del 1943 hanno i seguenti titoli:
• Arrivano... gli Americani a Vittoria nell'estate del '43 a cura di Rosario Mangiameli e Franco Nicastro, 2003;
• Arrivano i nostri, 10 luglio 1943: gli Alleati sbarcano in Sicilia. Il tradimento di tanti, l'eroismo di pochi di Alfio Caruso, 2004.
Il primo testo lo trovate riassunto nel sito del Comune di Vittoria: www.comune.vittoria.rg.it Il secondo si può acquistare in qualunque libreria, credo anche a Gela.
Nel testo di Alfio Caruso intere pagine sono dedicate a vicende accadute nelle vie e nelle case della nostra città. Un paio di esse mi hanno colpito:
• per la sua emblematicità, la brutta fine del maestro Rocco Tignino che esultante scende per primo in strada, corre verso gli americani e viene ucciso mentre grida “viva l’America!”;
• per gli intrighi svelati, i resoconti delle riunioni segrete, preliminari allo sbarco, tenute presso la villa di caposoprano (dov’era?) di proprietà di un certo ammiraglio Maugeri della Marina, acquisita nel 1940 dal Principe Pignatelli Aragona... che comunicava via radio con gli inglesi a Malta e pare tirava le fila di una “cellula deviata” dei servizi segreti militari italiani.
Un testo insostituibile che ricostruisce l’ultimo conflitto mondiale è quello di Sir Basil Henry Liddel Hart, eminente studioso di tattica e strategia militare, definito il “capitano che insegna ai generali”. La sua monumentale “Storia militare della seconda guerra mondiale” dedica un intero capitolo allo sbarco in Sicilia del 1943.
Un altro libro di cui consiglio la lettura, complementare ai due testi su citati, è invece scritto da chi i soldati americani li ha guidati dal primo giorno di sbarco, fino alla liberazione di Messina. Si tratta del diario di George S.Patton – la cui pubblicazione postuma è stata curata dalla moglie Beatrice Ayer – pubblicato nel 2002 dalla Bur nella versione italiana con il titolo emblematico “Come ho visto la guerra”.

Le memorie scritte dai generali vittoriosi come Patton o Bradley, o da grandi strateghi come W. Churchill, hanno un limite evidente: sono scritte dal punto di vista di chi fa partire i soldati e non di chi li riceve. Ma tra i ricordi di Patton, si scoprono interessanti note non solo sulle operazioni militari, preliminari e successive allo sbarco del 10 luglio, ma anche sulle prime impressioni che il generale d’acciaio ebbe della nostra città, sui suoi (pre)giudizi sulla nostra gente e sui nostri soldati, sulle nostre capacità di risposta agli eventi bellici.
Il 18 luglio a mitragliatrici spente Patton (pag. 63 e segg.) annota: “la gente di questo paese è molto povera, ha scarsi mezzi di esistenza. Mentre ero nell’abitato di Gela, che il nemico aveva quasi riconquistato, sono caduti dei proietti e delle bombe provocando la morte di alcuni civili, e tutti gli abitanti si sono messi a urlare come i coyote per una ventina di minuti” .
Quando si sofferma sui costumi e sulla vita sociale del “siciliano meridionale”, il generale parla di noi gelesi e le sue parole non sono affatto di elogio: “ ….è il meno pulito degli abitanti dell’isola” afferma impietoso. Aggiunge: “…alcune famiglie si sono tenute i loro morti in casa per giorni interi, essendo troppo indolenti per portarli via. Quando abbiamo posto in opera, per seppellire i cadaveri, le scavatrici per la posa dei pali telefonici, si sono indignati, affermando che i morti dovevano essere seppelliti orizzontalmente e non verticalmente. Abbiamo concesso loro l’opportunità di seppellirli orizzontalmente autorizzando i civili a scavare le fosse” Della serie se volete seppellirli a dovere, fatelo voi.
Patton passeggiando con il suo cane e con le sue pistole dal manico d’avorio, osserva il cortile retrostante la casa occupata dal suo comando (dov’era?), e rimane sorpreso della promiscuità e assenza di igiene: “ ….ho contato una volta 18 bambini, 11 capre, 3 cani, numerose galline e un cavallo, e tutti intenti a mangiare avanzi di cibo sporchi”. Prende nota però che nessuno dei bambini aveva un aspetto malaticcio e ciò ritiene sia dovuto alla loro abitudine di mangiare salsa di pomodoro che li immunizza contro le malattie.
Patton nel suo diario si dilunga sulla descrizione del metodo di preparazione dell’astrattu. E non si cura affatto di celare il suo disgusto: “il metodo per preparare questa salsa consiste nel raccogliere i pomodori, molti dei quali troppo maturi, e schiacciarli con le mani in vecchie lenzuola, o in pezzi di carta ,o in qualunque altra cosa trovata sottomano. La massa sugosa che ne risulta viene poi messa da parte per diversi giorni, e quindi, per essiccarla, distesa su vassoi, che di solito sono allineati sul marciapiede. Poiché le strade non sono mai pulite, c’è sempre uno strato di polvere saturo di germi che si mescola alla salsa. E’ con questa roba che mangiano i loro maccheroni”.

