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notizia del 02/03/2008 messa in rete alle 11:22:23
Ordine di arresto per quindici
L’hanno denominata operazione “messa in regola”, per chiarire in maniera inequivocabile che a Gela, nonostante il capillare controllo del territorio, le numerose operazioni delle forze di Polizia e l’assiduo intervento dell’associazione antiracket, ci sono ancora numerosi commercianti che pagano il pizzo, devono sottacere alle richieste dei malavitosi: sostanzialmente devono mettersi in regola per non incorrere in immediate ritorsioni. E a chiedere la tangente sono gli affiliati alle due consorterie mafiose, Cosa Nostra e Stidda, legati, dopo la guerra di mafia degli anni ‘90, da un patto di non belligeranza. Dividere in parti uguali gli introti.
Nella fattispecie, i Carabinieri della locale compagnia, agli ordini del capitano Pasquale Saccone e del tenente Andrea Orsini, hanno eseguito 15 ordinanze di custodia cautelare in carcere. Tutti, secondo l’accusa, avrebbero imposto il pagamento del pizzo a diversi esercenti della zona, in particolare ristoratori.
E come già svelato anche in altre precedenti indagini, consumavano a sbafo alimenti e bevande. I provvedimenti cautelari sono stati firmati dal Gip del Tribunale di Caltanissetta, Fabrizio Nicoletti, su richiesta del procuratore aggiunto, Renato Di Natale, e del sostituto della Direzione Distrettuale Antimafia, Rocco Liguori. I fatti contestati agli indagati risalgono dal 1996 al 2006.
Ad un commerciante fu richiesta la somma di 5 milioni di lire l’anno, che tuttavia non si concretizzava; ad un altro, un milione di lire che con l’entrata in vigore dell’euro oscillò a 2.000 euro. Il ristoratore pagò, per le festività di Pasqua, Natale e Ferragosto. Dieci dei 15 provvedimenti restrittivi, sono stati notificati in carcere a soggetti già arrestati per simili reati. Gli altri cinque sono stati eseguiti in nottata, a Gela.
L'inchiesta ha riguardato in gran parte affiliati ad organizzazioni mafiose, con ruoli di vertice come Gaetano Azzolina, Francesco Morteo, Salvatore Nicastro e Salvatore Murana che risultano essere della "Stidda"; e poi Emanuele Burgio, Marco Ferrigno, Luca Incardona, Giovanni Saluci e Orazio Scerra, ritenuti affiliati a Cosa nostra. Gregari come Emanuele Spatola, Salvatore Di Maggio e Massimiliano Tomaselli per la Stidda e Emanuele Bassora per Cosa nostra. E infine Massimo Gerbino e Crocifisso Maganuco. L'indagine dei carabinieri si basa in gran parte su intercettazioni e sulle dichiarazioni di alcuni collaboratori di giustizia che hanno rivelato le estorsioni effettuate a Gela.
Gran parte delle vittime, interrogate, ha ammesso di aver pagato la tangente alle organizzazioni criminali.
Giuseppe D'Onchia (www.tg10.it)
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