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notizia del 01/04/2005 messa in rete alle 01:13:37
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L’aumento delle donazioni di sangue favorisce la crescita civile
Si intensificano le raccolte esterne nelle parrocchie, negli studi medici privati, nelle scuole di ogni ordine e grado, nelle aziende delle imprese, nelle sedi delle associazioni, nei club service. Si intessono tele relazionali con i comuni di Niscemi, Butera e Mazzarino e i volontari dell’Adas (nella foto il presidente dott. Felice Damaggio)vanno nei comuni viciniori per ramificare e far attecchire la cultura della donazione.
Si, proprio la cultura della donazione, perché attraverso la informazione sulle problematiche della donazione a tappeto si mira a sensibilizzare i cittadini a donare il proprio sangue per gli altri.
E’ questo l’obiettivo che giustifica e dà senso alle numerose iniziative dell’Adas con le altre associazioni di volontariato (si pensi alla più recente campagna delle uova di Pasqua in adesione all’Airc - Sezione di Gela).
L’Adas è aperta a tutte le proposte e iniziative che possono determinare un cambiamento di abitudini e stili di vita e condurre ad una donazione di sangue che diventi gesto naturale, quasi fisiologico, nelle famiglie gelesi e del comprensorio.
L’attività frenetica e battente dell’Adas ha, comunque, in questi ultimi anni dato i suoi frutti che fanno ben sperare in un incremento delle donazioni. Lo conferma il dott. Rosario Cantella, Primario del Centro Trasfusionale dell’Azienda ospedaliera di Gela.
– Quali sono i numeri delle donazioni a Gela?
«Devo ammettere che tutto il lavoro di informazione svolto dall’Adas sta dando ora i suoi frutti. Niente si ottiene per caso ed oggi posso confermare che Gela ha costituito, in termini di riserva di sangue, un’isola felice insieme al ragusano in un momento di crisi delle donazioni per influenze e malanni di stagione. Siamo riusciti a soddisfare, anche con le raccolte esterne, il 90% delle richieste di sangue del nostro nosocomio e nei momenti di estrema crisi abbiamo soddisfatto anche le richieste degli ospedali dei comuni viciniori».
– Perché non si è ancora raggiunta l’autosufficienza?
«La donazione di sangue è un segno di civiltà, di crescita culturale oltre che di naturale solidarietà. Il gap mentale però in questi tre anni pare diminuire e si assiste ad una inversione di tendenza soprattutto nei giovani.
E’ aumentato notevolmente il numero dei giovani donatori sicuramente grazie all’azione informativa realizzata nelle scuole, anche in quelle elementari. Anzi, direi che proprio fare informazione nelle classi delle scuole elementari fa ben sperare nell’aumento delle donazioni da qui a qualche anno perché i bambini recepiscono meglio il messaggio della solidarietà. Ricordo che quando effettuammo la donazione di sangue presso la scuola elementare “Luigi Capuana” i bambini dopo avere visto donare la dirigente e le maestre fecero un componimento e scrissero del loro rammarico di es-sere troppo piccoli per potere donare e della loro attesa del compimento dei diciotto anni per donare il proprio sangue».
– La sua esperienza in questa sfida di cambiamento della mentalità delle donazioni.
«Io sono un uomo e un medico soddisfatto perché sto registrando una crescita del numero delle donazioni qui a Gela, e sono molto felice che questa crescita riguardi soprattutto i giovani. Sono ottimista e posso ben sperare, in un futuro non molto lontano, grazie anche alla continua attività dell’Adas nella garanzia di una sufficiente riserva di sangue nel nostro nosocomio per fare fronte a tutte le emergenze. E questo sarebbe senza dubbio un segno tangibile della crescita civile e culturale della nostra città».
Autore : Graziana Cannadoro
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