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Corriere di Gela | Le crisi di Gela
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notizia del 06/10/2010 messa in rete alle 12:25:40
Le crisi di Gela

Sotto gli occhi di tutti i cittadini scorrono le crisi di Gela. L’uso del plurale è opportuno: le crisi non la crisi.
La raffineria si contrae con un piano industriale che deve far fronte alla crisi della raffinazione europea.
La politica cittadina soffre per le divisioni maturate nel corso della campagna elettorale, tutte interne al Partito Democratico, che ha vinto sul fronte delle elezioni amministrative ma non su quello della coesione.
Le casse comunali e il patto di stabilità preannunciano un’amministrazione della città sempre più disarmata economicamente.
L’isolamento industriale, commerciale e persino culturale di Gela non vede orizzonti nuovi e percorribili. Insomma delle crisi tutte locali dentro una crisi regionale e nazionale.
C’è chi sostiene che le crisi portano cambiamenti e celate opportunità. Può essere vero, ma ad una condizione che tenteremo di analizzare e a cui daremo anche un nome.

Il piano industriale della raffineria, tanto atteso ed auspicato, ha prodotto reazioni più che analisi. Le parole che le sessioni monotematiche del consiglio comunale hanno prodotto si possono riassumere in inviti alla concertazione, a tavoli tecnici, ad appelli alle istituzioni regionali e nazionali e, nel migliore dei casi, a ipotizzare nuovi percorsi di sviluppo per Gela nell’agricoltura e nel turismo. Peccato che tali intuizioni sono proiezioni forse verosimili solo nel lungo periodo, fatto di decenni ben che vada, e con un sottofondo di approccio bucolico che disconosce che oggi ogni attività di sviluppo, foss’anche l’apparente ed innocuo turismo ed agricoltura, generano benefici se hanno caratteristiche industriali. Messaggi che potevano ben essere dichiarati già prima e senza leggere il piano quadriennale dell’Eni. Il culmine del messaggio è poi quello di confondere una ristrutturazione industriale con una dismissione, perdendo l’opportunità di capire il ruolo che la città può giocare in questo frangente rispetto all’investitore multinazionale.

Nel contempo assistiamo alla continuazione del teatrino delle affiliazioni all’interno del maggiore partito di Gela, che di fatto sostituisce l’impegno che la politica dovrebbe erogare sulle crisi cittadine con l’impegno verso i tatticismi in seno al consiglio comunale. Si aggiunga anche che i consiglieri comunali non sono più portatori di istanze precedentemente discusse ed analizzate in seno ai circoli dei partiti. I quali hanno cessato il loro ruolo, fondamentale, di luoghi ove si analizzano i temi e si producono le sintesi per determinare piani di azione. Questo ruolo dei circoli, che darebbe alla politica spunti, opportunità ed efficacia è cessato da tempo.

É da qui che nasce l’inefficacia della politica cittadina che, per compensare la cessazione di un raccordo con le energie più attente della città, rappresentate un tempo dalle sezioni dei partiti, oggi circoli, affida alle iniziative personali dei consiglieri le proposte di evoluzione cittadine.
Ma proprio per la mancanza di tale raccordo le proposte perdono il loro colore politico, si confondono e non si distinguono. Peraltro, come si assiste spesso, le dichiarazioni sostituiscono le analisi e men che meno si propongono piani di sviluppo.

Ecco la condizione perché le crisi possano essere anche portatrici di opportunità: che ci siano luoghi democratici in cui si elaborano analisi e piani. E questo Gela lo ha perduto.
Un esempio di alcuni quesiti che la politica dovrebbe discutere nei propri circoli? Presto detto.

E’ ancora vero che a maggiori investimenti corrisponde maggiore occupazione come si richiede oggi alla raffineria? O non è il caso di capire la tipologia degli investimenti e cosa è cambiato oggi nella realizzazione di infrastrutture?
E’ possibile che una città pensi solo a processi di espansione come se questi fossero eterni? O è opportuno chiedersi anche come gestire al meglio i periodi di non espansione e di contrazione con politiche di consolidamento?
Perché Gela è una città commercialmente chiusa pur essendo, da sola, un bacino di 90.000 consumatori?
Perché la mobilità cittadina ipotizza solo una mobilità veicolare e, pur essendo in zona pianeggiante, esclude incentivi alla mobilità ciclabile pubblica e privata?
Perché l’amministrazione comunale non favorisce la realizzazione di una multisala cinematografica da parte di un investitore nazionale a cui assicurare un canale privilegiato nella realizzazione dell’investimento?

Di questo si dovrebbe discutere nei circoli, luoghi di analisi reale e di proposta, da cui i consiglieri comunali dovrebbero attingere per il loro ruolo di rappresentanza cittadina.
Invece questo anello, a Gela, è stato sterilizzato e sostituito con una rappresentatività che fa riferimento alla sola affiliazione personale verso i professionisti della politica. Un sistema non virtuoso che ha cessato di essere realmente rappresentativo delle esigenze della città. In questo scenario, che non prevede una partecipazione all’analisi collettiva, Gela può solo vivacchiare, lamentarsi o prospettare ciò che non può e non riesce ad assicurare.


Autore : Sebastiano Abbenante

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