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notizia del 30/05/2009 messa in rete alle 11:54:02
Artisti o vandali? Esplode anche a Gela l’emergenza writers
L'annuncio è, sicuramente, dei meno rasserenanti: le strutture urbane delle due principali città nissene, Caltanissetta e Gela, hanno assunto caratteri di totale degrado e squallore.
A cosa addebitare un simile collasso, non solo architettonico, ma anche etico-morale? La risposta scaturita dai vertici del locale PdL, rappresentati nell'occasione dal deputato nazionale, Alessandro Pagano, e dal capogruppo presso il Consiglio Comunale di Gela, Gaetano Trainito, si presenta, al contempo, semplice ed immediata: l'azione di un manipolo di giovani imbrattatori, disposti a tutto pur di sabotare e deturpare il nostro patrimonio artistico-culturale.
L'operato dei writers è soggetto, dunque, ad una virulenta critica; l'onorevole Alessandro Pagano si è spinto fino al punto di descriverli alla stregua di “squatter eredi della peggiore tradizione sessantottina”, richiamando alla memoria un passato, criticato da taluni, ed esaltato da altri.
Alle dichiarazioni rese dal massimo esponente del PdL nisseno si è, quasi contestualmente, aggiunta la pubblica invettiva lanciata dal consigliere comunale del medesimo soggetto politico, Gaetano Trainito, convinto che la vastità del fenomeno debba, obbligatoriamente, legarsi ad un generale lassismo delle autorità cittadine.
L'impeto dimostrato dai due rappresentanti istituzionali trae spunto, in ogni caso, dal recente “contest”, organizzato proprio a Gela all'interno del perimetro di una nota discoteca: per una sera sottratta ai suoi normali ritmi per ospitarne altri, diametralmente opposti. Ma cosa è, per esattezza, un “contest”?
Si tratta, per usare una semplice descrizione, di un appuntamento destinato ad ospitare una molteplicità di forme d'espressione (danza, grafica, canto), collocabili entro i confini di quella che viene indicata come cultura hip-hop, intimamente connessa alle radici più profonde della storia della comunità afro-americana statunitense. Come può concedersi spazio ai portatori di una visione nichilistica della struttura urbana?
Questo avranno pensato Alessandro Pagano e Gaetano Trainito, informati dell'iniziativa posta in essere da alcuni giovani, fra i quali uno dei primi esponenti del movimento hip-hop gelese, Fortunato Giannone.
Ma può attribuirsi l'intera responsabilità di un lento processo di disfacimento urbanistico ad un gruppo di capaci disegnatori?
Questi ultimi, infatti, discostandosi totalmente dai tanti comuni imbrattatori (ai quali, molto probabilmente, si richiamano i due esponenti politici), autori di semplici scarabocchi, si sono sempre contraddistinti per aver ispirato un'azione rivolta, viceversa, ad attribuire valore sociale a strutture e luoghi realizzati seguendo una precisa logica, ben descritta dal sociologo francese, Marc Augé: quella del “non luogo”.
Un fulgido esempio può acquisirsi sostando nelle vicinanze del complesso Petrolchimico della città, apice assoluto del percorso di occupazione forzosa del territorio, ove, sul lungo muro perimetrale, persiste, da oltre un quindicennio, un'interessante opera, creata da artisti di strada, da leggere in chiave sequenziale, seguendo lo stile narrativo dei classici.
Si può parlare in questa, come in altre ipotesi, di deturpamento di altrui beni, punibile secondo il disposto dell'articolo 639 del codice penale?
Significherebbe, in verità, svilire ogni sforzo di riappropriazione di una dimensione danneggiata da altri, assai distanti dal mondo dei writers e di tutti coloro interessati ad abbattere, disponendo di grande abilità, ogni espressione di biasimo.
Lo stesso capo del governo nazionale, da ultimo, ha richiamato l'attenzione sul tema, imputando ai “graffitari” ogni sorta di responsabilità, senza mai chiedersi il motivo dell'evidente necessità di individuare un capro espiatorio, sul quale scaricare ogni tipo di vizio, generato da inefficienze tali da non poter ricadere sui sostenitori di una visione sociale totalmente difforme da quella ufficiale.
Il misterioso artista britannico conosciuto, da tutti gli esperti del settore, con il sopranome di Banksy, si è fatto conoscere riempiendo i muri di Londra con un infinito numero di proprie creazioni, oggi battute all'asta per milioni di dollari: costui dovrebbe definirsi un balordo?
Autore : Rosario Cauchi
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