Corriere di Gela | Le dipendenze patologiche

Le dipendenze patologiche

In questo periodo di feste natalizie , di giorni in cui le famiglie e gli amici si riuniscono per stare insieme piacevolmente ed in intimità ricreando un clima amicale, rassicurante, mi pare opportuno dedicare un po di attenzione alle dipendenze patologiche. Una qualche forma di dipendenza da sostanze, da persone o da contesti fa parte della nostra vita quotidiana e soddisfa i nostri bisogni di protezione e di sicurezza. Alcune persone però possono essere definite affette da “Disturbo di personalità dipendente”, personalità deboli, immature, con un Io fragile, con scarsa autostima, con poche risorse interiori, si sentono più forti quando possono contare sull’aiuto di qualcuno, sul possesso di qualcosa di materiale. Annoveriamo in questo gruppo i soggetti tossicodipendenti e gli etilisti, rientrano però in questo gruppo anche persone brillanti in società, preparate nel loro lavoro, apparentemente “normali”, ma assolutamente incapaci di prendere decisioni, di assumersi responsabilità. La loro dipendenza può manifestarsi verso il coniuge, che praticamente gestisce in toto la vita di entrambi, espropriati di una vita loro, rapinati a volte anche dei beni materiali, sono ridotti poco più che servi.

Altre forme di dipendenza si esplicano verso il cibo, che viene assunto in maniera ossessiva-compulsiva, a volte seguito da vomito a volte no, per cui queste persone possono essere obese o normopeso. Una forma di dipendenza funzionale alla nostra società capitalistica basata sui consumi è il disturbo compulsivo verso gli acquisti, la dipendenza da shopping. Gente che fa continuamente acquisti, che entra in negozi e porta via cose inutili, ma a cui non sa sottrarsi. Gente che decide immediatamente, senza riflettere, vinta da un impulso irrefrenabile, gente che a casa ha gli armadi pieni di capi di vestiario che non indossa , e di gioielli verso cui già ancora prima di tornare a casa ha perso ogni interesse. Gente che vive un vuoto interiore enorme, senza riuscire a dargli un nome, ad esprimere un concetto. Stare sin da bambini davanti alla tv, giocare per ore davanti ad un videogioco, crescere accanto ad una mamma ansiosa essa stessa, essere imboccati , non avere possibilità decisionali, non confrontarsi con la realtà vivendo in un ambiente familiare falso e iperprotettivo, senza mai rischiare di proprio, tutto questo ed altro ancora incoraggia la formazione di una personalità dipendente, e solo il caso decide di volta in volta verso chi o che cosa da grandi si svilupperà la dipendenza, stante il fatto che chi è affetto da personalità dipendente può dipendere da diverse cose anche sostituibili, interscambiabili. Se questo tipo di personalità dipendente viene privato del suo oggetto, tipo l’alcool, le sigarette, o anche una persona, può benissimo sostituirlo con un altro, come il gioco, irrefrenabile e magico. Quante delle persone che intasano le tabaccherie ogni giorno non appartengono a questo gruppo? Quante persone prima ancora di portare a casa lo stipendio non l’hanno già speso in parte in una Lottomatica, negando, nascondendo, mentendo in famiglia, e dopo quando vengono scoperti, smascherati, si riducono a quello che sono veramente, persone immature, mai cresciute, bambinoni.? Bisogna ripensare ad una psicopedagogia dove la sofferenza, il rischio, sia parte integrante del processo di crescita, dove i premi e le punizioni siano non solo ammessi, ma esplicitati, chiari, dove la gioia ed il dolore abbiano un senso, e siano il risultato di un processo di crescita chiaro e prevedibile.

Autore : Francesco Lauria - medico chirurgo,specialista in Psichiatria

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