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notizia del 21/01/2008 messa in rete alle 11:08:26
Il Cesvop a servizio della comunità
Con la nascita del Cesvop si è avviato a Gela un percorso importante per una città che vuole assistere ad un reale mutamento. Il Responsabile della Rete di organizzazioni di volontariato e portavoce del Cesvop e Movi a Gela Enzo Madonia ha evidenziato la voglia di partecipazione attiva nella cittadinanza.
– Quando e da cosa nasce l’idea di costituire il Cesvop?
«Il Cesvop, Centro di Servizi per il Volontariato di Palermo si costituisce nel settembre 2003, dall’esigenza di avere un volontariato libero e autonomo, in grado di liberare energie sociali importanti, mettendole a servizio della comunità. Ha la funzione di sostenere lo sviluppo del volontariato attraverso servizi e non soldi– ha dichiarato Enzo Madonia –. Nel contesto siciliano i centri di servizio per il volontariato sono tre e sono previsti dall’unica normativa che in Italia regola il mondo del volontariato: la legge 266/91. Ha una sede centrale a Palermo, ed è suddiviso in delegazioni territoriali che corrispondono ai distretti sanitari. I Centri di Servizio gestiscono piccoli fondi che non derivano da enti pubblici, ma dalle fondazioni di origine bancaria, che vengono utilizzati per la promozione della “Cultura del volontariato” che è l’agire gratuito di cittadini nei confronti di altri cittadini».
– Chi può farvi parte?
«Le organizzazioni che sono formalmente costituite con atto pubblico i cui statuti rispondono a precisi requisiti stabiliti dalla legge 266/91: primo fra tutti, la gratuità come elemento fondamentale del proprio agire. Purtroppo con il proliferare dello strumento della convenzione e con la grande crisi occupazionale,diversi giovani, sono impegnati per molte ore al giorno, in associazioni che si occupano di trasporti e assistenza, e con lo stratagemma del rimborso spese, camuffano un vero e proprio sfruttamento del lavoro. Bisogna diffidare dai volontari a tempo pieno e la pubblica amministrazione non deve assecondare comportamenti del genere. Ad ogni modo penso che il volontariato non dovrebbe gestire servizi ma supportare nel loro lavoro, cooperative o imprese sociali. L’ente locale dovrebbe far crescere la cooperazione sociale e farla specializzare, invece di spendere denaro per progetti inutili. Fare volontariato non vuol dire lavorare gratis, ma adempiere ai propri doveri di cittadino, dedicandosi agli altri, nel tempo libero. Il volontariato non deve sostituirsi allo Stato, ma deve fare il possibile affinché gli enti locali siano più umani».
– Quali sono gli obiettivi che persegue?
«Gli obiettivi principali sono quelli di portare avanti e realizzare una “cultura solidale” dei cittadini non ancora volontari e di tutte le comunità; accrescere le competenze, le capacità gestionali e d autogoverno del volontariato, la capacità di intervento e di autofinanziare le proprie attività; diffondere una corretta conoscenza del fenomeno del volontariato e della sua funzione sociale; costruire un progresso civile e una partecipazione democratica».
– Quante e quali associazioni vi hanno aderito?
«Vi fanno parte trentatre organizzazioni di volontariato: Adas, Ade, Ados, Agisci Gela 4, Airc, Aism, Archeoclub, Auser, Avulss, Cav, Consultorio Heraclea, Cb “Vittorio Costa”, Centro Accoglienza Servirti, Croce del Soccorso Italiano, Ens; Gela Famiglia, Gela respiro, Giuseppe Verdi, La cittadella dei Giovani, Legambiente, Moica, Movi, Meter, Misericordia, Onvgi Gela-Giubbe d’Italia, Perfetta Letizia, Progetto H, Sez scout “Fabio Rampulla”, Prociv Arci-Niscemi, Auser Niscemi, Anfas, Cngei-Niscemi».
– Quali obiettivi sono stati raggiunti a Gela?
«Per i dettagli rimando al sito www.volontariatogela.org. In breve però posso dire che di certo, una svolta storica è data dalla forza che stiamo mettendo per creare luoghi democratici di partecipazione. La rete educativa cittadina, il forum del volontariato, la promozione dell’Osservatorio permanente sulla famiglia, il sostegno alle attività della Provincia di Caltanissetta per la creazione dell’albo del volontariato, del Terzo settore e del regolamento della Consulta provinciale dei servizi sociali. Tutte attività che vogliono creare una cittadinanza nuova, basata sulla promozione della responsabilità dei singoli, per dare all’impegno per la legalità una sferzata collettiva. In questa città è tempo che siano le forze sane del territorio a determinare insieme alle istituzioni volenterose, le politiche per il futuro della città».
– Cosa vuol dire “liberare il volontariato”?
«La cosa più brutta è assistere alla spettacolarizzazione della solidarietà. Se il volontariato deve denunziare tramite un convegno che la città è sporca, che le politiche per la famiglia non esistono, che il diritto alla salute è quasi utopia è cosi via, l’associazione non è libera, se la propria iniziativa dipende dal contributo di qualche assessorato o in genere dalla pubblica amministrazione. Nella nostra città infatti, le denunce sociali forti, arrivano da associazioni che non chiedono contributi. Ecco perché necessita un processo di promozione dell’autonomia e della libertà del volontariato che può dar vita al vero progresso civile».
Autore : Martina La Gristina
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