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Corriere di Gela | I Gelesi venerano la loro patrona, ‘a Maronna ‘a Manna
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notizia del 09/09/2007 messa in rete alle 11:25:46

I Gelesi venerano la loro patrona, ‘a Maronna ‘a Manna

Con la processione della sacra Icona di Maria SS. d’Alemanna per le vie della città e i fuochi d’artificio a mare si sono conclusi i festeggiamenti in onore della patrona di Gela.
Una festa molto sentita dal popolo di Gela che da tempi remoti la commemora come la Madre di Dio, l'ancora di salvezza alla quale bisogna rivolgersi.
Secondo una tradizione popolare, verso il 1476, un contadino terranovese, mentre arava la terra, si accorse che i suoi buoi non proseguivano più ; pensando che la punta del vomere fosse inciampata in qualche “truvatura” (tesoro nascosto), si mise a scavare con le mani la terra. E quale meraviglia quando i suoi occhi videro un quadro riproducente le fattezze della Madre di Dio. In quel momento il contadino s’accorse che i buoi s’inginocchiarono davanti a tanta magnificenza. L’immagine che subito apparve era quella della Madre di Dio. Era l’immagine dell’invisibile che s’era fatto visibile : la visione dell’invisibile. Non a caso essa viene attribuita a San Luca, cioè a colui che potè ammirare le fattezze di Dio fatto uomo e della sua Santa Madre - Cristo immagine del Dio invisibile - che l’ha dipinta per farla venerare al popolo terranovese, prima, e di Gela, poi.
L’artista che l’ha dipinta passa in secondo ordine davanti alla manifestazione del divino che è l’icona venerata con tenerezza dalla nostra città.
Inebriato e commosso, portò subito l’icona (un dipinto su tavola di quercia delle dimensioni di sessantasette centimetri per cinquantadue e dello spessore di un centimetro e mezzo) al clero locale tra la gioia e la meraviglia dei nostri compaesani, che vollero costruire nel luogo del ritrovamento un santuario per custodire la sacra immagine. In quello stesso luogo esisteva già una chiesetta dedicata alla Madre di Dio, in quel tempo diroccata, che sicuramente era quella dei cavalieri teutonici.
La Madonna dell’icona fu subito chiamata Maria SS. dell’Alemanna o “Maronna ‘a Manna”, perché si pensava appartenesse, in epoca assai remota, a degli ebrei che la donarono ai nostri antenati; altri hanno creduto che il nome derivasse dal cibo che nutrì gli israeliti nel deserto ; altri pensarono al fatto ché l’icona fu rinvenuta sotto una pianta di “lamanna” (cardus vulgaris), dove fu nascosta durante la persecuzione degli iconoclasti durante il dominio dei saraceni in Sicilia ; altri credevano che l’icona fosse appartenuta ai Cavalieri Teutonici Alemanni, che dal 1243 avevano costituito nella nostra città, allora Heraclea, un ordine religioso chiamato “Ordo Domus Sanctae Mariae Teutonicorum”.
Ma, al di là delle origini del nome, ben presto il culto della Madre di Dio, che veniva chiamata “Saccaredda”, cioè dispensatrice d’acqua, crebbe nella nostra città e, in numerosissime circostanze, il popolo ha potuto constatare l’efficace protezione della gloriosa Sposa dei disegni del Padre. Nel 1450, papa Paolo III fa menzione del culto della Madonna in occasione di un diritto di patronato e, in un documento del 1627, Maria SS. d’Alemanna è chiamata protettrice e patrona della città, ma ufficialmente, questi due titoli le vennero conferiti verso il 1650 in seguito alla “Bolla Universa” di papa Urbano VIII. Gli atti di proclamazione vennero stilati nella nostra città nel dicembre del 1659 e poi nel marzo del 1693, in occasione del terremoto che sconvolse molte città dell’Isola e che risparmiò Terranova di Sicilia, ora Gela :
All’unnici ‘i innaru a vintun’ura,
si vitti e nun si vitti Terranova,
si unn’era ppi Maria, nostra Signura,
sutta li petri furra Terranova.


Autore : Emanuele Zuppardo

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