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notizia del 30/05/2009 messa in rete alle 11:59:35
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Gran festa per le suore Alphonsa e Saveria
Sono trascorsi più di 30 anni, dall’ultima volta che sono tornate a Gela, per vedere il luogo dove hanno prestato servizio. Si tratta di Suor Alphonsa PanamKatt e Suor Saveria Thomas (nella foto), due infermiere missionarie in India. Sono tornate per pochi giorni, ma è stata una grande emozione per loro rivedere gli ex colleghi di lavoro. Ad accoglierle alcune infermiere in pensione, Filippa Lo Vivo, Concetta Ponzio, l’ostetrica Rosaria Cirignotta, Graziella Renna ed alcuni medici. Sono entrambe 69enni, ma con uno spirito giovane. Prestano servizio in India, in territori disagiati in cui ad avere la meglio sono le malattie. Le precarie condizioni igienico- sanitarie e gli alti tassi di analfabetismo, sono altri elementi allarmanti. Suor Alphonsa PanamKatt è una ginecologa che ha ricoperto la carica di 2° direttore sanitario della clinica Santa Barbara. E’ giunta a Gela nel 1969 dopo la fine dei suoi studi, specializzandosi in anestesia e rianimazione presso l’università di Catania. In ospedale si occupava di pronto soccorso, di assistenza durante gli interventi chirurgici, cercando di apprendere il più possibile. L’esperienza in sala operatoria è stata fondamentale. Gli anni che vanno dal 1969 al 1976, li ha trascorsi in quella clinica, che agli inizi era gestita dalle suore missionarie dell’immacolata del Pime (istituto pontificio missioni estere).Otto anni di servizio e di esperienza, che oggi porta con sé in India. Ad accompagnarla, Suor Saveria Thomas, ex capo del reparto di ostetricia della stessa clinica, collega e amica della ginecologa. Lei è un infermiera professionale specializzata in ostetricia, assistente in sala operatoria. La curiosità ci ha spinto a fare loro alcune domande alle quali Suor Alphonsa PanamKatt, ha risposto volentieri.
– Che effetto fa ritornare a Gela dopo più di 30 anni ?
“E’ stata un bella esperienza, non pensavo neanche di arrivare fin qui. Casualmente ci siamo trovate a Roma per un pellegrinaggio, così ho chiesto il permesso di rivedere Gela e la clinica S. Barbara. Non dimentico il luogo in cui ho lavorato tanti anni. Rivedere alcuni dei medici di allora è stata una grande emozione. In compagnia di Suor Saveria sono ritornata per vedere come è cambiata Gela, dopo più di 30 anni”.
- Come mai ritorna in città dopo un assenza così lunga?
“Non è così semplice tornare qui dall’India. Non possiamo lasciare il St. Xavier. La situazione in India è difficile, l’ospedale ha bisogno anche di noi. Prestiamo soccorso ai bambini e agli adulti colpiti dall’Aids, sono tanti purtroppo. Soprattutto i bambini che a causa di questa malattia rimangono orfani. Nei casi in cui la madre è ancora in attesa, la cura parte da subito. Evitare che il bambino contragga il virus dell’ Aids è fondamentale”.
– Come si vive in un territorio così difficile come l’India?
“In india ci sono alti e bassi. Le persone hanno paura di essere contagiate da chi è affetto da AIDS quindi, cerchiamo di far capire loro che il virus non può essere trasmesso per via aerea, ma attraverso trasfusioni di sangue; dalla madre al bambino o per via sessuale. Purtroppo non tutti sono scolarizzati, quindi non sanno come comportarsi. Alcuni di loro, sono costretti ad andare a lavorare anche se malati per guadagnare lo stretto necessario che garantisca un piatto di riso. Le donne soprattutto continuano a lavorare, e i bambini rimangono a casa”.
Abbiamo anche parlato con Suor Saveria Thomas, una suora missionaria dalla personalità forte, che crede fermamente in quello che fa.
– Di che cosa si occupava in clinica?
“ Facevo di tutto. In qualità di infermiera professionale sono stata responsabile della sala operatoria, assistevo ad interventi di qualsiasi genere. Ho lavorato in clinica per ben 10 anni. Ricordo ancora con affetto i miei ex colleghi. Ma oggi la mia missione è in India.”
– Quanto tempo dura un incarico da missionaria?
“I nostri superiori decidono dove dobbiamo andare e per quanto tempo, ma non siamo condizionate in alcun modo. Decidiamo liberamente se accettare o meno l’incarico. In India la vita è molto diversa da qui. Ma il mio lavoro è questo, l’ho accettato senza condizioni”.
Autore : Martina La Gristina
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