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notizia del 22/03/2009 messa in rete alle 12:33:50
Appalto rifiuti, una lunga diatriba alle fasi finali
“Con gli Ato si apre ora per noi una prateria sconfinata”: siffatta dichiarazione venne rilasciata nel 2007 dal presidente nonché amministratore delegato della Biancamano Spa, con sede a Rozzano (Mi), Giovanni Battista Pizzimbone.
Il successo conseguito dalla sua società, leader nazionale nel settore dello smaltimento dei rifiuti e recentemente quotata in borsa, si presenta in tutta la sua evidenza; il gruppo lombardo, insieme alle due controllate, Aimeri Ambiente e Ponticelli, continua ad ottenere l’assegnazione di svariati appalti nell’intera penisola, ed in particolar modo presso la nostra regione (si pensi all’affidamento del servizio di smaltimento rifiuti sia nei comuni ricompresi all’interno dell’Ato CT1 che in quelli facenti capo all’Ato CT5).
Aimeri Ambiente, affiancata dalla locale Roma Costruzioni di Giuseppe Romano, in data 8 Aprile 2008, risultò vincitrice della gara bandita dall’Ato CL2 (Gela, Butera, Mazzarino, Niscemi, Riesi, Sommatino), facendo proprio un appalto del valore di 21 milioni 965.100,00 euro con una durata complessiva di due anni (prorogabile di altri due nel caso di raggiungimento della soglia del 50% di raccolta differenziata), senza dover praticamente competere.
L’altra partecipante, l’Ati Econet, composta da sette diversi imprenditori locali, presenziò al solo scopo di acquisire i titoli che le avrebbero consentito di impugnare in giudizio il bando di gara, ritenuto viziato a causa del vincolo costituito da un’eccessiva capacità economica finanziaria (sezione III punto 2.2 del capitolato), almeno pari all’intero importo dell’appalto.
Ma la vera fonte di polemica fu sicuramente la percentuale del ribasso presente nell’offerta dell’Aimeri, limitata allo 0,1%, quasi a voler dichiarare l’assoluta convinzione della propria vittoria: procedura non priva di clamorosi precedenti per il medesimo soggetto economico, assurto spesso agli onori delle cronache per simili condotte, giuridicamente consone ma assai discutibili sul piano dell’etica d’impresa.
La condotta della società vincitrice scatenò, com’è noto, un’ondata di sdegno, non solo tra gli imprenditori locali, intenzionati a dar battaglia nelle sedi giudiziarie competenti, ma anche all’interno del sistema istituzionale locale, con il sindaco di Gela, Rosario Crocetta, immediatamente attivatosi a sostegno delle ditte escluse.
A quasi un anno di distanza dai fatti (ripresi con vigore anche dagli stessi media nazionali, attratti dalla plateale protesta degli imprenditori gelesi, asseragliatisi per due giorni sul tetto dell’edificio sede dell’Ato Cl2) alcune novità non hanno mancato di manifestarsi: anzitutto la gara d’appalto è stata annullata per volontà dello stesso consiglio d’amministrazione dell’Ato Cl2, presieduto dall’ingegnere Franco Liardo; il ricorso amministrativo proposto dagli imprenditori locali ha prodotto esiti dotati di un vigore minore rispetto a quello paventato (i giudici amministrativi hanno, infatti, accertato un mero difetto formale, derivante da un’erronea modalità di pubblicazione del bando, escludendo al contempo vizi di maggiore gravità); è stata, inoltre, fissata una nuova gara destinata a definire il nuovo gestore del servizio di smaltimento dei rifiuti nei comuni dell’Ato Cl2.
Le combinazioni prodotte dai tempi delle procedure giudiziarie, sempre propizie nel riservare particolari sorprese, hanno, peraltro, generato un interessante parallelismo tra lo svolgimento della nuova gara d’appalto ed il raggiungimento della fase cruciale del processo denominato “Munda Mundis”, i cui imputati, tutti affiliati alle organizzazioni criminali gelesi (Cosa Nostra e Stidda), sono accusati di aver svolto un’intensa attività estorsiva proprio ai danni dei componenti dell’Ati (associazione temporanea di imprese), gestori, nel periodo ricompreso tra il 1996 ed il 2007, dell’intero sistema di smaltimento rifiuti cittadino.
In un tale scenario, dunque, dovrà definitivamente emergere il vincitore di una gara d’appalto, destinata ad assumere un ruolo chiave soprattutto per i fatturati delle imprese partecipanti; proprio a tal fine, contrariamente a quanto verificatosi nella precedente occasione, le imprese gelesi (anche a causa di talune defezioni, tra tutte quella di Luca Callea, fortemente turbato dall’intimidazione ai danni dei mezzi appartenenti alla propria azienda), nell’intento di contrapporsi efficacemente alla potenza economica del gruppo Biancamano, hanno optato per un diverso equilibrio azionario al loro interno, rivolto ad escludere ogni tipo di ostacolo alla loro concreta partecipazione, fino al coinvolgimento di un’ulteriore azienda con sede presso Pavia (si tratta della Nesta Ambiente di Domenico Minasola).
Anche in questa seconda occasione, per la verità, non sono mancate tensioni e pratiche non del tutto rituali: l’apertura delle buste contenenti le offerte presentate dai partecipanti è stata rinviata a causa della mancata produzione, da parte di due ditte componenti l’Ati, di alcune necessarie certificazioni, da dover obbligatoriamente integrare.
Tutto ciò simboleggia chiaramente la forte tensione che cinge d’assedio un settore di mercato, ormai privo delle sue tipiche credenziali pubbliche, divenuto scenario privilegiato per pochi soggetti economici privati (lo stesso gruppo Biancamano, la West Management di Milano, la Gesenu di Perugia, la De Vizia di Torino e la bolognese Manutencoop), ma pur sempre dispensatore di elevati profitti, ai quali difficilmente può rinunciarsi.
Autore : Rosario Cauchi
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