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notizia del 12/09/2009 messa in rete alle 12:53:19
Il mercato ortofrutticolo e la spirale del monopolio
“Il mercato ortofrutticolo di Gela? Una proprietà comunale dominata dall'assoluta inosservanza delle norme di legge”: simile descrizione, emersa dai commenti resi dall'attuale factotum istituzionale, l'ex vicesindaco Elisa Nuara, e dal neo europarlamentare, Rosario Crocetta, durante le movimentate fasi di una vasta operazione di controllo svoltasi lo scorso 2 settembre, rivela, meglio di ogni altra disamina, la quotidianità di un fondamentale nodo economico della città.
Osservarlo alle prime luci del giorno quando, prima dell'esecuzione del provvedimento di chiusura, le transazioni commerciali raggiungevano l'apice, induceva alla riflessione: il sito, al quale avrebbero dovuto accedere esclusivamente operatori a ciò preventivamente autorizzati, era in realtà frequentato da chiunque fosse interessato all'acquisto di prodotti ortofrutticoli; in ciascuna delle undici postazioni presenti entro le recinzioni protettive era facile imbattersi, soprattutto nel periodo estivo, in minorenni intenti nel trasportare casse ricolme di ogni “primizia”; gli abusivi, privi di un box, solevano stazionare a fianco di motoapi cariche di frutta e verdura, parcheggiate all'interno del mercato oppure in prossimità del grande cancello di entrata, pronti ad attrarre la clientela.
Molti, sia tra gli operatori del settore che tra gli appartenenti alle istituzioni, hanno mostrato stupore innanzi agli esiti emersi.
Una simile reazione può considerarsi plausibile?
In presenza, peraltro, di una proprietà comunale, non sarebbe stato più opportuno un capillare monitoraggio delle condotte estrinsecatesi presso la stessa?
Simili quesiti sono divenuti frequenti: ma solo a posteriori, ovvero dal giorno successivo ai controlli realizzati da autorità comunali e forze dell'ordine.
“Non mi parli del mercato della frutta, io ogni giorno venivo derubato: i prezzi erano sempre più alti per chi voleva comprare, tanto li facevano sempre i Domicoli, sia i produttori che i rivenditori finali venivano “fregati”; l'agricoltore riceveva per la merce offerta pochi centesimi a cassetta, l'acquirente finale pagava almeno il doppio, e la differenza la incassavano loro”, appare quasi rassegnato questo venditore ambulante, sentito all'indomani del blitz, il quale mi chiede di non riferire le proprie generalità, “perché non si sa mai”.
Le sue accorate parole confermano le evidenze sorte il 2 Settembre: il polo commerciale sarebbe stato controllato da un vero monopolista, che nel caso di specie veste i panni di una famiglia da decenni presente nel settore, quella dei Domicoli, capace di gestire, da quanto appurato dalle stesse forze dell'ordine, ben cinque postazioni, su un totale di undici, ovvero quasi la metà dell'intero sistema di vendita, senza disporre, in molti casi, dei necessari requisiti.
Del resto l'opera condotta poteva contare su una vasta rete di aziende, controllate, direttamente o indirettamente, dai componenti del medesimo nucleo familiare; è sufficiente sfogliare le pagine dell'elenco telefonico per scorgere i recapiti telefonici e gli indirizzi di tre ditte commerciali, tutte ubicate tra via Niscemi e contrada Giardinelli, ovvero proprio l'area urbana nella quale ricade la struttura comunale, dalle chiare denominazioni: “La Domicoli frutta di Domicoli Roberto & C. sns”, “La Mela d'Oro srl” e la “DO.LI.CAR. srl”.
Queste, inoltre, erano già state oggetto di un provvedimento di sequestro, emesso dalla Direzione Distrettuale Antimafia di Caltanissetta, nell'ambito dell'operazione “Tagli pregiati” del 2006, tesa alla distruzione del clan Rinzivillo, insediatosi nella provincia di Varese, da dove dirigeva il traffico di stupefacenti ed il commercio di frutta e carne.
Il monopolio e le presenze occulte nella commercializzazione di frutta e verdura non possono, comunque, ridursi alle scoperte derivanti dalla recente operazione che ha interessato il polo ortofrutticolo, connesse alle irregolari condotte dei congiunti dell'ex notabile di Cosa Nostra, Carlo Domicoli, suocero dell'attuale collaboratore di giustizia, Carmelo Barbieri, ucciso nel 1987 nel corso di un agguato che sancì l'avvio della guerra di mafia, e a sua volta titolare di una ditta di vendita all'ingrosso di ortofrutta.
Le minacciose ombre della criminalità organizzata si erano, infatti, già stagliate tra i box mercatali, sotto forma di molteplici imposizioni nel trasporto delle merci; i fautori di una così aggressiva strategia vennero identificati nelle persone di Michele Giuseppe Valenti, Gaetano Morteo, Nicolò Bartolotta e Orazio Cosenza, titolari di due ditte di autotrasporto, quella individuale riconducibile a Valenti e la Ni.ga (abbreviazione di Nicolò e Gaetano) Transport di Bartolotta e Morteo, veri “sovrani” del settore nel circondario gelese, tanto da far desistere, mediante minacce ed atti intimidatori, tutti gli altri possibili concorrenti, potendo, comunque, disporre del trasversale sostegno di stidda e cosa nostra.
Intanto l'amministrazione comunale al fine di sanare pregresse omissioni ha già stilato un nuovo bando per l'affidamento delle undici postazioni della struttura commerciale, che, tra le altre condizioni, impone la certificazione antimafia per gli operatori interessati alla partecipazione e il vincolo a non poter disporre, contemporaneamente, di più box: lo scopo è chiaro, evitare l'instaurazione di una qualsiasi forma di monopolio.
Nell'attesa il grande cancello di accesso rimane sbarrato.
Autore : Rosario Cauchi
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