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Corriere di Gela | Sanità, Gela limita i danni
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notizia del 30/03/2009 messa in rete alle 12:25:13
Sanità, Gela limita i danni

Almeno un semestre di scontro politico-parlamentare in commissione sanità e fuori, caratterizzato anche da lotte intestine alla maggioranza; due modelli (quello assessoriale di Russo e quello Udc-Pdl di Maira e Leontini) sintetizzati – si fa per dire – nel maxi-emendamento del governo regionale; centinaia di emendamenti e sub-emendamenti che si sono a loro volta sovrapposti; ben 29 le ore d'aula tra discussione ed approvazione: tanto c'è voluto per evitare il commissariamento e legiferare sul “riordino del servizio sanitario regionale”. Mercoledì 25 marzo il disegno di legge è stato votato da 80 deputati su 81 presenti ed approvata da 51 voti favorevoli a fronte dei 29 contrari, sebbene l'entrata in vigore – fissata per il 1° settembre – slitti di oltre cinque mesi a cui eventualmente sono da aggiungere i 240 giorni entro i quali dovrà vedere la luce il primo «piano sanitario» che significa in altri termini programmazione: quella cosa senza la quale, cioè, è difficile pensare di passare dalle parole ai fatti. Diciamolo subito senza infingimenti: la riforma non intacca le prerogative delle tre realtà metropolitane, mentre i capoluoghi di provincia, in quanto tali, limitano in un certo senso i danni dalla foga riformatrice di contenimento e razionalizzazione dei costi. Gela paga inevitabilmente dazio, così come tante altre città siciliane: comprese le vicine Caltagirone e Vittoria, per non parlare di Licata. Che aboliscano le province non ci crede nessuno, magari qualcuno da oggi si convincerà che creare una nuova provincia da queste parti sia di gran lunga preferibile ad affannarsi a correre per chiedere un giusto per quanto adeguato decentramento dei servizi, allorquando riforme organiche come questa, quasi quasi ti tagliano le gambe in partenza. Come previsto dal testo originario presentato dall'assessore Russo, si passa da 29 aziende sanitarie a 17: 9 asp (aziende sanitarie provinciali sostitutive delle vecchie Ausl) e 8 grandi ospedali dotati di autonomia dirigenziale: i tre policlinici (Palermo, Catania e Messina), le due Arnas (“Civico” di Palermo e “Garibaldi” di Catania) e le tre Aziende Ospedaliere di riferimento regionale (“Cannizzaro” di Catania e le due di nuova istituzione a Palermo e Messina).
Nell'ambito di due grossi bacini sanitari di riferimento, quello occidentale (Palermo, Agrigento, Caltanissetta e Trapani) e quello orientale (Catania, Messina, Siracusa, Ragusa ed Enna) guarda caso coincidenti con i bacini elettorali, tanto le 9 Asp (una per capoluogo di provincia) quanto gli 8 grandi ospedali saranno guidati da un direttore generale coadiuvato da un direttore amministrativo ed un direttore sanitario con contratti di diritto privato: rispetto agli 87 precedenti, il numero si riduce quindi a 51. A livello provinciale, il piano di riordino sanitario prevede in sede attuativa due bivaricazioni distrettuali: territoriale ed ospedaliera. Sui distretti territoriali la legge di riforma non ha fissato il numero, ma ha stabilito che comunque dovranno coincidere con i distretti socio-sanitari esistenti (quindi almeno 55), mentre i distretti ospedalieri sono in tutto 20 con tanto di perimetro puntualmente individuato e capitanati da un coordinatore amministrativo ed un coordinatore sanitario scelti dal direttore generale della relativa Asp tra personale dipendente (e con uno stipendio assimilato a quello di un primario): in tutto sono 40. Nella provincia nissena ci saranno due distretti ospedalieri: CL1 e CL2. Originariamente previsti come ospedali capifila, in pratica il “Sant'Elia” di Caltanissetta (che rimane presidio di terzo livello) sarà centro di riferimento dei nosocomi di San Cataldo e Mussomeli, laddove il “Vittorio Emanuele III” di Gela (che rimane presidio di II livello) lo sarà dei nosocomi di Mazzarino e Niscemi. Le buone notizie le avevamo anticipate nel precedente numero: grazie agli emendamenti rispettivamente dell'on. Donegani (primo firmatario) e dell'on. Speziale (primo firmatario) Gela potrà diventare polo oncologico e radioterapico grazie ad una norma che era già esistente ma ora incardinata in una legge di riordino del sistema sanitario e quindi suscettibile di non rimanere più lettera morta; mentre sul piano delle risorse sanitarie da assegnare, la «Città del Golfo» potrà partecipare a pieno titolo alla ripartizione delle stesse: il tutto in virtù della peculiarità territoriale insita nell'essere un giust'appunto sito industriale a forte rischio ambientale.
Non sono mancati blitz andati a vuoto: il più eclatante è stato quello dell'on. Limolli del Pdl che ha presentato un emendamento che ambiva a far mantenere il rango di Azienda Ospedaliera al “Gravina” di Caltagirone e da cui è partita un'autentica corsa diretta a salvare altri ospedali dal declassamento annunciato (ci riferiamo ai nosocomi di Gela, Caltanissetta, Sciacca, Taormina, Termini Imerese e, non ultimo, l'Ingrassia di Palermo) inaugurata proprio dal deputato gelese Miguel Donegani e chiusa dall'accorato intervento del presidente Lombardo che nel serrare i ranghi della maggioranza ha bocciato l'emendamento “Limolli” e con esso implicitamente quelli successivi. Già si discute e si battaglia sui numeri del risparmio: la netta impressione è che il taglio più immediatamente evidente riguardi solo i compensi dei dirigenti che nel numero, invece, rimarranno quelli di prima se non di più: nella provincia nissena, ad esempio, le figure apicali rimarranno 9 (le 3 dell’Asp, le due del distretto territoriale, le due del distretto ospedaliero CL1 e le due del distretto ospedaliero CL2) con la differenza che i managers con contratti di diritto privato rimarranno i soli tre dirigenti dell’Asp. Sulla nomina clientelare dei dirigenti nulla di concreto s'è fatto: anzi s'insinua fortemente il dubbio di un reiterarsi della solita logica clientelare


Autore : Filippo Guzzardi

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