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Corriere di Gela | Sventato rapimento di due benestanti
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notizia del 30/03/2009 messa in rete alle 12:20:49
Sventato rapimento di due benestanti

Pericolosi appartenenti alla “stidda” e un ex brigatista avevano pianificato due sequestri di persona, e deciso di entrare in azione entro Pasqua, le vittime, Giovanni Cartia, presidente della Banca agricola popolare di Ragusa e l’imprenditore edile Vincenzo Cavallaro. Secondo le indagini, avrebbero dovuto incappucciarli e condurli presso una località segreta, probabilmente vicino Comiso per poi chiedere un riscatto ai famigliari. All’operazione i Carabinieri sono giunti mentre stavano svolgendo delle intercettazioni e dei controlli che non riguardavano affatto questa vicenda, si sono imbattuti sulla pianificazione degli imminenti sequestri solo per caso. A sventarli i magistrati della Procura della Repubblica di Caltanissetta e i carabinieri della compagnia di Gela guidati dal Capitano Pasquale Saccone, insieme al comando provinciale nisseno. Attraverso gli otto ordini di custodia cautelare in carcere è stato sgominato il gruppo criminale che pare stesse mettendo a punto anche la programmazione di alcune rapine, le avrebbero messe a segno con l’ausilio di pericolose armi da fuoco. Dalle intercettazioni acquisite dai militari dell’arma viene fuori l’ampia disponibilità di utilizzare kalashnicov e del plastico, potentissimo materiale esplosivo. Al vertice della struttura associativa due pluri-pregiudicati, il quarantunenne Vincenzo Pistritto, per gli inquirenti personaggio di spicco della “stidda” gelese, più volte menzionato anche da numerosi collaboratori di giustizia, e Calogero La Mantìa, 59 anni, originario di Sommatino ma residente a Gela dal 1988, quando per lui scattò la libertà anticipata. Venne arrestato nel 1975 a Milano, numerose le accuse a suo carico riconducibili all’attività terroristica che riguardavano furto aggravato, rapina aggravata e falsità materiale, per questi reati era scattata una condanna unica a 25 anni di reclusione.
Per anni avrebbe vissuto nell’ombra, ma adesso sarebbe stato pronto a tornare in azione, congiuntamente a Pistritto ed altri appartenenti alla cosca. I due, decidono di portare a compimento dei sequestri mirati, dopo aver effettuato accurate ricerche patrimoniali e personali, tutto via internet, prendono di mira Cartia che oggi opera con ben 96 agenzie in Sicilia e a Milano, oltre a lui un altro facoltoso, l’imprenditore Cavallaro della società “Grandi Lavori” di Gela. A febbraio La Mantìa e Pistritto decidono di dare inizio ai pedinamenti, per studiare più da vicino le abitudini del banchiere. Durante la perquisizione effettuata nell'abitazione di La Mantia, i carabinieri hanno trovato documenti che fanno riferimento a Cartia: si tratterebbe di fotografie che ritraggono il presidente della banca e suoi familiari; oltre alla documentazione scaricata sul web. “Erano molto preparati perché seguivano passo passo le vittime ma mai con lo stesso mezzo – ha affermato il Procuratore della Repubblica di Caltanissetta Sergio Lari nel corso della conferenza stampa – inoltre Lamantìa ogni qual volta doveva fare una telefonata, chiamava sempre da telefoni pubblici, era un modo per non essere identificato, o intercettato”.
Il progetto prevedeva due sequestri “lampo” che sarebbero poi culminati nella richiesta di denaro per il rilascio delle due vittime. Il Presidente della Banca popolare agricola di Ragusa sarebbe stato sequestrato nei pressi del suo ufficio. L’inchiesta ha portato anche a scoprire meglio in che modo gli arrestati avrebbero voluto reinvestire i guadagni “erano certi di farcela e con il malloppo – ha raccontato il Procuratore Lari – Vincenzo Pistritto manifesta l’intenzione di volersi trasferire alle Cayman per godersi il bottino, da qui nasce il nome attribuito all’operazione”. Pare, inoltre, che Pistritto volesse mettersi in proprio reinvestendo gli utili in strumentazioni per imprese edili e acquistare grosse partite di droga per portare avanti con una propria organizzazione l’attività di smercio. L’ex brigatista, invece, avrebbe acquistato un appartamento al sesto piano di una palazzina di Gela. Il loro piano, però, non è andato a buon fine. Le manette sono scattate ai polsi di: Vincenzo Pistritto (41 anni), Calogero La Mantìa (59 anni), Emanuele Scicolone (31 anni) Salvatore Ganci (26 anni), Gaetano Russello (26 anni), Gianluca Scollo (23 anni), Carmelo Di Pietro (29 anni). Un’organizzazione dedita anche alle rapine, dunque; una, malriuscita per l’intervento di “Cosa Nostra” risale al 2008. Gli appartenenti alla “stidda” cominciano a pianificare un vero e proprio assalto ad un furgone portavalori. L’idea era quella di affiggere un plastico, esplosivo al mezzo. Avevano deciso anche dove consumare la rapina, precisamente in Contrada Timpazzo, mentre il furgone transitava da Mazzarino a Niscemi. Secondo quanto riferito dagli inquirenti, tutto sarebbe andato liscio per gli indagati, perché pur di conoscere meglio gli spostamenti del portavalori si sarebbero avvalsi della collaborazione di una “talpa” all’interno dell’istituto di vigilanza. Tutto sfuma perché sarebbero entrati in contrasto con “Cosa Nostra”, con cui da anni la “Stidda” ha stretto una pax mafiosa che consiste anche nella spartizione dei proventi degli illeciti. Eppure, il gruppo criminale della “stidda” oltre ai 2 sequestri di persona era pronto a seminare il terrore mettendo a segno autonomamente dei “colpi” anche nel nord Italia. Gli arrestati sono accusati a vario titolo di associazione mafiosa e associazione per delinquere, detenzione di armi ed esplosivi, sequestro di persona a scopo di estorsione, con l'aggravante per tutti di essere un'associazione armata.


Autore : Lorena Scimé

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