Patton era un igienista convinto e durante la permanenza a Gela ha sofferto molto: “…avevamo deciso, per mancanza d’acqua e per altri buoni motivi, di bere soltanto champagne... ma la riserva si è esaurita in un paio di giorni. E’ stato quindi necessario procurarcene dell’altro. A questo scopo si è dovuto far uscire dal carcere, tramite i buoni uffici del vescovo, il rivenditore, che è anche contrabbandiere di liquori. Dopo esser rimasto fuori il tempo sufficiente a venderci altro champagne, il brav’uomo se n’è tornato docilmente nella sua cella”.
Urge identificare le generalità del brav’uomo, nostro concittadino, per acquisire conferma e memoria diretta di tale epica compravendita.
Dopo Gela Patton con le sue truppe si dirigerà verso Agrigento, nella quale il sindaco lo porterà in giro tra i templi, che Patton infarcito di cultura classica e mitologica, apprezzerà molto. Ma anche la, rimarrà deluso dal “grado di civiltà” degli indigeni.
Per completare il quadro degli eventi bellici, segnalo un altro importante testo sul secondo conflitto mondiale pubblicato dalla Longanesi, un classico della storiografia, il resoconto della esperienza di guerra del generale tedesco Frido von Senger und Etterlin “ La guerra in Europa”, scritto da chi partecipò in prima persona alla difesa della Sicilia.
Insomma lo sbarco del 1943, fu un grande evento storico, politico e militare ma anche un grande “scontro di civilizzazioni”; un momento storico che si è fissato in modo indelebile nella memoria e nella immaginazione di tanti, dei siciliani innanzitutto.
Un momento storico che ha aperto una lunga stagione di rivendicazioni sociali e politiche, alimentate da speranze e desideri antichi. Un evento che è l’incipit dell’autonomia regionale siciliana, seguita pochi anni dopo da un travagliato processo di riforma agraria.
L’intensità delle emozioni e delle suggestioni da esso suscitate, la dignità e lo spessore dei sentimenti provati sono stati il soggetto e l’oggetto di opere fondamentali della storia del cinema, della fotografia, della letteratura, della musica, del secolo appena trascorso.
La possibilità di costituire a Gela un centro della memoria su tale evento e su quegli anni della nostra storia recente, sulle lotte contadine del dopoguerra e sulla costruzione dei movimenti democratici, dovrebbe essere l’occasione per valorizzare tutta la ricchezza e la dignità delle nostre genti e del nostro territorio.
Tanti italiani sono stati coinvolti negli eventi bellici del 1943 e del lungo dopoguerra, coloro che serbano il ricordo vivido degli avvenimenti e coloro che hanno ascoltato, letto e conosciuto le tante storie personali e le vicende ad esso connesse. I reduci, i civili coinvolti, chiunque abbia interesse e voglia di scoprire quei momenti importanti della nostra storia civile, troverà interessante e giusto visitare la nostra città per conoscere quella storia e i luoghi in cui si svolse.
Le ricerche effettuate e ancora da effettuare, le raccolte di documenti, gli incontri e le manifestazioni già organizzate a Gela e in Sicilia negli ultimi anni e quelle che si continueranno ad organizzare: le mostre di fotografia, le rassegne documentarie e cinematografiche, i convegni di studio e gli eventi mediatici, sono anche l’occasione per mostrare il rispetto e la riconoscenza di tutti verso chi, nel nostro paese e altrove, ha contribuito a costruire un’Italia e un Europa democratica, libera e solidale.


Autore : Giuseppe Clementino

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