|
notizia del 26/04/2009 messa in rete alle 11:46:43
|
Dovevano eliminare Crocetta
Inquietanti progetti della mafia emergono dalle indagini condotte dalla Dda nissena e dalla Polizia di Gela, non solo pizzo a tappeto. Presunti affiliati a Cosa Nostra, appartenenti alla “famiglia” Emmanuello, pare stessero mettendo a punto un attentato contro alcuni imprenditori, che hanno denunciato gli estorsori, e contro il sindaco Rosario Crocetta. Il pericolo imminente di consumare questi attentati avrebbe affrettato la Procura distrettuale antimafia ad arrestare due persone. Si tratta di Maurizio Saverio La Rosa (nella foto a sinistra), già coinvolto nell’ambito dell’operazione “Poseidon”, e Maurizio Trubia (a destra), 40 anni, considerato tra i fedelissimi alla famiglia Emmanuello. Entrambi, dopo la morte del boss, avrebbero assunto un ruolo di spicco nella consorteria mafiosa.
A scatenare l’odio nei confronti del sindaco sarebbero state le sue prese di posizione contro la mafia e soprattutto contro la moglie di Daniele Emmanuello. I magistrati hanno ripercorso i provvedimenti che il sindaco ha messo in atto nel tempo, pur di portare avanti la battaglia per la legalità e la trasparenza, impedendo che la donna potesse avere la casa popolare e cancellando il suo nome, nel 2006, dalle liste del Reddito minimo di inserimento, allontanandola così dal comune e procedendo al blocco dei pagamenti in suo favore.
Ad avvallare intercettazioni e dati info-investigativi sono state le confessioni del neo collaboratore di giustizia Carmelo Barbieri, che ha deciso di intraprendere un nuovo percorso con i magistrati. Le diverse dichiarazioni rilasciate sono al vaglio dell’Autorità giudiziaria.
I due arrestati, La Rosa e Trubia, inoltre, avrebbero imposto il pizzo anche ad un imprenditore gelese che ha però deciso di non sottostare alle richieste estorsive, prediligendo la strada della denuncia. All’imprenditore avevano imposto il pagamento, una tantum, di 15 mila euro, dopo aver appreso dell’affidamento di un appalto per la manutenzione di un acquedotto a Milano, pari a 3 milioni di euro. L’imprenditore, oltre a denunciare, avrebbe anche registrato delle conversazioni avute con i due arrestati, che ha poi consegnato alla Polizia, dando un contributo alla configurazione dell’impianto accusatorio. Pagare il pizzo per ottenere una sorta di “protezione”, anche quando si lavorava oltre i confini siciliani, questo avveniva a Gela.
I provvedimenti cautelari sono stati emessi dal gip del tribunale di Caltanissetta su richiesta della Direzione distrettuale antimafia nissena, che ha coordinato l'indagine della Squadra mobile e del commissariato di Gela.
In città, la notizia dell’attentato che la mafia avrebbe dovuto compiere contro il sindaco Crocetta si è subito diffusa. Attestati di solidarietà gli sono giunti da ogni parte d’Italia. Confindustria nazionale ha detto di essere vicina al sindaco e agli imprenditori che hanno deciso di intraprendere una battaglia giusta. Il sen. Lumia si è subito recato a Gela, mentre don Luigi Ciotti lo ha chiamato dal Messico, manifestando l’intenzione di organizzare con Libera una grande manifestazione di solidarietà in occasione del 1° Maggio; una veglia di preghiera verrà invece organizzata dalla Parrocchia Santa Lucia.
Altre telefonate e messaggi di solidarietà sono giunti da Veltroni, dal vescovo Pennisi, dal deputato all’Ars Donegani, da Tano Grasso, dal presidente Di Dio e da tutto il Consiglio comunale di Gela, e naturalmente dagli assessori.
Per Crocetta sono state ore difficili, non è la prima volta che la mafia medita di ucciderlo, eppure lui dice di non avere paura. “Sono convinto che la malavita continuerà a tenermi d’occhio – ha dichiarato – ma io dico loro di stare attenti, perché finiranno per essere arrestati. Sono stati messi in atto più di 800 arresti, non è un dato di poco conto questo. Voglio ancora ringraziare le forze dell’ordine e i magistrati che compiono il loro dovere in modo preciso e puntuale. Il mio primo pensiero, una volta appresa la notizia attraverso fonti di agenzia, è stata mia madre, ma ho pensato anche agli uomini della scorta, alle loro famiglie, all’amore che mettono in questo lavoro e ai rischi che corrono tutti i giorni. Non ho paura, devono essere i mafiosi ad averla. Io il 25 aprile, Festa della Liberazione, scenderò in piazza per la consueta manifestazione. Lo farò per lanciare ancora una volta un messaggio, quello che bisogna sentirsi orgogliosi di essere gelesi e di essere siciliani”.
Autore : Lorena Scimé
» Altri articoli di Lorena Scimé
|
|
|
In Edicola |
|
Cerca |
Cerca le notizie nel nostro archivio. |
|
|
|
|