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notizia del 24/09/2007 messa in rete alle 10:38:47
Universitari gelesi, com’è triste la precarietà esistenziale
Gli universitari gelesi, la migliore componente della gioventù e dell’avvenire di questa comunità che vive costantemente nella precarietà esistenziale, si sentono illusioni perché “non c’è volontà politica seria” sulla questione dell’università a livello locale.
Lo denunciano apertamente e con amarezza in una lettera aperta, inviata al quotidiano catanese del 18 corrente.
L’incultura ed il pressappochismo politico è stato recentemente denunciato, a chiare lettere, anche dal Governatore della Banca d’Italia Mario Draghi, in occasione di un convegno organizzato dell’Università degli studi di Brescia.
Il Governatore ha fatto notare che al Sud, con una evasione scolastica del 30% in quella dell’obbligo, non si può andare lontani.
L’istruzione, invece, incrementa anche attraverso le università “periferiche” l’efficienza dei processi produttivi depurati da mafie ed interessi personali di bassa lega.
A Gela si gioca a rimpiattino fra le università di Enna, Palermo e Catania senza trovare una soluzione unitaria per una sede e per fornire e tranquillità agli universitari.
E così si consuma mediante il gioco delle parti dei “tanto amati amministratori”.
Questo perversare nel gioco delle parti porta poi ai fenomeni populistici dei signor Grillo e seguaci d’occasione.
Certo si è che a livello politico (ma non solamente) si avverte la necessità di un ricambio generazionale immediato.
Il malessere è palpabile: a Gela così come fra i paradisi dolomitici, nelle università siciliane come in quelle dell’area bossiana.
In entrambi le latitudini la “categoria giovanile”, universitaria e non, palesa, di conseguenza, una pericolosa mancanza di ideali, e di un futuro accettabile e perseguibile.
Forse è anche sconcertata dai cattivi esempi quotidiani: volgarità nel linguaggio e nelle promesse fasulle da parte di coloro che dovrebbero rappresentarli.
La filosofia esistenziale, la democrazia, la libertà degli universitari gelesi (ma anche di tutti gli altri cittadini) non possono e non devono essere messi in predicato a causa del sottile e machiavellico gioco di una nutrita schiera di .. .
Parafrasando Aristofane, il poeta e comico ateniese, nel 360 a. C. sosteneva che la poesia rende migliore la gente nelle città e nelle campagne; così si può auspicare anche per la politica e per i politicanti nostrani: operino come si deve, per una Università che renda migliore e fiduciosi gli universitari di questa comunità siculo-ellenica e, domani, sempre più europea.
Autore : Federico Hoefer
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