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notizia del 21/05/2011 messa in rete alle 11:53:29
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Tutti pazzi per la green economy
Venerdì 13 maggio, al Tropicomed, l’associazione daterrainmezzoalmare ha proposto il penultimo appuntamento della rassegna culturale Cunta 2011. Ospite e relatore della serata è stato Gianni Silvestrini (nella foto), ricercatore del Cnr e direttore scientifico del Kyoto Club, grande esperto di economia legata alle energie alternative. In occasione della conferenza è stato proposto il libro che Gianni Silvestrini ha scritto insieme al giornalista di Repubblica Antonio Cianciullo, La corsa della green economy, pubblicato nel 2010 per le edizioni tascabili Kyoto Books.
Le tesi esposte dall’ex direttore generale del Ministero dell’Ambiente si basano sui mutamenti energetici che sono in atto nel mondo. Nel presente, ma soprattutto nel futuro, le fonti energetiche tradizionali - petrolio e carbone - saranno meno disponibili e meno utilizzabili. Il tasso di riduzione annuo della produzione di greggio nei principali giacimenti, valutato al 3.7% nel 2007, attualmente è stimato al 6,7%. Inoltre, entro il 2020 bisognerà adeguarsi ai cosiddetti parametri di Kyoto sulle emissioni di anidride carbonica e gas serra. Tutto ciò, insieme all’ambiguità e alla poca trasparenza sull’energia nucleare, dovrà portare necessariamente allo sviluppo delle energie rinnovabili: eolico, fotovoltaico, biomasse etc. “[…]
Nel corso del XX secolo la popolazione umana si è moltiplicata per quattro, il consumo di energia per sedici e quello di acqua per nove, costringendo alla sete oltre un miliardo di persone”. Si stima che la popolazione mondiale, attualmente di 6,5 miliardi, in futuro si fermerà a 9 miliardi. “[…] Nove miliardi di esseri umani con un livello di consumo statunitense avrebbero bisogno di altri sei pianeti”. Per cui, in base alle necessità del mondo “moderno” di garantirsi un alto tenore di “benessere”, considerando la massa di rifiuti che si crea con la eccessiva produzione di beni, il nostro pianeta rischia di andare incontro all’autodistruzione. La frattura tra città e campagna, l’erosione delle coste, il livello d’inquinamento del mare, dell’aria e del sottosuolo sono evidenti segnali che il mondo può sopravvivere soltanto tornando a sfruttare l’energia naturale: acqua, sole e vento. Per evitare quello che viene chiamato “colpo di stato biologico”, è necessario che l’uomo rispetti l’ambiente in cui vive e non pensi più a soddisfare i suoi falsi bisogni, evitando con ciò di fare scontare i costi ambientali alle generazioni future. Per fortuna si cominciano a dare delle risposte alle catastrofiche profezie degli esperti sul futuro del pianeta e sul suo bilancio energetico.
I dati e gli esempi esposti da Gianni Silvestrini, riportati nel suo libro, ridanno fiducia sul futuro della terra, a condizione che in tutto il mondo si realizzino le esperienze già sperimentate da tempo in alcuni Paesi. In questo modo si potrà coniugare lo sviluppo economico e il benessere della popolazione con il rispetto dell’ambiente. È illuminante, in questo senso, l’esperienza della Danimarca che, tra il 1980 e il 2008, ha visto aumentare del 74% il suo Pil (prodotto interno lordo) e ridurre del 17% le emissioni di anidride carbonica semplicemente bloccando la costruzione di centrali a carboni, non aderendo all’energia nucleare, passando ad un sistema basato sulle energie rinnovabili. Silvestrini ha ricordato come attraverso l’uso delle energie alternative, in questi ultimi anni, molti Paesi hanno caratterizzato il loro sviluppo economico. A cominciare dalla Cina che, sulla green economy, ha investito una somma pari al 7,1% del suo Pil. Anche gli Stati Uniti credono molto al futuro “verde” del mondo, con un investimento pari al 1,8% del Pil e una occupazione attesa di oltre tre milioni di posti di lavoro. L’Europa, invece, mediamente è più indietro e presenta un panorama disomogeneo: la Germania, i Paesi Scandinavi, la Spagna, insieme alla Francia e alla Gran Bretagna hanno delle buone attese occupazionali sull’economia dell’ambiente. L’Italia, insieme alla Polonia e altre Nazioni europee minori, non ha creduto molto al rilancio economico ed ecologico, per cui adesso si trova a rincorrere i Paesi più evoluti, rischiando sia di ricevere le sanzioni per non riuscire a rispettare i parametri di Kyoto sia di perdere una grande occasione di sviluppo. Un vero peccato, considerate le potenzialità naturali del nostro Paese. Anche se in forte in ritardo, dobbiamo intendere che il futuro economico e quindi il mantenimento del nostro benessere è legato allo sfruttamento delle energie rinnovabili. Riciclaggio completo dei rifiuti urbani, plastica creata con i granuli di mais, automobili a trazione elettrica, edifici a zero emissioni alimentati da celle fotovoltaiche, sono tra gli obiettivi da raggiungere. È paradossale che la Germania sia il secondo produttore al mondo di energia proveniente dal sole, mentre noi, che siamo al centro del mediterraneo, soltanto adesso stiamo scoprendo l’importanza di questo tipo d’investimento. A Catania, entro la fine del 2011, Enel, Sharp e STMicroelectronics completeranno uno stabilimento per la realizzazione di celle solari a film sottile, con una capacità di 160 megawatt. E, meglio tardi che mai, anche a Gela il settore del fotovoltaico è alquanto vivace. Speriamo che alla fine emerga un vero spirito imprenditoriale e non ci siano speculazioni, minaccia sempre incombente in presenza di finanziamenti pubblici.
Autore : Emanuele Antonuzzo
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