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notizia del 28/08/2007 messa in rete alle 11:20:17
Riflessioni sul disastro ambientale denunciato dalla Rai con “Viva l’Italia in diretta”
Non si placano ancora le polemiche, a Gela, dopo la trasmissione televisiva: “Viva l’Italia in diretta” del 24 luglio, in Piazza Umberto, condotta da Riccardo Iacona. E’ stata una trasmissione-denuncia raccapricciante che ha scatenato una vera rivolta in una città che deve sorbire ogni giorno veleni dall’industria e non solo, e dove si registrano in quantità superiore alla media morti di tumore e malformazioni neonatali.
Durante la trasmissione della Rai è stato detto di tutto. Questi i numeri che fanno rabbrividire: 641 operai morti di tumore negli ultimi sei anni (dieci giorni fa è deceduto per una neoplasia al fegato Giuseppe Biundo, di 46 anni, come riferisce il Comitato dei lavoratori esposti all’amianto).
Un vero dramma umano: su 13 mila bimbi nati dal ‘91 al 2002, ben 520 hanno malformazioni; la percentuale dei neonati microcefali è 10 volte superiore della media nazionale. Un centinaio di famiglie, riunite in comitato, si sono costituite parte civile in un eventuale processo a carico dei vertici dell’Eni. Risulta, inoltre, che pesci pescati nel nostro mare avevano ingerito mercurio, finito poi nelle nostre mense.
Cinque cittadini su quaranta presentano malformazione ai genitali e infertilità.
L’acqua che scorre dai rubinetti di Gela è inquinata per la presenza di metalli pesanti, di un milione di volte oltre la soglia limite. Vengono pure inquinate frutta e verdura.
La trasmissione televisiva ha rappresentano uno spaccato della realtà gelese. L’acqua delle dighe “Disueri” e “Ragoleto” (un milione e mezzo di litri cubi di acqua) – sono parole dette dal responsabile dei due invasi – viene convogliata verso il mare, perché manca la canalizzazione.
Cose incredibili sono state denunciate dalla televisione: i rifiuti dell’Isaf vengono scaricati in mare (clorosoda e altre sostanze cancerogene e radioattive). E i risultati delle analisi – questo è grave – vengono occultati.
Gli operai (è il colmo!) non trovano nel nostro ospedale il settore dove curarsi, perché manca il reparto oncologico e la radioterapia. I malati debbono recarsi a loro spese a Catania, a Caltanissetta o in altri luoghi per curarsi.
C’è da chiedersi a questo punto quale posizione assumono le autorità, a qualsiasi livello, di fronte a questa situazione. A volte si ha la sensazione che vi sia una sorta di rassegnazione glaciale, di morte…v
Il sindaco Crocetta ha scritto al presidente del Consiglio Prodi (per rovinargli le ferie): “Chi verrà a visitare, o peggio a vivere a Gela, dopo quella trasmissione? Chi comprerà i prodotti agricoli coltivati qui? Chi investirà nel nostro territorio? Gela da sola non potrà affrontare la questione di questo disastro ambientale: occorre l’intervento del governo nazionale”.
I cittadini attendono un riscontro e la visita a Gela del presidente del consiglio Prodi. Lo Stato deve provvedere, perché la città ha diritto alla prevenzione, alle cure ambientali, al risanamento.
I parlamentari eletti con il voto dei gelesi nulla hanno fatto finora per salvaguardare questo territorio da questa peste, da questa catastrofe e continuano a non fare nulla, se non spendere parole di circostanza.
Un ingegnere del petrolchimico ci ha testualmente detto: “I politici locali bussano continuamente alle porte del petrolchimico per chiedere posti di lavoro per questo e per l’altro raccomandato, per tenersi forte l’elettorato”.
Gela, fiorente città con vocazione turistica per il suo bel mare, sembra oggi una città abbandonata dagli uomini e da Dio, pare un mortorio.
Autore : Gino Alabiso
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